La “nonna” della maturità che sogna anche la laurea . A novanta anni compiuti Imelda Starnini, ha deciso di rimettersi a studiare giorno e notte per conseguire il diploma e coronare il sogno di una vita, quello di diventare una maestra, almeno sulla “carta”. Questa mattina si è seduta sul banco che gli è stato assegnato all’Istituto San Francesco di Sales accanto ad altri maturandi che potrebbero essere tutti suoi nipoti. Imelda racconta«: lo studio, il sapere e il desiderio di conoscere non hanno età ed io ne sono la dimostrazione. Avanti ragazzi ora non si scherza più. Dopo il diploma anche la laurea? “Chissà perché no?”».
E’ senza dubbio straordinaria, vera, ricca di significati e valori da trasmettere alle giovani generazioni, la storia di, Imelda Starnini, classe ’33, che dopo aver spento lo scorso 3 febbraio ben novanta candeline sulla torta di compleanno, ha deciso senza battere ciglia di iscriversi come candidata “esterna” all’esame di maturità all’Istituto San Francesco di Sales (paritaria, scuola pubblica, unica in Europa, la cui fondazione risale al 1816) una volta conosciuto come la scuola “magistrale”, da qualche anno sede anche del Liceo ad indirizzo Socio-Psico-Pedagogico. Un polo scolastico nel centro storico di Città di Castello fra cattedrale, palazzo comunale e torre civica che per decenni ha formato maestre e maestri da sempre fiore all’occhiello della città. E proprio in quell’istituto, nel lungo corridoio al secondo piano che attraversa l’ingresso delle classi, questa mattina poco dopo le ore 8, Imelda si è seduta in un banco a poca distanza dalla cattedra, per sostenere la prima prova scritta di Italiano, “maturanda” dell’esercito di 536 mila aspiranti a livello nazionale, di cui 7.507 umbri e circa 400 tifernati.
Finalmente l’agognata campanella, il sogno di una vita, ha suonato anche per lei.
Gli anni della guerra
Una vera e propria “mascotte”, Imelda Starnini, classe ’33, di questa tornata estiva degli esami di maturità che segnano il ritorno alla normalità dopo i periodi bui e difficili segnati dal Covid con tutte le restrizioni connesse. Figlia di mamma, Veronica e papa' Giulio, “fabbro”, nata a Selci Umbro nel comune di San Giustino, seconda di quattro fratelli (Laura, Cecilia e Pietro) Imelda ha vissuto un'infanzia serena sia pur contraddistinta dalle difficoltà economiche del periodo. Ha frequentato la scuola elementare a Selci: racconta che furono anni difficili legati alla guerra dove le lezioni erano spesse interrotte dalla sirena delle Officine meccaniche “Nardi” (simbolo del comparto metalmeccanico) che segnalava i possibili bombardamenti. «Si correva a casa e spesso si doveva sfollare in campagna». Molto legata alla figura dello zio Eligio Starnini, uomo colto e altruista, che si occupo', tra l'altro, della demolizione e ricostruzione dell'aereoporto San Egidio di Perugia, sindaco di San Giustino in un periodo dove c'era la miseria e la “tessera annonaria” che definiva quanta farina e generi alimentari si potevano avere al mese per ogni famiglia.
I sogni spezzati
Imelda racconta che Eligio spesso cedeva la propria parte alle mamme con tanti bambini. Lo zio, sposato con Rosina, non poteva avere figli e aveva preso a cuore la nipote, ragazzina educata e volenterosa, promettendole che appena la guerra fosse finita “ci avrebbe tirato fuori una maestra”: purtroppo lo zio morì improvvisamente all'età di 40 anni, infrangendo i sogni di Imelda. La zia Rosina, rimasta vedova, chiese alla mamma di Imelda di lasciare che la bambina andasse a vivere con lei. Imelda soffrì molto il distacco dai propri genitori e dai fratelli, ma per le situazioni economiche dell'epoca sembrava essere una buona soluzione anche per poterle offrire la possibilità di studiare. La zia Rosina, donna benestante, ma molto severa, non portò avanti i desideri dello zio Eligio, non la fece studiare per diventare maestra elementare, ma la iscrisse ad una scuola di taglio e cucito. Gli anni passavano, Imelda è sempre stata una ragazza curiosa e impegnata riuscendo a prendere la patente di guida tra le primissime donne di Italia e a Selci con la sua “Giardinetta Belvedere” era un supporto per tantissime persone, accompagnava spesso tutti quelli che avevano bisogno di muoversi fuori dal paese.
«Gli eventi della vita comunque non hanno permesso a Imelda di realizzare il suo desiderio e nonostante, nel 1978, già mamma di due bambini, ma con tanta voglia di studiare, conseguì il diploma di licenza della scuola media, ancora oggi ultranovantenne – racconta la figlia Sara - tutti i giorni racconta di essere tanto dispiaciuta per non essere diventata maestra, il suo sogno più grande, poi aggiunge con le lacrime agli occhi..."ora è troppo tardi”. Per tutto questo – conclude con le lacrime agli occhi Sara - abbiamo chiesto la possibilità al professor, Simone Polchi, dirigente scolastico dell’Istituto San Francesco di Sales, di aiutarci ad esaudire questo desiderio della mamma. Ed oggi Imelda è in classe pronta a rincorrere il sogno di una vita».