Variante Delta, volano i nuovi contagi: «È già la quarta ondata del Covid»

Variante Delta, volano i nuovi contagi: «È già la quarta ondata del Covid»
di Ettore Mautone
Mercoledì 21 Luglio 2021, 23:44 - Ultimo agg. 24 Marzo, 12:35
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Prima l’irruzione sulla scena della variante Delta, poi il boom di casi - e anche di decessi - in Gran Bretagna. Quindi l’aumento progressivo dei contagi in mezza Europa. Infine una copertura vaccinale ancora insufficiente, soprattutto nei giovani ma anche in una fascia non irrilevante di ultra sessantenni a più alto rischio di esito critico dell’infezione: sono queste le premesse della quarta ondata epidemica causata dai ceppi mutati di Sars-Cov-2. Così il contagio corre seguendo la scia della straordinaria contagiosità del ceppo indiano che spaventa il mondo.

Cosa ci riserva questo nuovo profilo della pandemia? I numeri dicono che in Italia e nei principali paesi europei i casi si sono moltiplicati nell’arco dell’ultimo mese ma attutiti, nel riverbero su ricoveri e terapie intensive, dalla discreta quota di vaccinati nelle fasce di maggior rischio. Fatalmente però, al crescere delle infezioni i dati di esito della malattia cambieranno investendo le fasce di popolazione non vaccinate in una catena di trasmissione che va sempre da figli e nipoti a genitori e nonni colpendo in particolare i non vaccinati. 

«Finora, dall’avvio del piano vaccinale, siamo andati su e giù nella curva dei contagi – avverte Stefano Merler, epidemiologo e matematico della Fondazione Bruno Kessler che si occupa del monitoraggio del virus nelle regioni italiane – ma ora con la nuova variante il profilo sta diventando esponenziale.

C’è tantissima incertezza nell’analisi degli scenari. Il virus ha nuove caratteristiche non ancora del tutto chiare. Sicuramente è più trasmissibile con stime che oscillano dal 33 al 110 per cento in più rispetto alla varante inglese». 

Tanti i dubbi sulla gravità della malattia: «I tassi di ospedalizzazione sono influenzati dalle quote di vaccinati. Di certo in ospedale ci finisce di più chi ha un’età più avanzata e non è vaccinato ma non necessariamente gli anziani. I più giovani non sono del tutto esenti da rischi. Gli studi non sono sufficienti. La convinzione che i giovani non vanno in ospedale con la Delta perché sono asintomatici non mi convince del tutto. Anche l’idea degli inglesi di attendere e vedere cosa succede non sta andando benissimo. Nel Regno Unito le ospedalizzazioni in area critica sono passate da 100 casi a maggio a 570 oggi in terapia intensiva». 

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I vaccinati hanno un rischio complessivo enormemente inferiore soprattutto con la doppia dose ma quando questo virus circola massicciamente anche tra le popolazioni più giovani finisce per arrivare sempre ai più anziani. E In Italia? «Assistiamo a una crescita importante dei contagi – continua Merler - ma non della malattia. Non tutti i casi sono asintomatici, l’indice Rt è salito a 1,24 (calcolato sui sintomatici) e a 1 sulle ospedalizzazioni. 

L’epidemia ha smesso di decrescere. Cosa succederà? Molto complesso prevederlo ma il cambio di atteggiamento e di tensione verso la prevenzione non aiuta. Non ci sono tantissimi vaccinati tra i giovani che anche se fanno una malattia blanda e un Covid asintomatico possono contagiare genitori e nonni. Vorrà pur dire qualcosa il fatto che il board di scienziati che consiglia il premier britannico Johnson spinge per una revisione della politica del “liberi tutti”». 

In Italia l’epidemia intanto continua a un ritmo di diffusione molto alto con una percentuale di positivi diventata la più alta dalla fine di maggio: ieri 4.259 nuovi casi e 21 decessi a fronte di 782 casi e 14 decessi un mese fa mentre torna a riempirsi il serbatoio degli attualmente positivi mai così tanti dal 4 aprile scorso. Così anche l’Rt “secco”, ossia calcolato solo sui contagi che ha raggiunto il valore di 1,96, mai così alto dal 19 marzo dello scorso anno. A confortare c’è il 60 per cento della popolazione che oggi ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 45,5% completamente vaccinata. «Nell’ultima settimana sono più che raddoppiati i casi con un ritmo di crescita che avevamo visto solo a marzo del 2020 – avverte Nino Cartabellotta presidente della Fondazione Gimbe - le terapie intensive e i ricoveri cominciano a mostrare qualche segno di crescita ma solo tra due o tre settimane potremo verificare l’influenza sulle ospedalizzazioni. La quarta ondata c’è: nell’ultima settimana sono cresciuti del 115 per cento i nuovi casi settimanali. Ora avremo una fase esponenziale. L’impatto sugli esiti sarà molto più limitato rispetto alle altre perché anziani e fragili sono vaccinati. Ma la copertura non è totale, 2,5 milioni di ultra 60enni non hanno fatto nemmeno una dose e 1,8 milioni devono completare il ciclo con i richiami».

Eccolo il tallone d’Achille della attuale fase. «La vaccinazione è una cintura di sicurezza importante – aggiunge Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli di Napoli componente dell’unità di crisi regionale - ma non significa che possiamo far crescere i casi a dismisura. La percentuale di contagiati che finiscono in ospedale è bassa, l’onda d’urto è attutita ma non assente e più i contagi aumentano più le persone andranno in ospedale anche se in misura proporzionalmente inferiore rispetto al passato». Il rischio maggiore è che la grande circolazione virale possa determinare ulteriori mutazioni che ne accrescano le performance fino a bucare lo scudo dei vaccino. A quel punto sarebbero dolori. 

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