Una mostra al museo Tafuri tra le infiltrazioni e le puzze: «Pulisco tutto e poi riapro»

La nipote del fondatore riapre lo spazio dedicato alle antiche collezioni di ceramiche

Una mostra al museo Tafuri tra le infiltrazioni e le puzze: «Pulisco tutto e poi riapro»
Una mostra al museo Tafuri tra le infiltrazioni e le puzze: «Pulisco tutto e poi riapro»
di Barbara Cangiano
Venerdì 29 Settembre 2023, 08:21 - Ultimo agg. 10:00
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Quando sui social e nelle chat ha iniziato a essere diffusa la locandina della mostra di Narda Zapata, "Sussurri e grida", a cura del critico d'arte Stefania Zuliani, tutti gli amici del museo della ceramica Alfonso Tafuri di largo Cassavecchia hanno tirato un sospiro di sollievo, certi che il piccolo gioiello del centro storico, chiuso al pubblico da gennaio a causa di potenti infiltrazioni, fosse stato finalmente sottoposto a lavori di restyling. Ma purtroppo non è così. E nonostante un intervento dell'Asl e un verbale dei vigili urbani, il battibecco tra due condomini sui quali la struttura insiste, non ha ancora portato all'inizio di un intervento manutentivo. Parola di Simona Tafuri, nipote di Alfonso che nel 1987 lo fondò e che dal 1992 se ne prende cura affinché salernitani e turisti possano scoprire i tesori che custodisce e che tanto raccontano non solo dell'evoluzione della ceramica ma in particolare del nostro territorio.

«I lavori non sono mai iniziati e tutte le volte che provo a contattare gli amministratori, o non rispondono o, se sono fortunata, mi dicono che mi faranno sapere. Sono abbastanza sfiduciata perché tutto questo va avanti ormai da mesi e sto seriamente pensando di sobbarcarmi i costi dell'intervento per poi recuperare le somme. La parte pubblica ha fatto il suo dovere - spiega - L'Azienda sanitaria locale, dopo le mie rimostranze, ha provveduto a chiudere un tratto per evitare che le infiltrazioni peggiorassero e i vigili urbani, su sollecitazione dell'amministrazione comunale, hanno stilato una relazione piuttosto dettagliata.

So che è stato nominato un tecnico per effettuare le opportune verifiche, ma non si è ancora mosso nulla e non ho contezza di quello che accadrà in futuro». Nonostante questo, o proprio per questo, Simona Tafuri si è rimboccata le maniche, ha pulito la struttura, ha provveduto a rendere meno disagevoli possibile gli effetti delle infiltrazioni e ha deciso di aprire le porte all'arte e a tutti gli appassionati, non solo per metterli nelle condizioni di godere di un'esperienza molto particolare per Salerno, ma anche per far conoscere a tutti le condizioni in cui da ormai troppo tempo versa il museo. Una denuncia "politica" nel senso etimologico del termine, che si consuma su un terreno prettamente culturale, così come è nella filosofia e nelle origini del museo della ceramica.

Nei mesi scorsi Tafuri aveva inviato una nota all'amministrazione comunale, ai vigili urbani e all'Asl, per segnalare «la presenza di copiose infiltrazioni di acqua maleodorante all'interno dei locali, che impediscono l'esercizio delle attività rivolte al pubblico costituito in particolare da giovani studenti delle scuole del territorio. Tali infiltrazioni di scarico di latrina provenienti da un cunicolo malsano e pericoloso per la presenza, tra l'altro, di tubature in amianto, sito in vicolo Cassavecchia 23, vanno avanti da circa quattro mesi nonostante le insistenti segnalazioni ai vari amministratori dei condomini e proprietari di immobili circostanti - si legge nella nota - Il museo, inserito nel sistema di rete museale cittadino, è aperto al pubblico in alcuni giorni della settimana e durante le manifestazioni istituzionali. Pertanto si chiede un sollecito intervento per individuare le cause, i fattori di rischio e valutare misure restrittive nei confronti dei responsabili di tale situazione».

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Poi era arrivata una perizia affidata all'architetto Elisabetta De Rosa, nella quale si precisava che le infiltrazioni hanno provocato «ingenti danni all'ipogeo del museo dove sono custoditi pezzi di antiquariato di inestimabile valore storico ed artistico». Infine era sceso in campo Palazzo di Città, attraverso la consigliera comunale Antonia Willburger. Però la mediazione esercitata non sembra ancora aver sortito gli effetti sperati. «Per il momento siamo riusciti a garantire un minimo di agibilità - insiste Tafuri - Ma data la struttura dei locali di qui a breve ci ritroveremo a dover fare i conti con l'acqua maleodorante. Mi auguro che la situazione si sblocchi in tempi rapidi perché è una grande perdita per la città».
 

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