Stalking a un marito e padre di famiglia perché non voleva una relazione con lei: condannata

La vittima è un uomo. La donna ha anche raccontato una bugia denunciando di aver subito violenza sessuale

Una donna che stalkerizza un uomo
Una donna che stalkerizza un uomo
di Viviana De Vita
Sabato 20 Gennaio 2024, 06:10 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 10:58
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Aveva perso la testa per quel 57enne sposato e padre di due figli così quando ha capito che lui non voleva saperne di lei, ha cominciato a perseguitarlo. Dieci mesi di reclusione per M.D.M., 50 anni di San Mango Piemonte, finita in un’aula di tribunale in seguito alla denuncia di un battipagliese vittima per circa un anno degli atti persecutori messi in atto dalla donna incurante della situazione familiare dell’uomo. La sentenza è arrivata ieri quando, all’esito del processo di primo grado, il giudice monocratico dottore Rossini ha sciolto la riserva comminando all’imputata, assistita dall’avvocato Cecchino Cacciatore, una pena lievemente inferiore a quella chiesta dal pubblico ministero all’esito della sua requisitoria. 

È l’ennesima vicenda di stalking approdata in sede giudiziaria anche se, questa volta, il ruolo del carnefice spetta al “gentil sesso” a dimostrazione di un dato che appare, ormai, acclarato: anche se non ci sono ancora statistiche ufficiali, sempre più uomini si dichiarano vittime di stalking denunciando atteggiamenti ossessivi da parte delle donne che li costringono a cambiare le proprie abitudini, staccare il telefono fisso, cambiare numero di cellulare e, nei casi più estremi, persino città. La vicenda, conclusasi con la sentenza di condanna, risale al periodo compreso tra il marzo 2019 e il marzo dell’anno successivo quando l’uomo, stanco di subire le continue angherie dell’innamorata respinta, denunciò la donna che era arrivata persino ad indirizzargli false accuse di violenza fisica e sessuale. Il fascicolo, affidato al sostituto procuratore Maria Chiara Minerva, racconta la classica storia di stalking, un copione visto già tante volte se non fosse che, ora, ad inscenare le condotte persecutorie, è una donna. Telefonate, messaggi dall’esplicito contenuto sessuale, minacce e pedinamenti. L’imputata, incurante della presenza dei figli e della moglie dell’uomo, si presentava nei luoghi generalmente frequentati dal 57enne: il posto di lavoro, la palestra e, persino, l’abitazione. Per l’uomo uscire di casa era diventato un incubo.

Nel capo di imputazione si parla persino di ripetute e mendaci denunce sporte dalla donna alla polizia giudiziaria con le quali la 50enne accusava l’uomo sia di violenza fisica che di violenza sessuale.

Le condotte dell’imputata, secondo il giudice che ha confermato l’impianto accusatorio, integrano il reato di stalking poiché, come si legge nel capo di imputazione, il 57enne è stato costretto a modificare il proprio modus vivendi, «in virtù dell’impossibilità oggettiva di condurre una vita quotidiana normale e libera senza permanere in un perdurante e grave stato di ansia e di timore per l’incolumità psico fisica di se stesso e della propria famiglia».

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