Severino: «Spazio ai nuovi dirigenti per vincere la sfida Pnrr»

Severino: «Spazio ai nuovi dirigenti per vincere la sfida Pnrr»
di Nando Santonastaso
Martedì 7 Febbraio 2023, 10:17
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Professoressa Severino, fa tappa stamane alla Reggia di Caserta la sfida di formare lalta dirigenza della Pubblica amministrazione in funzione del Pnrr lanciata dalla Scuola nazionale dell'Amministrazione: perché è così importante?
«Intanto mi lasci ricordare che la Sna ha due sedi ufficiali, quelle di Roma e di Caserta, e che quest'ultima ha un valore storico non solo perché è ospitata in una location così prestigiosa sul piano culturale ma anche perché qui fu istituita l'allora Scuola superiore della P.A., poi diventata Sna risponde Paola Severino, giurista insigne, già ministro della Giustizia e Presidente della Scuola nazionale dell'amministrazione -. Non a caso, a ispirare la scelta di questa sede per l'incontro di oggi è anche l'esigenza di rafforzare la nostra identità, puntando ad un brand che sia riconoscibile a quanti ignorano ancora l'esistenza e i compiti della Scuola».

Con i ministri della Cultura e della Pubblica amministrazione ci saranno le istituzioni, dal presidente della Regione ai sindaci di Napoli e Caserta, dal Rettore della Federico II alle imprese di eccellenza con il presidente della Seda Antonio DAmato. Perché questo parterre?
«Perché pensiamo che la sede di Caserta, che è già sede dei nostri incontri internazionali, potrebbe ospitare anche il polo di formazione territoriale della Scuola in Campania.

Stiamo cercando di istituirne uno in ogni regione nella convinzione che siano fondamentali, al pari delle sedi nazionali, per sostenere l'attuazione del Pnrr. Saranno infatti i dirigenti di Regioni, Province, Comuni e Città metropolitane a dover mettere a terra i progetti del Piano e dunque, come a Caserta, era giusto e necessario ragionare di questo sforzo comune con i protagonisti delle istituzioni del territorio e con il sistema delle università, punti di riferimento obbligati per ogni percorso formativo».

A Caserta ci saranno soprattutto i vincitori dell'ottavo Corso-concorso per dirigenti della PA che è appena partito ed è stato inaugurato dal Presidente della Repubblica Mattarella a gennaio: la svolta formativa è già iniziata?
«Dopo l'inaugurazione con le più alte cariche dello Stato, il programma di formazione si è sviluppato con una serie di tavole rotonde con ospiti di altissimo profilo, dal Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, alla Direttrice del DIS, Elisabetta Belloni, dall'amministratore delegato di Enel Francesco Starace alla scienziata Fabiola Gianotti e all'ex ministra della Giustizia Marta Cartabia. Ma anche i consiglieri della Presidenza del Consiglio i capi di gabinetto dei ministeri di riferimento hanno incontrato gli allievi del Corso offrendo un'ampia e qualificata panoramica delle attività e delle responsabilità alle quali i futuri dirigenti della Pubblica amministrazione saranno poi chiamati».

La parola chiave rimane competenza, specie con il Pnrr?
«Assolutamente perché è la premessa necessaria per la realizzazione dei progetti, a partire dalla delicatissima fase in cui devono essere deliberati. E questo vale non solo al Sud perché anche dal Nord arrivano alla Scuola non poche richieste di corsi-concorsi locali per i quali siamo pronti ad impegnarci esattamente come accade per quelli nazionali. A Napoli, ad esempio, ne stiamo facendo uno per la selezione di un'ottantina di dirigenti del Comune a dimostrazione del fatto che a volte bisogna conoscere l'offerta formativa nel suo insieme per poterne usufruire in maniera concreta. Di sicuro, c'è spazio per una formazione alta e capace di tener conto della trasversalità dei temi del Pnrr: a Caserta avremo ad esempio una tavola rotonda sulla cyber security, mai attuale come in queste ore, con un esperto come il presidente dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza Roberto Baldoni».

I nuovi dirigenti della Pubblica amministrazione dovranno essere competenti a 360 gradi, è così?
«Dovranno avere competenze e capacità gestionali, certo. Ma è quello che richiede il Pnrr per tutta l'Italia perché possa davvero funzionare. È poi necessario assicurare che chi entra nella Pubblica amministrazione creda fino in fondo in questo impegno. È un punto fondamentale e per fortuna devo dire che le prime impressioni sul Corso appena iniziato sono molto positive. Del resto, se la formazione è alta e il metodo di insegnamento particolarmente attrattivo è naturale che si crei quel mix di elementi virtuosi che porterà davvero aria nuova nella Pubblica amministrazione. E mi riferisco non solo a chi entrerà nell'alta dirigenza della PA ma anche a quanti ci avranno a che fare da utenti, dovendo dunque valutarne la competenza ma anche la capacità di relazionarsi con il pubblico. Voglio dire che non servirà solo un'ottima conoscenza, ad esempio, del Codice degli appalti ai nuovi dirigenti ma anche la capacità di interagire con il sistema dell'economia privata oltre che di quella pubblica, nell'ottica di affrontare i problemi per risolverli e non per lasciarli ad accumularsi sulla scrivania».

È l'identikit del moderno dirigente della Pubblica amministrazione?
«Noi li chiamiamo New generation PA. E ci conforta il fatto che l'ottima risposta ricevuta in occasione delle richieste di partecipazione all'ottavo Corso-concorso, ben 7mila, possa con il tempo stabilizzarsi soprattutto se riusciremo ad avere un concorso ogni anno, che è un po' il mio obiettivo. Per il 2023 ci siamo riusciti, con un concorso molto innovativo nelle modalità con cui cercheremo di selezionare i circa 290 vincitori previsti: ma il numero delle domande corrisponde anche all'idea, da me fortemente sollecitata, che chi entra nella Pubblica amministrazione ne senta in pieno l'attrattività. E penso non solo ai dirigenti che partecipano al Corso-concorso avendo già 5 anni di anzianità ma anche ai giovani che vogliono scegliere questa carriera. Mi piacerebbe che si tornasse all'epoca in cui accedere alla PA era un obiettivo che inorgogliva, e parlo per esperienza diretta: spero di ricreare i sentimenti che ho provato da giovane vivendo in una famiglia nella quale entrare nella Pubblica amministrazione era considerato un onore».

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