Scuola, Bruno (comitato Mec): «Riconsiderare la normativa sui dirigenti scolastici destituiti»

La presa di posizione della presidente del comitato Mec, Anna Bruno

Le scuole
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Martedì 16 Maggio 2023, 16:09
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Sono momenti delicati per molti dirigenti scolastici italiani che negli ultimi tempi si sono ritrovati, a sorpresa, a dover lasciare il proprio incarico. Tutto ciò nonostante l’esame superato, e non solo. In relazione proprio a quello che è accaduto nel recente passato, è intervenuto il presidente del comitato Mec, la dottoressa Anna Bruno, che, attraverso una nota stampa, ha dichiarato: «Dopo avere superato scritto, orale, anno di formazione e prova e servizio senza demerito e aver servito la scuola italiana durante il difficile periodo della pandemia, raggiungendo le sedi loro assegnate, anche a migliaia di chilometri di distanza, i dirigenti scolastici destituiti per non avere raggiunto il punteggio soglia alla preselettiva prevista dal bando 2017, riponevano speranze nel nuovo governo per risolvere positivamente la loro controversa situazione».

Nella nota si legge ancora: «Traditi dal massimo organo di giustizia amministrativa che, dopo averli ammessi allo scritto e aver riconosciuto il loro diritto all'assunzione, ha poi statuito negativamente nei loro confronti, e basiti dinanzi all’operato dei direttori scolastici regionali, che hanno applicato le sentenze in tempi diversi e con modalità difformi, raccontano la loro storia e l’ingiustizia subita e chiedono a questo governo di riconsiderare tempestivamente, in maniera attenta e puntuale, la normativa che li riguarda e li mortifica.

Al netto delle diverse discrasie, peraltro presenti nel decreto attuativo, si rileva, non senza preoccupazione e sconcerto, che non si riesce a rinvenire la ratio legis della bozza del decreto attuativo della L. 14 del 24 febbraio 2023: i candidati che non hanno superato la prova scritta, dovranno ripetere una prova scritta; i candidati che non hanno superato la prova orale, dovranno sostenere la ripetizione di una prova orale mentre, i dirigenti scolastici destituiti che hanno superato sia la prova scritta sia la prova orale, sono equiparati a coloro i quali non hanno superato nessuna prova».

Nella nota stampa la dottoressa Bruno ha poi aggiunto: «Anche per i dirigenti scolastici siciliani si è trovata una soluzione. Già bocciati al concorso 2006 (alcuni dei quali bocciati per ben due volte al corso concorso riservato), destituiti a seguito di sentenza negativa del Consiglio di Stato, sono unici destinatari di ben due emendamenti nel D.D.L. 1114/2023 in sede di conversione del D.L. 44/2023 che li reintegra, sic et simpliciter, nelle sedi di precedente titolarità. Altri dirigenti scolastici, nelle medesime situazioni, ovvero con contenziosi originatisi anch’essi nel lontano 2018, beneficiano “dell’immobilismo” del Tar Lazio che non fissa l’udienza di merito».

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E ancora si legge ancora nella nota: «A nulla sono valse le diverse interlocuzioni in sede ministeriale con i dirigenti all’uopo preposti che hanno manifestato la volontà di risolvere questa situazione ritenuta meritevole di tutela e atta ad alimentare ulteriori contenziosi, qualora non venisse risolta. All’ultimo incontro tenutosi presso il Mim è stata presente anche la segretaria nazionale del sindacato Ugl Scuola che ha, da sempre, sostenuto la situazione in quanto lavoratori onesti meritevoli di tutela. La misura è colma. Preselettiva superata con punteggio superiore a 6/10; prova scritta superata; prova orale superata; anno di formazione e prova superato; pandemia affrontata, anche a migliaia di chilometri di distanza dagli affetti. Davvero non sono stati sufficienti a motivare una differenziazione? Non sono stati sufficienti a vedersi riconosciuto un posto nell’emendamento con i siciliani che non hanno superato alcun concorso pubblico? Saranno difesi con determinazione i diritti calpestati nelle opportune sedi giudiziarie: amministrative e penali. Si chiede al sindacato Ugl Scuola, nella persona della dottoressa Ornella Cuzzupi, di rappresentare i dirigenti destituiti nelle opportune sedi al fine di tutelare la professionalità acquisita nell’interesse dello Stato, nei confronti del quale ancora oggi è riposta piena fiducia, stante il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, garante dei diritti sanciti dalla Carta Costituzionale».

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