Le scuole primarie e dell’infanzia potrebbero riaprire subito dopo Pasqua. O almeno è nelle intenzioni del governo, piuttosto ottimista che le ristrettezze delle ultime settimane e la campagna vaccinale in parallelo portino buoni frutti nel contrasto della pandemia da Covid. Il primo ad aprire lo spiraglio è il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi che in videoconferenza con Comuni e Province ha ribadito: «Lavoriamo giorno e notte per poter riaprire» e ha ricordato anche di aver chiesto, in sede di Consiglio dei ministri, che le scuole siano le prime a riaprire, quanto prima, in condizioni di sicurezza, «a partire dai più piccoli che devono essere i primi a poter tornare». A sostenere questa ipotesi è stato anche il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che preme affinché le scuole vadano riaperte «subito dopo Pasqua». La conferma che si è sulla buona strada l’ha data, infine, il premier Mario Draghi durante il suo intervento ieri al Senato. «Mentre la campagna vaccinale procede, è bene pensare di pianificare le riaperture», ha dichiarato. «Se la situazione epidemiologica lo permette cominceremo a riaprire la scuola in primis e almeno le primarie e dell’infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni. E quindi speriamo subito dopo Pasqua».
«Se il governo ci darà il via libera dopo Pasqua noi siamo pronti a rientrare», dichiara l’assessore regionale della Campania Lucia Fortini convinta che a sostenere un rientro in sicurezza è la massiccia presenza di personale scolastico vaccinato.
Uno dei problemi che potrebbero ritrovarsi i dirigenti scolastici dopo il lungo periodo di sospensione delle attività scolastiche in presenza è quello dell’organico. La campagna vaccinale è ancora in corso, e sebbene solo una minoranza del personale scolastico ancora non ha ricevuto la prima dose, il rientro post festività pasquali coinciderà con l’inoculazione della seconda dose di vaccino, che, come sappiamo, può portare per due-tre giorni febbre alta e spossatezza. I disagi dei docenti in malattia, quindi, potrebbe creare delle modifiche alle turnazioni delle classi. Altro problema, stavolta di competenza comunale, sarà quello della refezione scolastica. Il Comune di Napoli è pronto fin da gennaio così come le ditte, ma a non essere pronte stavolta sono le famiglie, spaventate dal pasto a scuola al punto da non aver formalizzato le iscrizioni sulla piattaforma comunale pur avendo iscritto i figli al tempo pieno. Secondo l’assessore comunale all’Istruzione, Annamaria Palmieri, «la pandemia ha causato una netta diminuzione delle iscrizioni alla refezione: nel 90 per cento delle scuole del Comune i dirigenti scolastici hanno segnalato notevoli resistenze da parte dei genitori a sottoscrivere il tempo pieno e quindi la refezione, con ovvie ricadute dal punto di vista pedagogico e educativo. È evidente che occorre garantire il diritto alla refezione alle scuole e alle famiglie che lo richiedono e, contemporaneamente, garantire la stabilità del servizio anche alle ditte». Ultimo nodo è la consueta spazzature tra famiglie, divise tra no Dad e sì Dad. Per i primi il rientro solo di infanzia e primaria potrebbe essere considerato poco, per i secondi troppo. Ricorsi al Tar, mailbombing e diserzioni alla frequenza e alla Dad saranno dietro l’angolo.