Ucraina, Papa Francesco: «Possa la Madonna di Fatima fermare questa guerra insensata che minaccia il mondo»

Ucraina, Papa Francesco: «Possa la Madonna di Fatima fermare questa guerra insensata che minaccia il mondo»
Ucraina, Papa Francesco: «Possa la Madonna di Fatima fermare questa guerra insensata che minaccia il mondo»
di Franca Giansoldati
Venerdì 25 Marzo 2022, 19:11 - Ultimo agg. 26 Marzo, 08:00
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Città del Vaticano - Dentro la basilica c'rano circa 3 mila persone,  la statua della Madonnina di Fatima esposta e c'è pure il crocefisso miracoloso di san Marcello al Corso, quello che nella Roma rinascimentale veniva portato in processione contro la peste e che è stato collocato in piazza san Pietro il 27 marzo 2020 per pregare per la fine del covid. Papa Francesco sulle orme dei suoi predecessori – Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II – si inchina e proclama la consacrazione al cuore immacolato di Maria, secondo la profezia di Fatima, della Russia, dell'Ucraina e del mondo intero per salvarlo dal baratro di un nuovo conflitto mondiale sempre più minaccioso.

«In questi giorni notizie e immagini di morte continuano a entrare nelle nostre case, mentre le bombe distruggono le case di tanti nostri fratelli e sorelle ucraini inermi.

L’efferata guerra, che si è abbattuta su tanti e fa soffrire tutti, provoca in ciascuno paura e sgomento. Avvertiamo dentro un senso di impotenza e di inadeguatezza. Abbiamo bisogno di sentirci dire non temere, come i bambini con la mamma». L'atto di consacrazione che è stato fatto solennemente a San Pietro e in contemporanea a Fatima, in portogallo così come da tutti i vescovi del mondo - compreso Papa Ratzinger in preghiera nella sua cappellina privata -  rappresenta un passaggio straordinario per il mondo cristiano. Fa intravedere il bisogno di affidamento al Cielo davanti ad un pericolo imminente e grave. 

L'ultima volta che è accaduta una cosa del genere è stato il 25 marzo 1984. Allora in piazza san Pietro c'era Giovanni Paolo II, inchinato davanti alla Madonna di Fatima assieme ad una folla imponente di 200 mila persone che occupavano tutta la piazza e via della Conciliazione per assistere alla consacrazione del mondo e della Russia secondo la profezia di Fatima legata alla salvezza.

Oggi pomeriggio, mentre il Papa iniziava a parlare, l'ambasciatore dell'ucraina Andrii Yurash, presente in basilica, ha commentato via Twitter che l'intenzione della messa è la stessa fatta nel 1917, quando era appena scoppiata la Rivoluzione d'Ottobre e infuriava la prima guerra mondiale. «L'intenzione era di impedire alla Russia di fare cose cattive. Quindi si può dire che oggi è un altro tentativo del Vaticano di difendere l'Ucraina dalla guerra del diavolo». Naturalmente il demonio, in questo caso, per il diplomatico ucraino non può essere chè Putin. Una reazione che fa capire quanto sia difficile realizzare quello che Francesco ha ripetuto in un paio di passaggi, che la conversione prima deve essere interiore e personale.

«Oggi anche noi, rinnovati dal perdono di Dio, bussiamo a quel Cuore. In unione con i Vescovi e i fedeli del mondo, desidero solennemente portare al Cuore immacolato di Maria tutto ciò che stiamo vivendo: rinnovare a lei la consacrazione della Chiesa e dell’umanità intera e consacrare a lei, in modo particolare, il popolo ucraino e il popolo russo, che con affetto filiale la venerano come Madre. Non si tratta di una formula magica, ma di un atto spirituale. È il gesto del pieno affidamento dei figli che, nella tribolazione di questa guerra crudele e insensata che minaccia il mondo» ha detto ancora Francesco mentre fuori, sul sagrato della basilica, al termine del rito solenne iniziavano a suonare le campane di San Pietro. 

Il senso di questo momento che il Papa ha realizzato su forte pressing dei vescovi ucraini lo ha spiegato lui stesso ricordando che il mondo sembra ormai avere smarrito l'umanità, la via della pace, dimenticato persino le tragedie del secolo scorso. Si è lamentato dicendo che gli accordi internazionali sono stati stracciati, l'Onu si è fatta sempre più debole e l'umanità si è rinchiusa in «interessi nazionalistici». 

A Torino, il vescovo Nosiglia, ha collegato il bisogno di pace, al bisogno di lavoro, considerando assolutamente immorali le spese crescenti per gli armamenti. E così nelle parole con le quali ha accompagnato il rito l'arcivescovo ha parlato dell'impoverimento del tessuto della società italiana. «Per noi in Italia la crescente povertà di un ceto medio che si sta aggravando e le grosse difficoltà di alcune imprese come quella dell’ex Embraco che tutti conosciamo dovrebbe abbattere ogni prospettiva di intensificare gli armamenti, come ha ben detto il Papa in questi giorni».

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