Morto Giorgio Napolitano: da Monte di Dio al San Carlo, la Napoli di “Re Giorgio”

Il sodalizio dei ragazzi di Chiaia e le colazioni al Circolo Savoia: all'hotel Vesuvio la suite del “cuore”

Giorgio Napolitano con la t-shirt stampata in suo onore dopo l'elezione al Quirinale
Giorgio Napolitano con la t-shirt stampata in suo onore dopo l'elezione al Quirinale
di Paola Perez
Venerdì 22 Settembre 2023, 20:06 - Ultimo agg. 23:00
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Giorgio Napolitano e la sua Napoli, quella che amava ritrovare almeno due volte al mese, finché le condizioni di salute glielo hanno permesso, quella che amava vivere seguendo la traccia dei luoghi-simbolo. Un percorso che comincia in via Monte di Dio: qui il Presidente era nato e ha vissuto nello stabile numero 49. Qui il ricordo di Renato Caccioppoli, il “matematico napoletano” raccontato da Martone in uno dei film preferiti dal capo dello Stato. Qui la sede dell'Istituto studi filosofici, a Palazzo Serra di Cassano, un pilastro della cultura. Tra il '46 e il '53 Napolitano condivise esperienze importanti con il presidente Gerardo Marotta: il circolo del cinema, l'associazione Cultura Nuova, il gruppo di studio Antonio Gramsci. 

La scuola, il liceo Umberto di largo Ferrandina, e il cinema Corona di via dei Mille furono i punti di riferimento per i "ragazzi di Chiaia", un sodalizio formato negli anni '30 nel segno della militanza antifascista e dell'amore per l'arte: nel "supergruppo" c'erano anche Raffaele La Capria, Francesco Rosi, Antonio Ghirelli., Giuseppe Patroni Griffi, Francesco Compagna, Maurizio Barendson, Achille Millo. 

 

E ancora l'Università. La Federico II, dove si era laureato, o la Parthenope, dove teneva spesso conferenze, l'occasione era sempre buona per raccontare qualcosa ai giovani. Insegnare, per esempio, che sapersi esprimere in modo semplice e breve non è indizio di superficialità; e che bisogna ragionare in termini sovranazionali, senza però strappare radici o cancellare tradizioni. Se c'era tempo per una visita al museo, Napolitano sceglieva Capodimonte. Arte classica o contemporanea? Tutt'e due insieme, magari: nell'aprile 2006, poco prima dell'elezione al Quirinale, apprezzò molto il coraggioso abbinamento tra i ritratti di corte di Tiziano e le fotografie di David La Chapelle.

Colazione d'obbligo al circolo Savoia, come si conviene a chi portava i soprannomi di "Re Giorgio" e "Principe Rosso": «Un comunista nato signore e che viveva da signore», dicevano i soci del club. E proseguivano: «Essere signori, a Napoli, non è cosa semplice né comune». Lo shopping? Rigorosamente in libreria. Il capo dello Stato amava curiosare tra gli scaffali in cerca di un volume sul dialetto napoletano, di un classico della letteratura, di un saggio politico. Tappe d'obbligo la storica Treves in via Toledo ma anche Feltrinelli in via Ponte di Tappia. 

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Per il look era impossibile non fermarsi nel tempio della cravatta, da Marinella in piazza Vittoria. Sempre indeciso tra due colori - meglio il blu scuro o il bordeaux? - il Presidente vestiva spesso in grigio con camicia azzurra, perciò gli veniva consigliato un accessorio in tinta unita, al massimo con qualche piccola fantasia. A San Gregorio Armeno - la via dei presepi - non mancava mai di fare una sosta nella bottega Ferrigno, dove ha lasciato una foto con dedica "a Marco e Giuseppe, grandi artigiani della lavorazione della terracotta".

Il pastore a sua immagine e somiglianza venne spedito direttamente al Quirinale dopo l'elezione, in un pacco regalo.

Cena da Ciro a Santa Brigida, dove il menu era quasi sempre lo stesso: “Re Giorgio” gradiva pizza con mozzarella, pomodoro e basilico, spinaci e carciofi cucinati in modo leggero, acqua naturale. E ogni volta che gli era possibile, al San Carlo per la “prima”. Profondo conoscitore della lirica, il presidente seguiva l'opera battuta per battuta mentre gli altri spettatori invidiano l'eleganza del suo smoking. Prima di diventare inquilino a villa Rosebery, Napolitano era cliente fisso dell'hotel Vesuvio. Prenotava sempre la Suite Corona, ma se la stanza non era disponibile accettava senza problemi qualsiasi altra sistemazione. E non aveva pretese: un piatto di frutta fresca, tanta tranquillità, uno scrittoio per riordinare su carta le sue idee. 

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