Università e città insieme per educare

Uno sguardo strategico a un’università capace di contrapporsi all’ideologia dell’asettico saper fare e saper mutare

La cittadella del Suor Orsola
La cittadella del Suor Orsola
di Lucio d’Alessandro*
Giovedì 30 Marzo 2023, 18:19 - Ultimo agg. 18:22
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È noto come l’origine dell’Università medievale sia consistita nel peregrinare dei cosiddetti clerici vagantes, ecclesiastici di basso rango ed in formazione, che giravano l’Europa, spesso sregolati nei comportamenti (goliardi), in cerca di Maestri da cui apprendere il sapere: la nascita delle università è, dunque, un senza luogo. È vero anche, tuttavia, che ben presto le Università ebbero bisogno di spazi in cui non solo il singolo sapiente, ma più docenti esercitassero il loro magistero in maniera più o meno organizzata. Fu così che le Università si andarono radicando in tutta Europa, nelle città allora più attive dal punto di vista culturale o più significative dal punto di vista politico. Essendo collegate con un luogo specifico, le Università, nate dalle azioni spontanee della società civile o da una precisa volontà del potere di turno, hanno per secoli portato il nome della città in cui si erano radicate. In ciò confermando di essere, secondo un’attitudine di sempre, anche se con un termine suggerito dalla contemporaneità, intensamente glocali, vale a dire, da un lato comunità orizzontali dentro un tessuto sociale ed urbano di cui sono parte e da cui assorbono linfa e che tendono esse stesse a costruire e spesso a ricostruire, dall’altro istituzioni per così dire verticali, in dialogo universale tra loro e con ogni altra istituzione, statale o meno, utile alle principali missioni universitarie di sempre: formazione e ricerca.

È vero che in tradizioni diverse da quella italiana e, in senso lato europea, l’università in quanto Campus tende a vivere “fuori dalle città”, rinunciando ad un rapporto osmotico con il tessuto urbano, ma non vi è dubbio che l’Università in Italia è soprattutto una Università cittadina e che ciò sia di reciproco vantaggio tanto per la Città quanto per gli Atenei.

Infatti, secondo quanto previsto dalla cosiddetta Terza Missione, è compito dell’Università la costante definizione di sinergie tra didattica, ricerca e governance, con lo scopo di promuovere la crescita economica e sociale del territorio.

In ciò possiamo individuare una Quarta Dimensione: un’università capace non solo di cogliere le istanze di un territorio e intervenire con progettualità trasformative, ma anche di compiere un necessario investimento in termini di costruzioni di reti che possano destituire di senso i sempre più numerosi progetti migratori alla ricerca “altrove” di un lavoro, segno di una gioventù la cui energia ed il cui entusiasmo si rassegnano tra le pieghe della vita tutta centrata sulla sussistenza professionale. Occorre dunque mantenere lo sguardo strategico a un’università capace di contrapporsi all’ideologia dell’asettico saper fare e saper mutare, all’idea di learnification avanzata da Gert Biesta, alla cristallizzazione delle paure dei giovani più volte problematizzata da Robert Castel e alla rapidación (rapidizzazione) denunciata da Papa Francesco, che ci ricorda anche, nella Lettera enciclica. Laudato si’, che in alcuni luoghi, rurali e urbani, la privatizzazione degli spazi ha reso difficile l’acceso di molti cittadini a zone di particolare bellezza, mentre altrove si sono creati quartieri residenziali “ecologici” a disposizione di pochi. Allora, forse varrebbe la pena ricordare anche che l’abitare è la più intima relazione dell’uomo con l’ambiente e, in quanto diritto, può essere tutelato solo a partire dall’individuazione di principi affini al concetto di ecologia integrale, in grado di guardare alla tutela in una prospettiva di salvaguardia della totalità e della complessità dei patrimoni: da quello naturale a quello storico, da quello artistico a quello culturale.

È proprio in questa prospettiva multiforme che muove il progetto seminariale dell’Università degli Studî Suor Orsola Benincasa, La città come comunità educante. Questo ciclo di seminari intende “ripensare il vivere in città a partire da uno sguardo interdisciplinare e intersezionale” e prova ad analizzare il concetto di “abitare le città” tenendo insieme cinque diversi sguardi diversi: quello dei bambini, delle donne, delle persone con disabilità, delle famiglie e delle comunità delle minoranze sessuali. Si tratta di un confronto scientifico e di buone pratiche (programma completo: https://www.unisob.na.it/eventi/eventi.htm?vr=1&id=24539) che vedrà studiosi, ricercatori, rappresentanti delle istituzioni cittadine, professionisti e associazioni di Terzo Settore riflettere insieme e insieme gettare le basi per nuove idee progettuali volte a rendere la città una comunità educante di tipo aperto e inclusivo, partendo proprio dalla città di Napoli, per creare le condizioni per un bene comune realizzabile. D’altro canto, la storia e la geografia collocano il nostro Ateneo in una posizione che certamente agevola la relazione la parte alta della città e il suo ventre, e di ciò – come sempre – ci assumiamo le responsabilità.

*Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa

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