Reati ambientali, reflui industriali finivano nel Conte Sarno. condannato ad otto mesi imprenditore di Sarno. La sentenza è definitiva dopo il vaglio della Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa. L'imputato, di 67 anni, rispondeva di attività di gestione di rifiuti non autorizzata e di scarichi di acque reflue industriali, senza autorizzazione. I fatti risalgono al 2018. Nella difesa, l'imputato aveva sostenuto di essere finito a processo pur non essendo più rappresentate pro tempore della società.
I fatti - secondo la sua memoria - riguardavano un'epoca antecedente a quella contestata dalla procura di Nocera Inferiore. Secondo le accuse del pm, che hanno retto il vaglio della Corte d'appello di Salerno, l'imputato in qualità di rappresentante e gestore di una società agricola a Sarno, avrebbe permesso il deposito nelle vasche di sedimentazione nel piazzale esterno dell'impianto rifiuti liquidi quali percolato oltre che derivanti dallo stoccaggio degli scarti e dei prodotti di origine vegetale.
Vasche che risultavano, secondo indagini, colme di reflui. Inoltre, la seconda accusa riguarda l'immissione di reflui industriali nel canale di Conte Sarno, tramite una tubazione con sistema di bypass. Nel giudizio si era costituito parte civile il comune di Sarno. Secondo la Cassazione, dalla «conformazione dei luoghi, la tipologia di artifizi per effettuare lo scarico e le condizioni di estrema violazione del rispetto delle prescrizioni imposte per la gestione del sito (enormi volumi di pericolato maleodorante, non regimentazione delle acque del piazzale, mancata impermeabilizzazione, collegamento con il canale) non potevano non essere l'evidente risultato di una consapevole gestione "risalente" del sito».
In aggiunta, «il percolato derivante dallo stoccaggio degli scarti vegetali che avevano dato origine da un fenomeno di fermentazione che produceva percolato - illecitamente gestito - e odori maleodoranti, sono seri indici di un'attività protratta nel tempo con condotta perdurante e permanente al momento dell'accesso». Riguardo il ruolo dell'imputato, i giudici spiegano: «D'altra parte, occorre rammentare che, anche laddove si volesse prendere in considerazione l'assunto difensivo per cui l'imputato all'epoca dei fatti non era più formalmente in carica da un mese, ciò non lo esimerebbe da responsabilità penale certamente per le condotte illecite la cui permanenza era certamente iniziata durante la carica sociale». L'imputato è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali e alla rifusione delle spese sostenute dal Comune di Sarno.