«Papà ucciso dal Covid ha salvato
tante vite ma ci negano il ristoro»

«Papà ucciso dal Covid ha salvato tante vite ma ci negano il ristoro»
di Monica Trotta
Mercoledì 16 Febbraio 2022, 08:17
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Non si è ancora ripresa da quella morte. E come se non bastasse è arrivata una notizia che di certo non l'aiuterà a superare il suo lutto. Il Senato ha bocciato l'emendamento al decreto Ristori che avrebbe dovuto assicurare un indennizzo alle famiglie dei medici che hanno perso la vita per il Covid.

Una decisione che ha aggiunto dolore al dolore di Carla De Pisapia. Il suo papà, Antonio De Pisapia, medico di famiglia a Cava de' Tirreni, è stato tra i primi dottori a morire per aver contratto il Covid durante il suo lavoro di medico.

Aveva 63 anni, stava sostituendo una collega, andava a casa a visitare i pazienti che avevano il virus non risparmiandosi nonostante il pericolo fosse in agguato. Ora quella decisione di non prevedere nessun ristoro arriva come uno schiaffo in faccia, che fa male, tanto male.

«Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni - racconta Carla De Pisapia, 26 anni, studentessa di Lettere all'Università di Napoli - Quel ristoro ci avrebbe fatto bene da un punto di vista economico visto che io e mia sorella Maria Rosaria studiamo ancora e facciamo tanti sacrifici per andare avanti. Ma ci avrebbe fatto bene soprattutto da un punto di vista morale. Abbiamo avuto soltanto una somma dal fondo raccolto dalla Protezione civile e per averla ci siamo dovute sottoporre ad un fuoco di fila di domande a volte piuttosto imbarazzanti».

De Pisapia è morto il 6 aprile del 2020 dopo un ricovero all'ospedale Ruggi di una decina di giorni: la pandemia era solo all'inizio, spesso i medici in quella fase hanno affrontato il virus e visitato gli ammalati senza vere neanche le protezioni adeguate. «Mia sorella lo invitava a stare attento, lui diceva di avere paura ma di doverlo fare per forza - racconta Carla De Pisapia - Diceva che se non andava lui dai suoi pazienti nessuno ci sarebbe andato. Quello che mi fa rabbia è che all'inizio mio padre e gli altri medici sono stati osannati come degli eroi, ora sono quasi dimenticati da uno Stato che invece dovrebbe tenere bene a mente quello che queste persone hanno fatto». De Pisapia era un dentista molto stimato che poi per seguire una tradizione di famiglia aveva deciso di dedicarsi anche alla medicina di base come la moglie ed il suocero. «Lavorava in uno studio associato e lo chiamavano per fare delle sostituzioni, così è stato anche durante il periodo dell'emergenza Covid. Non sappiamo come ha contratto il virus ma di certo non si è risparmiato, è stato vicino a tanti anziani aiutandoli in un momento di grandissima difficoltà in cui il virus era per molti versi quasi sconosciuto. Una cosa che mi conforta tantissimo è che ha lasciato un bellissimo ricordo tra i suoi pazienti, ne vedo sempre tanti al cimitero che portano fiori sulla sua tomba» racconta Carla. Il dolore più grande è che quando è morto il suo papà lei non è riuscita a dargli l'ultimo saluto come è successo a tutti i malati di Covid che sono morti da soli e senza nessun conforto in ospedale.

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«C'è stata solo una benedizione della salma e neanche un funerale vero, pochissime persone presenti, non c'erano colleghi, ne ho visto solo uno alla messa del trigesimo. Neanche la dottoressa che mio padre sostituiva si è fatta viva - prosegue nel racconto - Dopo un mese papà è stato ricordato durante una Messa al Duomo di Salerno e con una targa ricordo che è stata consegnata a noi familiari». Al danno si è aggiunta la beffa. Un giorno è arrivata a casa una raccomandata intestata al dottore De Pisapia. Carla è corsa alle poste per capire di cosa si trattasse. «Lo hanno scambiato per un no vax - racconta la studentessa - Era un lettera dell'Ordine in cui si chiedeva che papà si mettesse in regola con l'obbligo vaccinale. Ho chiamato ed ho chiarito, ho spiegato che mio padre era morto di Covid diversi mesi prima, si sono scusati naturalmente». Come vorrebbe una figlia che il suo papà morto per Covid fosse ricordato? «Lui era un uomo buono e semplice - conclude Carla - Dicevano di voler piantare degli alberi uno per ogni morto di Covid, non so se potrebbe essere il modo giusto. Mi basterebbe che fosse ricordato il suo lavoro di medico ed il sacrificio che ha fatto per salvare vite umane».
 

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