Medicina, torna incubo test e a Napoli c'è anche un 70enne

Medicina, torna incubo test e a Napoli c'è anche un 70enne
di Mariagiovanna Capone
Domenica 25 Agosto 2019, 09:00
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Il più anziano ha 70 anni, il più giovane appena 17. Sono i due estremi della fitta schiera dei 4.669 iscritti ai test di accesso per la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Federico II. Da una parte il sogno che si vuole realizzare concludendo un percorso di studi nonostante l'età, e dall'altra l'obiettivo di un giovanissimo che ambisce al camice bianco. Un obiettivo comune a tanti neodiplomati ma anche a coloro che ci hanno già provato e non sono riusciti a entrare nella rosa degli ammessi negli anni scorsi. Rispetto allo scorso anno sono appena 49 gli iscritti in più.
 
Il test si terrà contemporaneamente in tutta Italia martedì 3 settembre alle 11 e sarà uguale per tutte le università. La graduatoria è nazionale e il Miur per l'anno accademico 2019/2020 ha prevede 11.568 posti disponibili, ben 1.789 in più rispetto allo scorso anno, di cui 507 alla Federico II (7 posti sono però da destinare alla formazione degli allievi ufficiali del Corpo Sanitario dell'Accademia Aeronautica). Quest'anno cambia un po' anche il sistema delle domande: 12 i quesiti di cultura generale; 10 di ragionamento logico; 18 di biologia; 12 di chimica; 8 di fisica e matematica. Meno domande (odiatissime) di logica e più di cultura generale.

C'è chi fin da bambino ha sognato di indossare un giorno il camice bianco e salvare vite umane. «In famiglia nessuno è medico eppure diventare un neurologo è sempre stata la mia ambizione. Ho provato anche a guardare ad altre facoltà, ma Medicina è il mio punto fermo» precisa Alessandra Licciardi. Diplomata con 100 e lode al liceo scientifico «Galileo Galilei», si sta impegnando in simulazioni e corsi da ottobre 2018 e negli ultimi mesi ha intensificato le ore sui libri. «Non mi sto godendo neanche le vacanze, mi spaventa molto il test perché dovrò imparare a gestire la mia ansia: un minuto e mezzo per leggere una domanda e rispondere correttamente è uno stress molto forte. L'emotività gioca un ruolo fondamentale, la preparazione spesso conta poco». Il sogno di diventare medico ce l'ha anche Vincenzo Vitiello, 19 anni e diploma all'Isis «Giustino Fortunato» all'indirizzo tecnico-turistico. «Il mio percorso di studi è stato molto distante da Medicina, ma lo scelsi perché in fondo non credevo possibile un giorno di poter rincorrere il mio obiettivo di diventare medico. Mi ripetevo che erano sogni di bambino» spiega. «Invece - prosegue - lo scorso anno mi sono reso conto che era ciò che davvero volevo diventare e posso farcela».

Eulalia Persico ha le idee molto chiare. «Fin da piccina volevo fare il medico, anzi il chirurgo. Ho iniziato a studiare ai test tardi rispetto ad altri che hanno iniziato il terzo anno, ma non volevo rinunciare a fare bene il liceo. Ora studio senza sosta, mi sono diplomata di sabato e il lunedì ero già tornata sui libri». Diplomata al liceo «Sannazaro», Eulalia ha pronto un piano B nel caso i test non vadano bene. «Mi sono accorta che non basta lo studio normale per poter ambire a votazioni alte che possono garantire un posto in graduatoria, ma assai approfondito. Solo Biologia ha un programma vasto e molto difficile. Quindi se non dovesse andare, più che iscrivermi a professioni sanitarie o biotecnologia preferisco prendermi un anno sabbatico, studiare strenuamente e riprovarci l'anno prossimo». Anche Camilla Boggia ha un piano B ma assai diverso. «Ho iniziato con corsi abbastanza intensivi a gennaio, poi tre settimane fa mi sono resa conto che le modalità con cui dobbiamo studiare per i test d'ingresso sono orribili. Non è conoscenza, ma accumulo di informazioni caotico. Serve una gran dose di fortuna, assenza di stress, e poi la competizione è spiacevole, con gran parte degli candidati che ambiscono allo stipendio sostanzioso garantito. È un mondo cui non sento di voler appartenere, e se prima mi immaginavo psichiatra, ora sto pensando di iscrivermi a psicologia. I test li farò, ma ho deciso di non affidare a un pugno di domande il mio futuro».
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