Nuovi scavi al Tempio di Nettuno:
l'ipotesi di una seconda vita

Nuovi scavi al Tempio di Nettuno: l'ipotesi di una seconda vita
di Giovanni Chianelli
Venerdì 12 Aprile 2019, 08:30
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È primavera anche per i beni archeologici della Campania: per un sito che torna accessibile, un altro regala ritrovamenti inediti. È il caso di Villa Arianna a Stabia, che la mattina del 16 aprile riapre al pubblico, dopo la chiusa forzata di ottobre in seguito ai danni causati dal maltempo che aveva minato la copertura moderna dell'atrio; e quello di Paestum dove una nuova campagna di scavi, conclusa due giorni fa, sta portando a datare ai secoli IV e III a.C. ovvero più avanti nel tempo rispetto a quanto si credesse finora - l'enigmatica «casa dei sacerdoti», l'edificio che sorge nei pressi del tempio di Nettuno. Insomma, si prova a parlare di una «seconda vita» del santuario greco.
 
«Lo stesso nome, casa dei sacerdoti, è una di quelle denominazioni un po' anacronistiche alle quali si ricorre in mancanza di dati certi» spiega il direttore degli scavi e del sito archeologico, Gabriel Zuchtriegel. Da queste incertezze è nata l'idea di avviare gli ultimi scavi nel complesso anche perché, per la sua posizione accanto all'altare del tempio l'edificio deve aver avuto un'importanza centrale nelle attività rituali. La stessa divinità cui era titolato il santuario potrebbe non essere quella dei mari, perciò da tempo la dicitura è cosiddetto di Nettuno, come spiega Zuchtriegel: «Speriamo così di avere nuovi dati sul contesto più ampio del tempio, anche perché non conosciamo ancora la divinità alla quale era dedicato. Molto probabilmente non era Nettuno, ma forse Apollo o Hera, o chi sa».

Il senso più profondo è quello di una ridefinizione della mappa dei culti dell'epoca. Il direttore di Paestum a riguardo è molto diretto: «Sappiamo ancora poco della spiritualità e della religiosità magnogreche. Di solito si opera una sovrapposizione tra divinità greche e romane, ma non sempre è corretta. Giunone non è esattamente la versione romana di Hera ma è agganciata ai culti locale».
A fare da spia di una diversa datazione sono stati pezzi molto piccoli, rinvenuti ultimamente. I rilievi hanno portato alla luce alcuni frammenti di ceramica che non è possibile datare prima. E questi dati fanno intuire che la casa, dall'impianto irregolare e pavimenti in grandi basoli, fu costruita tra il quarto e il terzo secolo, ovvero tra la fase lucana e quella romana. Ancora Zuchtriegel: «In quell'epoca c'erano ancora dei Greci a Paestum, ma chi comandava erano prima i lucani, poi i romani. Con loro inizia quello che possiamo definire la seconda vita dei templi, i quali rimangono in uso ma subiscono una rivisitazione. Pare che la casa dei sacerdoti sia da inquadrare in questo processo di rivisitazione dell'antico santuario greco». Che si concluse con una radicale ristrutturazione, databile intorno al II secolo. Un pozzo che originariamente fu allestito in uno degli ambienti venne chiuso con materiali di risulta e resti di animali sacrificali, mentre in vari punti l'antico pavimento in basoli e terra battuta fu coperto da un altro in cocciopesto.

C'è però ancora molto da chiarire. Come il rapporto tra un forno scoperto al centro di uno degli ambienti e l'edificio, dal momento che gli archeologi si sono imbattuti in una stratigrafia sconvolta da vecchi interventi degli anni 50 del secolo scorso. Tuttavia la presenza di un punto di focolare non desterebbe stupore in un santuario antico: il sacrificio prevedeva il consumo degli animali immolati sull'altare. A proposito di cucina, i fondi che hanno consentito gli scavi provengono proprio dall'arte culinaria. Sono stati infatti raccolti con una cena organizzata dal consorzio Strade della Mozzarella che si è tenuta a Paestum lo scorso luglio, cui hanno partecipato chef di fama internazionale come Franco Pepe e Massimo Bottura. Ora però, annuncia Zuchtriegel, «servono ulteriori fondi perché lo scavo ha posto più domande di quante ne abbia risolte».
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