«Una trattativa di 18 ore per salvare
una mamma e le sue due bambine»

«Una trattativa di 18 ore per salvare una mamma e le sue due bambine»
di Petronilla Carillo
Domenica 21 Febbraio 2021, 12:04
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Empatia ed autorevolezza. Termini che il maresciallo Dario Santaniello usa spesso nel raccontare il suo ruolo di negoziatore. Qualità che però utilizza ancora di più quando si trova dinanzi a condizioni di grande disagio. Lui è uno dei primi militari dell'Arma ad essere stato formato per affrontare situazioni delicate come violenze, barricamenti, autolesionismo ed ipotesi di terrorismo. Un ruolo che il Comando generale ha deciso di attribuire ai suoi uomini «migliori» nel 2009 dopo il caso di Vicenza del tenente colonnello Gildoni, ferito mortalmente durante una negoziazione con un anziano che intendeva suicidarsi con la propria pistola. Unico negoziatore per tutto il Salernitano, il maresciallo Santaniello è stato addestrato alle situazioni più estreme di emergenza. Pronto a spostamenti nel giro di una manciata di minuti ciclicamente si «allena» anche con i colleghi dell'Elinucleo di Pontecagnano per salire e scendere in condizioni estreme dal velivolo. 

Ancora si emoziona quando racconta uno degli interventi che più lo ha colpito umanamente. Era il 6 gennaio del 2015. «Mi chiamarono la mattina perché una guardia giurata che non riceveva lo stipendio da tre mesi era salito sul tetto della galleria Mediterranea e minacciava di lanciarsi - racconta il sottufficiale - Il mio approccio con lui fu molto semplice.

Gli dissi: sono un collega, mi chiamo Dario». «Quando sentì che ero un collega, mi disse subito: allora riuscirai a capirmi - prosegue Santaniello - Mi raccontò del suo disagio personale e familiare: non era riuscito a garantire un cenone di Natale alla sua famiglia, non era riuscito a comprare neanche un giochino ai suoi figli. Stava male perché tutti i suoi progetti di vita stavano saltando uno ad uno. Voleva lanciarsi giù però io lo lascia parlare, gli permisi di sfogarsi e al tempo stesso di farmi capire quale poteva essere in quel momento l'unico legame che ancora poteva avere con la vita. Riuscii a trovarlo, riuscii a fargli capire che i problemi si sarebbero potuti risolvere e proprio la sua famiglia fu l'aggancio che mi consenti di scendere con lui da quel tetto». Ore ed ore di addestramento, sotto tutti i profili, da quello comunicativo a quello psicologico, servono anche nel caso in cui la negoziazione va avanti per lungo tempo. Cosa che al maresciallo Santaniello è capitata in un circostanza, anche questa, non facile. Era il 1 luglio del 2015. «La trattativa è andata avanti per diciotto ore - spiega il maresciallo - Sono andato a Mercato San Severino dove una giovane mamma si era barricata in casa con le sue due figlie di due e quattro anni minacciando di uccidersi. È stata una negoziazione molto lunga e animata durante la quale la donna puntò anche un coltello alla gola della figlia più grande». E prosegue; «Vaneggiava, non faceva altro che dirmi che sentiva il vento, che voleva parlare con il Papa... Era in una condizione di grosso disagio psicologico: sono entrato in empatia con lei, l'ho fatta parlare, l'ho ascoltata e poi ho dovuto tirare fuori la mia autorevolezza per farle capire che doveva lasciare andare le figlie e farsi aiutare. E così è stato, la donna si è fidata di me, piano piano ha capito che aveva bisogno solo di aiuto... Infatti è stata aiutata dai sanitari ed oggi è serena e vive di nuovo con le sue bambine». E di lui si è fidato anche un pregiudicato di Pagani. Era il 2011 l'uomo era stato sgomberato da casa dai carabinieri della locale tenenza e perse la testa. «Prima scartavetrò la moglie - racconta il maresciallo Santaniello - causandole anche serie ferite poi si barricò al Comune minacciando di uccidersi. Tutti sapevano che aveva precedenti con la giustizia, aveva commesso anche un crimine, ferendo gravemente la moglie, ma nonostante ciò io sapevo che dovevo salvargli la vita e cercare di riportarlo alla ragione. E così è stato, anche qui dopo una lunga trattativa: lui che era stato messo fuori casa dai carabinieri si è fidato di un carabiniere. Certo, poi ha regolato i suoi conti con la giustizia ma questa volta nella consapevolezza». 

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Pazienza e correttezza. Per il maresciallo Dario Santaniello sono questi i fondamenti caratteriali di un buon negoziatore. Caratteristiche che, sorridendo, ammette di avere anche nella sua vita privata. Addestrato ad agire con calma e determinazione, è difficile per lui innervosirsi. Ciascun negoziatore ha con se una serie di strumenti da utilizzare. Elmetto e giubbotto antiproiettile, quindi non solo un megafono ma anche delle particolari radiotrasmittenti che, se lanciate, non si rompono. Queste servono per stabilire un contatto con il proprio interlocutore «ma prima di dargliela gli chiedo il permesso, solo se vuole». È proprio la volontà della persona difronte alla quale si ritrova a fare la differenza in qualsiasi negoziazione. Nell'ultimo anno, nel corso del 2020, è uscito in missione solo quattro volte e nella sua carriera è sempre riuscito («per fortuna», commenta) a risolvere brillantemente tutti i casi che gli sono stati assegnati. «Quando non studio e mi aggiorno - spiega il maresciallo negoziatore - formo i colleghi delle stazioni. Spiego loro i comportamenti da avere in situazioni limite e devo ammettere che qui nel Salernitano, nella realtà che io conosco meglio, i carabinieri sono tutti predisposti alla negoziazione: sanno ascoltare, sanno entrare in empatia con l'altro, sanno essere autorevoli». Ci sono poi le ore di addestramento in aeroporto, in chiave antiterroristica, per fare da cuscinetto nel gestire una eventuale crisi emergenziale e tutelare i cittadini. 

C'è un aspetto comunque che i carabinieri non trascurano e sono i disagi sociali. A Salerno il maresciallo Santaniello è intervenuto come negoziatore al pastificio Amato quando un creditore si è barricato all'interno dell'azienda mettendo i dipendenti sotto sequestro, nel caso di Salerno Pulita quando un dipendente minacciò di lanciarsi giù dal terrazzo con un bimbo in braccio, nel caso dei prof che si barricarono sul tetto del Provveditorato. Situazione che, nei mesi prossimi, potrebbero nuovamente verificarsi a causa della difficile situazione sociale ed economica.

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