«Abbiamo preferito Caino ad Abele, converti chi fomenta odio e conflitti». Mai una volta viene fatto il nome di quelle regioni del mondo che soffrono per le bombe o le vittime del terrorismo. Francesco evita di nominare Israele, Gaza, l'Ucraina, il Libano, la Siria e altre zone. Eppure la dimensione della terza guerra mondiale a pezzetti, nel silenzio raccolto della basilica di san Pietro, è lo scenario immediato della preghiera mondiale indetta dal pontefice dopo il conflitto scoppiato in Terra Santa. «In questa ora buia, buia, ci immergiamo negli occhi luminosi di Maria» prega Francesco assieme ai vescovi, ai cardinali (una sessantina in tutto), agli ambasciatori e ai fedeli che riempiono ogni sedia disponibile.
«Madre, prendi ancora una volta l’iniziativa per noi, in questi tempi lacerati dai conflitti e devastati dalle armi.
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Si parla di speranza, si evoca un futuro diverso da come sembra già disegnato. Francesco legge ancora il testo: «Scuoti l’animo di chi è intrappolato dall’odio, converti chi alimenta e fomenta conflitti. Asciuga le lacrime dei bambini, assisti chi è solo e anziano, sostieni i feriti e gli ammalati, proteggi chi ha dovuto lasciare la propria terra e gli affetti più cari, consola gli sfiduciati, ridesta la speranza».
Vengono evocati «questi tempi lacerati dai conflitti e devastati dalle armi» dove si è smarrita «la via della pace» preferendo «Caino ad Abele e, perdendo il senso della fraternità», con «la follia della guerra, che semina morte e cancella il futuro» alle porte. La figura di Maria viene posta al centro del rosario, delle riflessioni, delle invocazioni. «Prendici per mano, guidaci alla conversione, fa’ che rimettiamo Dio al primo posto. Aiutaci a custodire l’unità nella Chiesa e ad essere artigiani di comunione nel mondo»”. E ancora. «apri spiragli di luce nella notte dei conflitti».
Al termine della preghiera mondiale della pace è stata letta la stessa invocazione composta da Giovanni XXIII nel 1963 quando il mondo era sull'orlo di un conflitto nucleare.