Nasce il governo Conte: così Di Maio ha convinto Salvini frenando la fronda M5S

Nasce il governo Conte: così Di Maio ha convinto Salvini frenando la fronda M5S
di Marco Conti
Venerdì 1 Giugno 2018, 07:00
3 Minuti di Lettura
Dalla felpa all'abito ministeriale. Tutto in un giornata lunga e decifrabile sin dalle prime ore del mattino quando Matteo Salvini - dopo una notte di riflessioni - decide di cambiare il «ci penserò» della sera prima, in un «ci provo». Decisiva e non più sopportabile la pressione di quello che una volta Umberto Bossi chiamava il «popolo delle partite Iva». Militanti, imprenditori, operai, semplici iscritti ma anche tutto il sistema Milano che conta e ancora, gli imprenditori veneti stanchi per «il troppo tempo che è stato perso». Tra loro, probabilmente, anche coloro che sostengono la Lega 2.0 dopo le note vicende sui fondi che hanno coinvolto il vecchio stato maggiore del Carroccio e che sono molto allarmati dal rischio liquidità che poteva abbattersi sul sistema bancario italiano.
 
Salvini nel giro di una notte comprende che le percentuali stratosferiche che gli danno in questo momento i sondaggisti e i titoloni inneggianti alla sua capacità politica, rischiano di rimanere virtuali se il Paese dovesse finire sotto le maglie della speculazione finanziaria internazionale.

Quando Salvini arriva a Roma, trova sul terrazzino dello studio dell'ex presidente della Camera, un Luigi Di Maio con la faccia pallida e provata. Il leader del M5S non se la passa meglio. L'insolito processo subito la sera prima nella riunione dei gruppo parlamentari, ha lasciato il segno. Il terrore di portare alle urne a breve una pattuglia enorme di deputati e senatori, dopo avergli promesso il governo, segna il volto del giovane leader che voleva fare il premier, poi il ministro e che rischia ora di dover cedere la leadership ad un Di Battista che sino all'ultimo ha rinviato il viaggio in Usa.

Dopo aver opposto fortissime resistenze su Paolo Savona, Salvini arriva all'incontro avendo preparato prima il professore al cambio di casella ministeriale e chiesto a lui suggerimenti su un nome alternativo. Niente ministero dell'Economia per Savona, ma un ruolo come ministro delle Politiche Comunitarie, e la proposta di vari nomi tra cui quello del professor Tria. Di fatto passa la proposta avanzata il giorno prima da Giulia Grillo. La risposta alla domanda, «chi ci mettiamo al Mef?» dura qualche ora e a gestire la selezione - controllando i curriculum - è Giancarlo Giorgetti. Il numero due della Lega, prossimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mette insieme un elenco di alternative. Alla fine si opta per un professore non in odore di sinistra, moderatamente critico nei confronti della Ue e che per un paio di anni è stato consulente dell'ultimo governo Berlusconi. Il nome professor Tria per Di Maio è in quota-Lega e Salvini considera una vittoria «perchè così abbiamo due Savona», ma cerca di allargare il peso dell'area di centrodestra portando al tavolo FdI. Giorgia Meloni incontra i due nel palazzo dei gruppi di Montecitorio mentre da Firenze arriva il professore Giuseppe Conte, prossimo presidente del Consiglio. L'ingresso di FdI - e ancor più l'eventuale presenza della Meloni al governo - provoca però la reazione dell'ala sinistra del M5S che tempesta di telefonate e messaggini Di Maio. Qualche dubbio anche da parte di Salvini che alla fine ringrazia la Meloni infliggendo al centrodestra l'ennesimo colpo. Malgrado i parlamentari di FdI avrebbero fatto comodo al nascente governo, alla fine non se ne fa nulla anche se Guido Crosetto va in tv a dire che comunque, «per senso di responsabilità», FdI si asterrà sul voto di fiducia.

L'ultima curva del nascente governo giallo-verde nel tardo pomeriggio sulla delega ai servizi che balla sino all'ultimo tra Vito Crimi e l'assorbimento nelle responsabilità del presidente del Consiglio. Alle sette di sera il Quirinale annuncia l'apertura della sala stampa e la chiamata di Carlo Cottarelli. Chiude la serata al Quirinale l'arrivo di Conte, la lettura della lista dei ministri e un presidente della Repubblica che si presenta davanti alle telecamere con un sorriso a trentadue denti. Soddisfatto per essere riuscito a far nascere un governo che rispetta il voto degli elettori, rasserena il Paese - che da domani avrà un esecutivo in grado di affrontare eventuali crisi finanziarie - e che resta fedele all'Europa e all'Alleanza Atlantica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA