«Oggi siamo come al tempo di Erode, le trame del male, che si oppongono alla luce divina, si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento». Betlemme richiama alla guerra di Gaza, alla distruzione, alle vittime ma pure ai cento e passa ostaggi israeliani che dal 7 ottobre sono nelle mani dei terroristi di Hamas, catturati e torturati solo in quanto ebrei. Papa Francesco nel messaggio natalizio che rivolge al mondo il giorno di Natale offre un quadro complessivo di un conflitto mondiale dai contorni sfaccettati, un pericoloso puzzle bellico alimentato dalla fiorente e mai in crisi industria degli armamenti. Usa parole cariche di simbolismo Bergoglio, mentre si affaccia dalla Loggia delle Benedizioni. «Dire “sì” al Principe della pace significa dire “no” alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire “no” alla guerra bisogna dire “no” alle armi».
OSTAGGI
L'appello fa seguito è bilanciato: ogni parola di Francesco è calibrata facendo attenzione a mantenere una posizione equidistante, pensando soprattutto agli equilibri mediorientali in cui i cristiani da tempo sono schiacciati e collocati tra l'incudine (l'oltranzismo della destra israeliana) e il martello (l'estremismo radicale islamico di Hamas).
TREGUA
«Abbraccio tutte le comunità, in particolare le comunità cristiane di Gaza e dell’intera Terra Santa. Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio. Supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti.
Il messaggio di Gesù per chi ha fede resta potentissimo: «Lo sguardo e il cuore dei cristiani di tutto il mondo sono rivolti a Betlemme; lì, dove in questi giorni regnano dolore e silenzio, è risuonato l’annuncio atteso da secoli: «È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore». Il Vangelo di Luca è il filo conduttore per diffondere ai fedeli fiducia e speranza. Dio si è fatto carne, è venuto ad abitare in mezzo a noi: ecco la notizia che cambia il corso della storia!». La gioia di cui parlano gli evangelisti non ha nulla a che vedere con la felicità passeggera ed effimera di un qualsiasi momento piacevole, un divertimento, un periodo armonioso. Francesco sottolinea il nocciolo della fede cristiana. «Oggi noi esseri umani, con i nostri limiti, abbracciamo la certezza di una speranza inaudita, quella di essere nati per il Cielo. Sì, Gesù nostro fratello è venuto a fare del Padre suo il Padre nostro: fragile Bimbo, ci rivela la tenerezza di Dio; Ecco la gioia che consola il cuore, rinnova la speranza e dona la pace: è la gioia dello Spirito Santo, la gioia di essere figli amati».
BAMBINI
Il bambino nella mangiatoia, il re degli umili, nella scrittura è in antitesi con il potere dei re, dei sovrani o di chi, sottolinea Papa Francesco, continua a seminare morte. «Quante stragi di innocenti nel mondo: nel grembo materno, nelle rotte dei disperati in cerca di speranza, nelle vite di tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra. Sono i piccoli Gesù di oggi». Tra le vittime del male il Papa include i bambini non nati, uccisi dalle leggi abortiste così come quelli deceduti sotto le bombe o a causa di carestie o altri eventi causati dalla mano dell'uomo.
DOMANDE
La domanda che Francesco pone al mondo è pesanta come un macigno. «Come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi? La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre».
Segue poi, nel discorso natalizio, un elenco di popolazioni massacrate dalle logiche conflittuali. La Siria, lo Yemen, il Libano, l'Ucraina. E poi Armenia e Azerbaigian: gli armeni del Nagorno Karabakh sono stati costretti a sfollare e molti luoghi cristiani cancellati o dissacrati. E poi il pensiero è passato all'Africa: Sahel, il Corno d’Africa, Sudan, Camerun, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan.
NICARAGUA E ARMENIA
Francesco per evitare contraccolpi diplomatici o l'ennesima stretta sulla comunità cattolica omette di parlare di Ortega e del Nicaragua dove recentemente è stato arrestato un altro vescovo e il presidente nicaraguense ha cancellato persino le processioni natalizie. Bergoglio spera che lo spirito natalizio possa ispirare «e autorità politiche e tutte le persone di buona volontà del continente americano, affinché si trovino soluzioni idonee a superare i dissidi sociali e politici, per lottare contro le forme di povertà che offendono la dignità delle persone, per appianare le disuguaglianze e per affrontare il doloroso fenomeno delle migrazioni».