Bimba picchiata, la madre a Pomeriggio 5: «Non perdono il mio compagno»

Bimba picchiata, la madre a Pomeriggio 5: «Non perdono il mio compagno»
Bimba picchiata, la madre a Pomeriggio 5: «Non perdono il mio compagno»
di Chiara Rai e Raffaella Troili
Sabato 16 Febbraio 2019, 08:00 - Ultimo agg. 16:38
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ROMA - Sara ora odia Federico, «non lo perdonerò mai, deve pagare». La mamma della piccola ricoverata al Bambino Gesù dopo esser stata malmenata e morsa dal compagno della madre prende le distanze, torna sui suoi passi, forse ha paura di non rivedere più le figlie. E si strazia. Ma non va, non prova ad andare in ospedale dalla figlia, ormai da tre giorni sola in rianimazione. I genitori del padre sono stati allontanati, un cordone di protezione circonda la piccola, mentre la mamma è sola anche lei in quella casa di Genzano dove mercoledì in sua assenza Federico Zeoli, 24 anni ha riempito di lividi ed ecchimosi, la sua piccola di appena 22 mesi perché piangeva.

Le sue condizioni fa sapere l'ospedale sono in lento miglioramento: ieri è stata estubata, è cosciente e ha ripreso l'attività respiratoria spontanea anche se la prognosi rimane riservata. Oggi è previsto l'interrogatorio di garanzia di Zeoli e la convalida dell'arresto. È accusato di tentato omicidio e maltrattamenti in famiglia, le indagini del commissariato di Genzano e della Mobile mirano a verificare se già in passato abbia alzato le mani sulla piccola o sulle altre due sorelline, che ora si trovano in una casa famiglia. Nel mirino, alcune escoriazioni sul corpo della bambina, che non sembrano recenti. Tutte e tre erano nate da una precedente relazione di Sara Valli Nanni con un giovane anche lui, come il nuovo compagno, con precedenti. «Non mi dicono niente, gli assistenti sociali me le hanno portate via, senza di loro non so vivere» ripete Sara. Vivevano insieme da 2 mesi. I vicini sentivano pianti di troppo negli ultimi tempi. Ora si sta vagliando l'ipotesi di far trasferire anche la madre, allontanandola da quella casa vecchia e in condizioni igienico-sanitarie precarie. «Federico? Mia figlia, era verde di lividi. E lui ha finto di essere quello che non era, l'ha menata di brutto, una persona deve voler bene prima alle mie figlie e poi a me», dice delusa.

Donne isolate e fragili, incapaci di difendere i figli, finiscono nelle mani di uomini violenti. Lo sanno gli assistenti sociali ma spesso arrivano quando le situazioni sono già compromesse. L'avvocato Maria Carsana presidente dell'Associazione tutela del Minore spiega che «questi uomini violenti scelgono molto bene le loro vittime: donne che non hanno stima, fiducia in sè. E le isolano ancor più creando una dipendenza psicologica, i figli passano in secondo piano».

GLI ESPERTI
Bambine diventate donne con l'idea di non valere niente. «Quando pensi di valere così poco, ti metti a fianco qualsiasi uomo, è sufficiente che voglia star con te». Autosvalutazione. Da qui per gli esperti bisogna partire per capire l'omertà e le giustificazioni con cui queste giovani mamme - una a Cardito, l'altra mercoledì a Genzano - coprono l'orrore, difendono i compagni che hanno appena malmenato, ucciso a scopettate, preso a morsi e ridotto in fin di vita i figli che si sono ritrovati ad accudire, anche solo pochi minuti. «Donne che non hanno saputo leggere i segnali di violenza, anche verbali, gli scatti. Da dove arriva quella perdita di controllo? Una donna non si fa domande?». Perché per Maria Rita Consegnati, psicoterapeuta, consulente dei Tribunali di Roma non c'è dubbio che Zeoli avesse già alzato le mani. «Le persone non vogliono vedere. Certi segnali non vanno sottovalutati». Protagoniste spesso «giovani donne con situazioni problematiche o altre violenze alle spalle, che si imbarcano in nuclei familiari dove viene sottovalutato il fatto che una cosa è essere coppia, l'altra è stare in famiglia». Insomma: «Se è difficile per le coppie normocostituite figuriamoci quanto può essere impegnativo per chi si conosce da 2 mesi, non focalizza la fatica, il passaggio non è stato graduale». Da qui «giovani adulti sopraffatti dalla realtà, nell'assenza della consapevolezza dell'impegno che si vanno ad assumere». Perché i bambini piangono, hanno la febbre, fanno i capricci.

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