Migliore: il segretario Renzi ha la maggioranza
l'assise può servire soltanto a legittimarlo

Migliore: il segretario Renzi ha la maggioranza l'assise può servire soltanto a legittimarlo
di Gigi Di Fiore
Lunedì 13 Febbraio 2017, 15:04 - Ultimo agg. 15:05
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Sottosegretario prima nel governo Renzi poi confermato nel governo Gentiloni, il napoletano Gennaro Migliore è, sin dal suo passaggio nel Pd dal giugno del 2014, convinto esponente della maggioranza.
Onorevole Migliore, pensa che Renzi si debba presentare dimissionario alla riunione della direzione nazionale che si terrà tra qualche ora?
«Sarà Renzi a deciderlo in piena autonomia, come ha sempre fatto. Io credo che, prima di ogni altra cosa, sia prioritario tenere un congresso che faccia chiarezza su come ci si debba presentare agli elettori».
Dal voto sul referendum sembra che il Pd sia in eterna fibrillazione con continue prese di posizione. Pensa sia possibile trovare una sintesi in questo continuo rimescolamento di idee?
«Il 4 dicembre ha decretato la fine dell'azione riformatrice di questa legislatura. Ora credo sia necessario ritrovare una legittimazione al percorso politico del Pd e penso che sia indispensabile ancora la guida di Matteo Renzi nel partito».
Nonostante le critiche interne e le spinte alle secessioni?
«Bisogna andare ad un congresso di ampio respiro. Il voto del 4 dicembre ha ridato fiato ai demoni del proporzionale, che spingono verso la frammentazione del sistema politico. In questo scenario, rientrano anche i pericoli di una scissione nel Pd che ritengo improduttiva».
Improduttiva per il Pd?
«Per l'intero Paese. Il Pd oggi è l'unica forza politica strutturata e organizzata in grado di fare argine al populismo dilagante. Sono convinto che nel nostro partito sia necessaria una classe politica che, anche discutendo e dividendosi, ritrovi alla fine una sintesi in grado di ritrovare un'unità intorno ad un progetto di azioni e programmi».
Lo crede possibile, nello scenario di divisione attuale?
«Temo che nel nostro partito qualcuno faccia calcoli di piccolo cabotaggio, schiacciandosi sui ragionamenti legati ai nomi del possibile gruppo dirigente, senza occuparsi prima del progetto. Una contraddizione, in alcuni casi».
In che senso?
«C'è chi, nella minoranza, continua a fare richiami sull'identità del partito e poi si perde dietro sterili evocazioni del passato, in chiave ideologica. L'identità significa anche trovare le ragioni di un'idea politica in grado di sostenere un ampio schieramento a sinistra».
Negli ultimi giorni, sembra che anche nella maggioranza del Pd si allarghi il fronte critico nei confronti di Renzi. Che ne pensa?
«Che ci siano confronti di merito è positivo, in politica è fisiologico. Significa voler dare un contributo concreto e reale ad un progetto condiviso. Diverso è chi sbandiera di continuo lo spettro della secessione, che non rispetta quel nostro elettorato che vorrebbe un partito forte in grado di ricomporre le divergenze e, al termine di una discussione, ne trovi la sintesi».
Tra i più critici, negli ultimi giorni, c'è stato Michele Emiliano che si è anche candidato come alternativa a Renzi. Che idea ne ha?
«È un caso particolare, la sua auto candidatura è stata posta con aggressività. Sembra strano che, nel candidarsi, non rivendichi mai dei risultati positivi nella sua gestione della Regione Puglia. Per questo, mi sembra sia solo una candidatura tattica».
Una situazione delicata è quella del Pd napoletano, investito dallo scandalo delle liste alle ultime elezioni comunali. Pensa che a Napoli, come sostiene Mario Casillo capogruppo alla Regione, tutto il gruppo dirigente debba dimettersi?
«Condivido in pieno tutto quello che sostiene Casillo. Il Pd napoletano, che viene da anni di stagioni difficili che lo hanno portato a raccogliere solo l'11 per cento alle ultime elezioni, deve assumersi le sue responsabilità. Sarebbe un segnale importante, per potersi ripresentare agli elettori in maniera credibile».
Il Pd a Napoli ha perso il contatto con la gente e con la realtà cittadina?
«Tanta gente si sente vicina al Pd, ma non si riconosce nel partito attuale. Vengono chieste azioni concrete ed è risultato più credibile De Magistris, nonostante la sua demagogia. È necessario un deciso cambio di rotta, per riprendere la sfida elettorale a Napoli».
Restando in Campania, dopo il risultato del referendum, anche il governatore Vincenzo De Luca è apparso più freddo nei confronti di Renzi. Cosa è successo?
«Dopo il 4 dicembre è indubbio che ci sia stata qualche scintilla. Credo che però la situazione si possa rimettere sui binari giusti. Il Pd ha bisogno del contributo e del lavoro di De Luca. Credo che non ci si debba far prendere dall'emotività. Esistono già delle implicite difficoltà interne al Pd, per lasciarsi prendere dalla voglia di crearne altre».
Cosa si aspetta, quindi, da Renzi alla direzione nazionale di questo pomeriggio?
«Che esca di nuovo il Renzi che ho conosciuto, perché il Pd ha bisogno di lui che è uno dei principali politici italiani ed europei di questo momento. Mi aspetto da lui un progetto chiaro, che diventi proposta politica del partito per i prossimi anni».
Con l'appoggio al governo Gentiloni fino al termine della legislatura?
«Fino a quando ce ne saranno le condizioni e lo ritenga possibile il presidente Mattarella, il Pd appoggerà il governo. Personalmente, credo che sarebbe auspicabile andare al voto prima della fine della legislatura».
Pensa che la maggioranza di Renzi all'interno del Pd si sia sfaldata?
«Sono convinto che Renzi abbia ancora la maggioranza nel partito. Diceva un mio maestro nella politica che bisognerà fare la prova del budino, che significa il confronto congressuale. Ma, in questo confronto, la forza delle idee renziane credo resti prevalente».