Aveva diritto al Reddito di Cittadinanza, 60enne assolto dall'accusa di truffa

Reddito di Cittadinanza
Reddito di Cittadinanza
di Nicola Sorrentino
Martedì 1 Agosto 2023, 13:26
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SARNO. Una piccolezza collegata al suo patrimonio immobiliare gli aveva fatto perdere il diritto al Reddito di cittadinanza. Al punto da essere persino condannato in primo e secondo grado a due anni di reclusione per truffa. La vicenda riguarda un uomo di 60 anni di Sarno, senza precedenti, che non aveva potuto beneficiare neanche delle attenuanti generiche durante i gradi di giudizio.

L'uomo è dovuto arrivare fino in Cassazione per ottenere l'assoluzione, grazie alla difesa e al lavoro del suo avvocato, Giovanni Falci. La sua tesi era stata condivisa anche dal procuratore generale della Suprema Corte. Tutto era partito da una verifica della Guardia di Finanza, che aveva scoperto che l'uomo aveva dichiarato come reddito immobiliare un valore pari a 21mila euro, dimenticando un sesto di quello di un altro immobile, di 250 euro.

Il limite massimo per il Reddito, invece, era di 30mila euro. Eppure, l'uomo era finito sotto processo e condannato in primo e secondo grado. I giudici avevano così motivato in relazione alla «falsa dichiarazione» sottoscritta dall'imputato nella documentazione presente, con il reato di truffa che aveva retto per due gradi di giudizio. 

La difesa, invece, aveva sottolineato come la legge punisce azioni che sono «al fine di», e cioè quando l'imputato dimostra l'intenzione di commettere la truffa e «indebitamente», senza dunque averne diritto. In questo caso per ottenere il Reddito di cittadinanza.

«Una legge che porta a effetti irragionevoli non è una legge razionale - ha spiegato in una nota il difensore - Dunque non solo una razionalità sistematica ma una razionalità pratica. Fino ad oggi abbiamo creato i concetti di falso innocuo e di falso inutile, quello di cui parilamo sarebbe un terzo tipo, il falso dannoso». Nel ricorso era stata rilevata la circostanza che l'Inps non avesse svolto i «dovuti acertamenti previsti dalla legge. Ci troviamo a discutere di questa vicenda non perché il mio assistito ha dimenticato di indicare un cespite nella autodichiarazione, ma perché l’Inps non ha svolto il dovuto accertamento. Questo istituto avrebbe dovuto controllare le domande e dopo disporre l’ammissione al beneficio. È evidente che questo non è avvenuto perché l’accertamento della Guardia di Finanza è consistito nella interrogazione telematica del sito dell’Agenzia del Territorio con il codice fiscale del mio assistot che l'Inps non ha fatto».

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