Monsignor Scarano: «Caduto in un vortice di inganni, ma ho sempre detto la verità»

Monsignor Scarano: «Caduto in un vortice di inganni, ma ho sempre detto la verità»
di Petronilla Carillo
Martedì 19 Gennaio 2016, 09:10
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«L’inizio della fine, appena l’inizio... Ho pregato tanto perché il Signore illuminasse i miei giudici... e le mie preghiere sono state esaudite». Commenta così monsignor Nunzio Scarano l’assoluzione ottenuta ieri dal Tribunale di Roma. I giudici lo hanno ritenuto innocente, non riconoscendogli l’accusa di corruzione e ritenendo che il fatto non sussiste. Il fatto in questione, ricordiamo, è il rimpatrio dalla Svizzera di venti milioni di euro, operazione che lui aveva affidato ad un broker napoletano.

Con quale spirito affronterà ora gli altri procedimenti giudiziari nei quali è coinvolto a Salerno? 
«Ho sempre avuto piena fiducia nei giudici di Salerno, quindi li affronterò con grande serenità».

Alla luce di questa assoluzione pensa di voler rendere dichiarazioni spontanee in aula nel processo che a Salerno lo vede imputato con l’accusa di riciclaggio? 
«Non mi sottrarrò a nessuna prova. A Roma, quando fui sentito dai magistrati, dissi tutta la verità su quel che era accaduto. E sono stato creduto. Farò la stessa cosa anche a Salerno».

Furono proprio i giudici di Roma, nell’ambito dell’inchiesta sul rimpatrio, poi fallito, dei venti milioni di euro dalla Svizzera, a disporre per lei il carcere preventivo, a Regina Coeli. Ora che è stato assolto cosa si sente di dire ai magistrati che le hanno fatto vivere questa terribile esperienza? 
«A loro nulla...Ognuno è giudice della propria coscienza. Le mie sofferenze sono quelle di un cristiano e le offro a Dio come ho sempre fatto...».

Ora che tutto è finito ci può raccontare brevemente cosa è successo, e perché ha contattato il broker Giovanni Carenzio? 
«È tutto molto più semplice di quanto sia stato raccontato. Pensavo di fare bene nel tentativo di convincere Giovanni Carenzio a restituire le somme di cui si era illegittimamente impossessato. Speravo di rendermi utile a chi mi faceva del bene, a chi con le proprie ricchezze consentiva che io, a mia volta, facessi del bene a quanti ne avevano necessità. Sono stato desolatamente ingenuo e tutt’altro che uno scaltro banchiere, come invece sono stato più volte descritto, e così sono caduto in un vortice di inganni che hanno distrutto la mia vita ma non la mia fede».

Cosa pensa di tutte queste vicissitudini giudiziarie che la vedono coinvolto? 
«Penso che non sia giusto, penso che la giustizia dovrebbe avere profondità di giudizio, attenzione alla vita delle persone. Penso a quanti come me soffrono non per la giustizia ma a causa di essa».

Lei è sacerdote ma non più funzionario Apsa e non ha un ruolo nella Chiesa, una parrocchia ad esempio... Cosa pensa di fare nel prossimo futuro? 
«Lo stabilirà Dio, mi affido a lui come ho sempre fatto».

Lei ha conosciuto tanta gente importante, ha frequentato salotti vip. Da quando è stato arrestato fino ad oggi che è un uomo libero, chi le è rimasto davvero vicino? Insomma, chi è che in questi anni duri, in cui la sua vita è totalmente cambiata, non l’ha mai abbandonata?
«I miei familiari, la gente semplice che negli anni ho aiutato e che si è mostrata riconoscente anche solo con una parola di conforto». 

Cosa è per lei il perdono? 
«Tutto. È il fondamento della mia fede».

Lei da Roma fu trasferito a Salerno per motivi di salute. Dal carcere ai domiciliari, e ora le restrizioni sono cadute. Come vive oggi la sua città, Salerno? 
«Me la sto gustando, con quella semplicità di quando ero studente. Assaporando le sue bellezze, passeggiando e andando in bicicletta».

I suoi ringraziamenti a chi vanno? 
«A tutti quelli che in questi ultimi periodi hanno pregato per me, a Silverio Sica il mio avvocato, a quelli che mi hanno sempre creduto innocente».

Alla luce di quanto le è accaduto, vuole mandare un messaggio a qualcuno in particolare?
«Voglio solo ricordare a tutti che la giustizia umana può sbagliare ma la fede è una certezza».
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