«Paladini di verità e diritti», l'Ue celebra Siani e Caruana

«Paladini di verità e diritti», l'Ue celebra Siani e Caruana
di Marilicia Salvia
Giovedì 20 Ottobre 2022, 09:51 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 14:31
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Inviata a Strasburgo

Dalla corruzione transfrontaliera di Malta ai traffici dell'Africa centrale, passando per la guerra tra Russia e Ucraina combattuta anche a colpi di propaganda; ma senza poter mai dimenticare l'Italia, la Campania, quel grumo indigesto di interessi della criminalità organizzata che nel 1985 condannò a morte un ragazzo che attraverso la memoria di chi ha raccolto il suo esempio vivrà per sempre. Il nome di Giancarlo Siani è risuonato con forza, pronunciato dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, nell'aula del palazzo di Strasburgo in cui ieri si è svolto un seminario dedicato al ruolo dell'Unione Europea nella tutela della libertà di stampa. Tema che attiene alle libertà e ai diritti individuali, perciò alla tenuta stessa della democrazia, ha sottolineato l'eurodeputata campana che ha fortemente voluto questa giornata culminata nell'assegnazione del Premio di giornalismo intitolato a Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese assassinata il 16 ottobre di cinque anni fa con una bomba fatta esplodere nella sua auto. Così a Daphne, che era stata bersagliata da offese e minacciata in ogni modo senza che questo l'avesse fatta recedere di un millimetro, è stata chiusa per sempre la bocca, mentre pezzo dopo pezzo stava ricostruendo i rapporti tra la criminalità e blocchi della politica maltese.

Dopo cinque anni, ha ricordato Picierno e ha ribadito il figlio di Daphne, Matthew Caruana Galizia, un processo a carico dei presunti esecutori materiali è stato avviato, ma il secondo livello, quello dei mandanti, dei registi di un delitto dalla matrice evidentemente politica, non è stato neanche sfiorato. Un corto circuito in questo caso della giustizia che non può non risuonare a Strasburgo come un monito: perché «i rapporti tra gli investigatori dei singoli Stati vanno rafforzati», e in definitiva «occorre finalmente costruire anche un'Europa politica», conclude la vicepresidente dell'Europarlamento che proprio agli egoismi degli Stati nazionali attribuisce le misure «poco coraggiose» adottate dalla Ue in materia di energia.

Si parla di giornalisti torturati e uccisi, a Malta come in Colombia, dove appena due giorni fa è stato massacrato il vincitore del Daphne Caruana Galizia Prize dello scorso anno, e si riflette sui bavagli messi all'informazione libera da autocrati come Orban: Szabolcs Dull, giornalista ungherese licenziato dal suo giornale per non essersi adattato alla nuova linea editoriale, ha raccontato come l'intera redazione si sia dimessa per seguirlo nella creazione di un nuovo sito online, ora tra i più letti nel Paese, per cui «è difficile rispondere alla domanda se in Ungheria vi sia o no libertà di stampa»; infine si applaude ai vincitori della edizione 2022 del Prize, i giornalisti francesi Clément Di Roma e Carol Valade, che con il loro documentario sull'influenza russa in Africa centrale hanno testimoniato il valore del giornalismo d'inchiesta come strumento di controllo delle dinamiche di potere e di denuncia dello sfruttamento dei più deboli. È anche, questa giornata, l'occasione per annunciare i passi in avanti della legge che il Parlamento Europeo si appresta a varare sul sostegno alla stampa libera: conterrà prescrizioni per spuntare l'arma delle querele temerarie e indicazioni su coperture assicurative, ma non (ancora) un fondo a favore dei giornalisti perseguitati, misura sollecitata dalla platea presente al seminario e su cui la vicepresidente Picierno ha assicurato approfondimenti.

Collegato da Roma, il direttore de La Repubblica Maurizio Molinari ha illustrato la sua idea di piattaforme telematiche sicure su cui giornalisti in clandestinità o pezzi di società civile cui siano negati diritti umani, come le giovani donne iraniane o gli studenti di Hong Kong, possano far circolare parole e soprattutto immagini della loro sofferenza e della lotta contro regimi che vogliono costringerli al silenzio. Ma è un altro collegamento in remoto, quello con Angelina Kariakina, responsabile delle news della tv pubblica ucraina, a portare nell'aula di Stasburgo il dramma e allo stesso tempo la grandezza di professionisti che ogni giorno sfidano la morte per documentare gli orrori di una guerra che è e resta tale, a dispetto della propaganda che, attraverso media governativi, Mosca continua a definire in altro modo.

Di fake news, di bugie volte a disinformare l'opinione pubblica, e anche della difficoltà a rispettare le regole irrinunciabili della deontologia si è a lungo discusso, anche con il contributo del russo Kirill Martynov, fondatore della Novaya Gazeta Europe, cui lavorano giornalisti costretti a lasciare il Paese dopo che la loro Novaya Gazeta (cofondata, ha ricordato Martynov, da Michail Gorbaciov) in patria è stata ridotta al silenzio.

Dove sta l'Europa in questo dramma è chiarissimo, lo ha ribadito sempre ieri, davanti all'Europarlamento riunito in sessione plenaria, la presidente della Commissione europea Ursula von der Lyen, e lo ha confermato la presidente dell'aula Roberta Metsola, quando ha annunciato che va «al popolo ucraino, rappresentato dal suo presidente, dai leader eletti e dalla sua società civile» il Premio Sacharov 2022, il massimo riconoscimento assegnato dall'Eurocamera per la libertà di pensiero. Di fronte all'«altra guerra che Putin sta conducendo, quella contro la nostra energia», von der Lyen ha messo in guardia i Paesi membri: «Invece di fare offerte al rialzo, gli europei dovrebbero comprare il gas insieme», ha detto, ricordando che in agosto, all'apice della stagione di rifornimento per riempire gli stoccaggi, si stavano facendo concorrenza a vicenda e i prezzi erano alle stelle. «La migliore risposta a Putin - ha concluso - è l'unità e la solidarietà europea».
 

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