Non tutti i mali vengono per nuocere. Per Vincenzo P. di Salerno essere finito per sbaglio nell’inchiesta su una rissa avvenuta nel carcere di Ariano Irpino, dalla quale è stato poi scagionato, ha rappresentato il punto di svolta per la sua situazione personale. Il trasferimento dal carcere avellinese a quello di Terni, per l’ex tossicodipendente salernitano detenuto per una condanna definitiva per spaccio, gli ha consentito di poter finalmente ottenere dal tribunale della Sorveglianza la scarcerazione e la detenzione ai domiciliari per motivi di salute. Il giovane uomo, ricordiamo, ha rischiato la cecità e i trasferimento di carcere gli ha causato la sospensione delle cure dopo un primo intervento ad un occhio e l’impossibilità di curare anche l’altro occhio.
Fino a qualche giorno fa quando i suoi legali di fiducia, gli avvocati Enzo Rispoli e Mirko Manzi, hanno ottenuto il provvedimento più volte richiesto. Quando difatti Vincenzo P. è arrivato a Terni i medici gli hanno diagnosticato una emorragia retinica al pronto soccorso. Una successiva visita oculistica ha evidenziato un emovitreo destro che deve essere curato con attrezzature e macchinari di cui il carcere non è dotato. Per il sanitario di Terni, dunque, le sue condizioni di salute erano incompatibili con il regime carcerario.
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Stessa conclusione alla quale erano giunti anche i medici che precedentemente lo avevano preso in cura anche se le richieste dei suoi legali erano poi rimaste inascoltate. In pratica l’uomo ha frequenti emorragie nel corpi vitreo che creano una patina sulla retina e che va costantemente monitorata. L’uomo, del resto, ha anche un ricovero già prenotato per fine aprile al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Sulla vicenda sono stati interpellati anche i carabinieri della stazione di Fratte, luogo di residenza di Vincenzo P., i quali non solo hanno sottolineato che l’uomo non ha legami con la criminalità organizzata ma anche che la madre si è resa disponibile ad accoglierlo in casa. Di qui il trasferimento da Terni a casa della madre a Salerno.
Il detenuto salernitano era stato operato ad uno dei due occhi soltanto qualche giorno prima della rissa avvenuta nel carcere di Ariano Irpino. Quando è scoppiata la guerra tra detenuti, lui ed era stato accompagnato in infermeria da un agente cellante perché gli doveva essere cambiata la medicazione. Individuato come uno dei partecipanti alla rissa e «salvato» dalle telecamere, Vincenzo P. era stato però trasferimento per motivi disciplinari a Terni.
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Da quelle accusa si è difeso e gli è stata riconosciuta l’estraneità ai fatti ma la lontananza dalla Campania, dove era stata attivata la pratica per fargli seguire un percorso terapeutico e un nuovo intervento, ha rischiato di causargli nuovi problemi agli occhi. L’uomo, difatti, era affetto da una patologia che lo avrebbe portato alla cecità se non importunamente curato. Dopo aver salvato il primo occhio, rischiava di perdere il secondo se non avesse avuto subito le cure del caso, Ora, dopo anni di battaglie, potrà curarsi.