Cantone: «Caos corruzione,
la politica anticipi la magistratura»

Cantone: «Caos corruzione, la politica anticipi la magistratura»
di Gerardo Ausiello
Sabato 17 Dicembre 2016, 08:30 - Ultimo agg. 10:38
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«Non esiste un superman in grado, da solo, di fermare la corruzione. Occorre piuttosto creare, giorno dopo giorno, le condizioni per mettere in campo un circolo virtuoso». Ne è convinto il presidente dell'Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone che commenta così, a caldo, gli ultimi inquietanti episodi avvenuti a Roma e a Milano.

Neppure l'Anac riesce a evitare che si verifichino fenomeni corruttivi così gravi? Perché?
«Non è compito dell'Anac e comunque non si può pensare che riesca in un'impresa del genere. Noi lavoriamo su un insieme di regole di carattere generale, che rendano più difficili i fenomeni corruttivi, e su alcuni casi particolari. Quando interveniamo, di solito i risultati sono positivi e incoraggianti».

E nel caso di Expo?
«I nostri controlli sono stati avviati nel giugno del 2014, l'appalto oggetto dell'indagine è del 2012, quindi risale ad un periodo temporale molto precedente. Sono atti che non abbiamo verificato. Dal momento in cui siamo intervenuti ci siamo impegnati per garantire il rispetto delle regole. Durante la nostra attività i rapporti con l'allora commissario straordinario Sala sono stati sempre improntati alla massima correttezza e lealtà».

Parliamo di Roma. L'Autorità da lei presieduta fornisce indicazioni che possono non essere rispettate. C'è dunque sempre un'incertezza che accompagna questi processi e che presta il fianco inevitabilmente anche a possibili episodi di corruzione.
«Nel caso di Roma abbiamo fornito pareri che in gran parte il sindaco ha seguito. Ci eravamo occupati del caso Marra e ci stavamo occupando di un altro esposto relativo alla nomina di un dirigente. Si tratta di vicende preoccupanti, anche perché riguardano la Capitale. Ma siamo in una fase iniziale e dunque occorre prudenza».

Una parte dell'opinione pubblica ritiene che l'Anac possa essere una sorta di panacea dei mali italiani. È così? Ed eventualmente a quali condizioni? Rafforzando magari i poteri dell'Autorità da lei presieduta? «Non è un problema di poteri né di norme. Certo, si può sempre intervenire per migliorare il sistema delle regole ma ribadisco che questioni così difficili non possono essere risolte dall'alto. A mio avviso l'unica strada percorribile è quella dell'impegno collettivo».

Ma c'è un pericolo, più volte segnalato anche dal governatore campano De Luca: cioè che, nel tentativo di prevenire o arginare fenomeni corruttivi, si fissino regole che poi bloccano lo sviluppo.
«La funzione della politica è quella di stabilire criteri e regole che prescindano dall'attività penale. Spetta cioè alla politica decidere ad esempio in presenza di quali presupposti un determinato soggetto debba essere sospeso o si debba dimettere. E questo purtroppo non avviene».

Quindi l'Italia oggi ha un deficit di classi dirigenti?
«La politica deve intervenire prima della magistratura, la coincidenza tra le due attività è il risultato dell'assenza di scelte da parte della politica. Si critica l'intervento della magistratura ma in fondo ciò fa comodo perché consente di non decidere. E non accetto che si dica: non decido perché ho paura. Amministratore pubblico, infatti, si diventa volontariamente, non si è obbligati a farlo».

D'accordo, però non ritiene che l'eccesso di vincoli finisca di fatto per danneggiare la vita e l'attività del Paese? In questo senso lo stesso De Luca ha più volte contestato il nuovo codice degli appalti.
«Il problema non è chi fa i controlli, ma chi delinque. Altrimenti l'affermazione di De Luca, portata alle estreme conseguenze, produrrebbe una sorta di deregulation. Siamo convinti che in un sistema senza regole le cose funzionerebbero meglio di oggi? È questa l'alternativa all'attuale modello?».

In Campania il presidente della Regione è finito nel mirino della magistratura per il famigerato discorso delle fritture di pesce. Che idea si è fatto sulle parole utilizzate da De Luca? «Censurare il linguaggio delle persone è sempre molto difficile. Credo moltissimo nella libertà del pensiero ed anche del linguaggio ma penso sia opportuno talvolta utilizzare un linguaggio diverso. Le valutazioni di opportunità però attengono ad una sfera individuale. In generale, comunque, ritengo esista un galateo istituzionale che non dev'essere mai violato».

Commentando le vicende di Roma il sindaco de Magistris ha detto: «Napoli sul tema della questione morale è schierata in prima linea, non a parole ma con i fatti».
«Mi auguro che ciò che sostiene de Magistris sia la verità. Da cittadino napoletano non posso che esserne felice».

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