Al Colle torna il sereno: in salvo le prerogative del Capo dello Stato

Al Colle torna il sereno: in salvo le prerogative del Capo dello Stato
Venerdì 1 Giugno 2018, 07:00
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Sul Quirinale il sospiro di sollievo non è scattato alle sette di sera, all'annuncio dell'intesa tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Prima di mostrarsi «complessivamente soddisfatto» e apparire sorridente nella sala della Vetrata, Sergio Mattarella ha atteso di leggere la lista dei ministri presentata due ore dopo da Giuseppe Conte. Troppo fresca e dolorosa era infatti la ferita di domenica scorsa, quando il capo dello Stato si ritrovò all'Economia il nome di Paolo Savona e tutto saltò tra strepiti, insulti e minacce dei leader di 5Stelle e Lega.
 
Una volta avuta la certezza che finalmente la sua moral suasion aveva avuto successo, che l'economista no-euro era stato spostato agli Affari europei e «il lungo e complesso itinerario» era terminato, con i suoi collaboratori il Presidente ha tracciato il bilancio della crisi più pazza e lunga della storia repubblicana. Un bilancio a chiaro scuri, ma sostanzialmente positivo. Perché il compito del presidente della Repubblica è, dopo le elezioni, garantire un governo al Paese. E ciò, a 88 giorni dal voto, è finalmente accaduto. E perché è riuscito, Mattarella, a ribadire e a conservare anche per il futuro le prerogative del capo dello Stato. In primis quella che la Costituzione, all'articolo 92, gli assegna e che era stata contestata da Lega e 5Stelle: «Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri». Una vittoria ai punti, insomma. Adesso però comincia un'altra fase, altrettanto difficile. Mattarella vigilerà, sempre in base alla Carta, sugli atti e i provvedimenti del governo 5Stelle e Lega le cui asperità anti-europee sembrano limate. Controllerà che i trattati internazionali, compresi i vincoli di bilancio e l'adesione alla moneta unica, vengano onorati. E che ogni provvedimento di spesa abbia le necessarie coperture, in modo da non pompare pericolosamente deficit e debito. Anche per questo, superata la lunga fase di incertezza, Mattarella spera che il giudizio dei mercati possa essere indulgente e il nuovo esecutivo (forte di una maggioranza parlamentare) sappia far fronte a eventuali nuove crisi finanziarie. Nel suo ruolo di arbitro e di garante della Costituzione, il capo dello Stato non dà valutazioni di merito sul governo giallo-verde. Però la nascita di un esecutivo politico, che rispettasse il voto degli elettori, è sempre stata la sua prima scelta. Tant'è che per ben due volte ha bloccato sul nascere l'ipotesi di un «governo neutrale e di servizio». La prima senza neppure dare l'incarico, visto che Di Maio e Salvini avevano annunciato di voler tentare l'intesa sull'esecutivo giallo-verde. La seconda, successiva al naufragio sul nome di Savona all'Economia, congelando in corsa l'incarico a Carlo Cottarelli. «Ringrazio Cottarelli per il senso delle istituzioni, la serietà e la costante attenzione all'interesse nazionale», ha dichiarato il Presidente per bocca del portavoce Giovanni Grasso.

A tranquillizzare Mattarella ci sono poi altre due considerazioni. La prima è legata allo scontro senza precedenti, con tanto di richiesta di impeachment da parte dei 5Stelle: fatto il governo, il Paese potrà rasserenarsi. Le celebrazioni domani del 2 giugno non saranno più terreno di un lacerante scontro istituzionale. La seconda ha una maggiore proiezione estera: l'esecutivo di Conte, a giudizio del Colle, ha un giusto equilibrio al suo interno e anche nella sua proiezione esterna tra la necessità di rappresentare con la giusta determinazione gli interessi dell'Italia in Europa e il rispetto (appunto) dei vincoli europei. La prova: nessuno parla più di uscire dall'euro. Ed è un bene, secondo l'entourage del Presidente, che questa minaccia sia diventata un tema di dibattito pubblico.
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