Zero tasse a chi fa figli, manovra per 13 milioni di famiglie. In Italia una su tre non ha bambini

Sono 8 milioni i nuclei ancora in età fertile con prole a carico oltre 5 milioni di coppie under 30 non hanno figli

«Tasse tagliate a chi fa figli». Manovra per 13 milioni di famiglie, in Italia una su tre non ha bambini
​«Tasse tagliate a chi fa figli». Manovra per 13 milioni di famiglie, in Italia una su tre non ha bambini
di Michele Di Branco
Mercoledì 19 Aprile 2023, 22:37 - Ultimo agg. 20 Aprile, 12:55
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Una manovra per circa 13 milioni di famiglie. Su questo ragiona il governo tenendo conto che nell’Italia che non fa più figli, c’è un elemento tanto intuitivo quanto inequivocabile: crescere un figlio costa e, spesso, solo le coppie con sufficienti risorse economiche decidono di diventare genitori. I dati Istat consentono di raccogliere alcune evidenze su questa relazione e mostrano come le famiglie con figli dispongano di un reddito medio più elevato rispetto alle famiglie senza. A partire dal 2016, infatti, le famiglie con figli hanno un reddito medio tra i 28 e i 34 mila euro, mentre, nello stesso periodo, il reddito medio non è mai superiore ai 27 mila euro per quelle senza figli. Sono 10,3 milioni, dunque, le famiglie con figli a carico (di cui 8 milioni formate da coppie in età ancora fertile) ed è a queste, evidentemente, che guarda il governo quando pensa a sgravi fiscali per favorire la natalità. Ma anche a quelle 5 milioni di coppie, per la maggior parte under 30, che non hanno figli. 

Natalità, la sfida

La sfida del ripopolamento è piuttosto complessa.

Negli ultimi 8 anni il Paese ha perso 1,5 milioni di abitanti e il tasso di presenza in famiglia è appena del 2,3%. Un vero crollo considerato che nel 1971 (quando i nuclei medi raggiungevano il 3,5%) le famiglie formate da cinque componenti o più erano 3,4 milioni e rappresentavano il 21,5% del totale delle famiglie, oggi se ne contano solo 1,3 milioni e costituiscono poco più del 5% delle famiglie censite. Nell’anno del primo censimento post bellico in Italia vivevano 47,5 milioni di individui; oggi i residenti sono 60,3 milioni: pur essendo cresciuti di quasi tredici milioni (+27,%), negli ultimi settanta anni abbiamo perso oltre cinque milioni di minori (-34,8%) e un milione e 800 mila giovani con meno di 34 anni (-14,4%). Parallelamente sono aumentati del 61,2% i 35-64enni, figli degli anni del boom economico, che sono oltre ventisei milioni (erano poco più di 16 milioni all’inizio degli anni ’50) e rappresentano il 43,3% della popolazione, e si sono quasi triplicati i longevi di età superiore ai 65 anni, che oggi sono 13 milioni e 783 mila, cresciuti del 253,9% negli ultimi settanta anni, quasi dieci milioni in valore assoluto. 

La platea

In altre parole oggi l’Italia si presenta come un paese che invecchia velocemente, e in cui gli under 34 rappresentano il 33,8% della popolazione (erano il 57,7% nel 1951), mentre gli over 35 sono il 66,2% (nel 1951 erano il 42,3%). Per dire, gli under 25 potenzialmente beneficiari di sgravi fiscali da indirizzare alle famiglie sono 15 milioni, quasi il doppio rispetto ai figli per i quali lo Stato eroga attualmente l’assegno unico universale. E in questo quadro crescono le famiglie unipersonali, pari a 9 milioni, il 35,1% del totale contro il 12,9% del 1971. In altri termini, vive da solo circa il 15% delle persone in Italia. Il maggiore incremento di famiglie unipersonali si registra nelle regioni del Centro (+21%), dove il peso relativo di queste famiglie è passato dal 10,9% del 1971 al 37,1%, mentre il Nord-ovest conferma il suo primato: le famiglie composte da una sola persona salgono al 37,7% dal 16,0% del 1971. E di fronte a questa situazione, appare una chimera sperare nel fattore immigrazione. «Considerando che ormai sembra essersi esaurito anche l’effetto positivo sulla neo natalità prodotto dagli arrivi dei cittadini stranieri – osserva l’Istat – più giovani e più propensi a fare figli di quelli italiani, sia perché i flussi migratori si stanno riducendo, sia perché gli stranieri tendono ad assumere gli stessi comportamenti demografici dei cittadini italiani, l’ipotesi più probabile è che negli anni futuri avremo un paese composto sempre di più di longevi e sempre di meno di minori e giovani».

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