Da 34 anni oltre 150mila persone non possono prendere il treno se non spontandosi in auto o in pullman per diverse decine di chilometri. Sono i residenti dei comuni attraversati della tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro, sospesa da Ferrovie italiane nel 1987 per dei lavori sulla Battipaglia-Metaponto e mai più ripristinata.
Chi vive in zona per poter usufruire del treno deve trasferirsi in auto fino a Battipaglia o Sapri oppure usufruire dei vari servizi sostitutivi su gomma con conseguenti difficoltà di tempo e di traffico. Sono poco meno di 79 i chilometri della tratta ferroviaria diventata nel corso del tempo, argomento di promesse politiche, di lotte di comitati e costosi studi di fattibilità sul ripristini.
Due anni dopo è stato il presidente della commissione dei trasporti per la Regione, Luca Cascone, ad annunciare lo stanziamento di un milione e 700mila euro «per lo studio di fattibilità della linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro per poi fare una valutazione collegiale con gli enti del territorio: prima di spendere centinaia di milioni di euro stimiamo le priorità realmente a beneficio dei cittadini». Da 34 anni si studia come, e se, far ritornare il treno lungo la Sicignano-Lagonegro. Nel frattempo sono stati rubati diverse centinaia di binari, sono stati letteralmente tagliati due cavalcavia, le stazioni sono state abbandonate, vandalizzate, svuotate e sono l'emblema di quello che resta della tratta ferroviaria. La cicatrice di una ferita ancora sanguinante per circa 150mila persone e si sentono abbandonate.