Il pomodoro come terapia, il testimonial è lo chef stellato

Il pomodoro come terapia, il testimonial è lo chef stellato
di Fiorangela d'Amora
Lunedì 15 Novembre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 25 Novembre, 14:46
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Lavorare la terra come terapia. È quello che quotidianamente fanno i ragazzi e uomini con disagio mentale della cooperativa Primavera. L'idea di una fattoria a km zero diventata in pochi anni una filiera di eccellenza. L'ultimo nato è il pomodoro San Marzano, eccellenza campana riprodotta tra Pompei e Castellammare e adottata dallo chef stellato Gennaro Esposito. Proprio le bottiglie e i barattoli prodotti dai giovani della cooperativa sono già utilizzati nel suo ristorante e saranno venduti sul suo nuovo sito di e-commerce. Mercoledì scorso il debutto del pomodoro Dop a Vico Equense, dove lo chef stellato ha organizzato un galà per raccogliere fondi per la riapertura dello storico cinema cittadino. Fattoria Zero arriva così tra i migliori produttori campani, accompagnato da Gennaro e dalla moglie Ivana.

I risultati di oggi sono un lavoro lungo anni e parte dall'associazione Comunità Terapeutica Maria Fanelli, che assieme alla cooperativa ha cominciato ad allevare bovini e produrre latte a Pimonte, fino alla costituzione, nel 2017, di un caseificio per la produzione di prodotti caseari tipici dei Monti Lattari. Nasce così Fattoria Zero, che nel 2016 ha ottenuto l'iscrizione nel registro delle Fattorie Sociali (Refas). La fattoria ha incrementato sempre più la qualità della sua produzione sia agricola che casearia, fino ad ottenere nel 2019 l'adesione al consorzio tutela Provolone del Monaco Dop per la produzione del famoso formaggio. Ora il San Marzano riprodotto a pochi passi dal Sarno dopo attente analisi prima della falda acquifera, assicurandosi che non fosse inquinata dal tristemente noto corso d'acqua e poi scegliendo il seme ordinario del pomodoro nato nell'agro nocerino sarnese. «Fattoria Zero è una fattoria a km zero - spiegano Carolina e Carmela Esposito della cooperativa Primavera - I prodotti sono coltivati, prodotti e commercializzati nel proprio territorio di provenienza.

Indica lo zero come un punto di partenza, una nuova vita per le persone con disagio che si impegnano nella cura di sé e dei prodotti legati al proprio territorio». 

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Dal disagio si riparte, iniziano una nuova vita e il reinserimento sociale. Succede così tra braccianti, cuochi e segretari della fattoria. Tutti impegnati per riportare sui binari giusti la propria vita, proprio come Eduardo, diplomato all'istituto d'arte a Sorrento, da qualche anno impiegato presso la segreteria della Fanelli. «La mia passione è l'arte - racconta il 34 enne - con lo psichiatra ho scoperto le potenzialità che credevo di aver perso. Da quando sono nella famiglia della Fanelli la mia settimana è impegnata a produrre e gestire». Annasara Vozza è tra gli operatori che seguono i pazienti e li indirizza, a seconda della propria inclinazione verso una mansione piuttosto che un'altra. «Eduardo veniva da una brutta depressione - spiega Sara - ora è compensato dal punto di vista farmacologico e ha una vita regolare in famiglia. Altri come Mario, assunto come bracciante, riescono anche a vivere con una compagna e ci raggiungono prendendo mezzi pubblici». Il lavoro in comunità dura tre anni: «Da Striano prendo il treno da solo per raggiungere i campi della fattoria - spiega Mario - ora conosco i tempi della semina, della potatura e talvolta pulisco le verdure che vendiamo a km zero». Mario ha 50 anni ed è un paziente psichiatrico, il più giovane è Gianluca che ha 20 anni ed è affetto dal disturbo dello spettro autistico. Il suo sguardo non incrocia mai quello degli altri, il suo sorriso è il premio più grande per le educatrici, dolcezza e comprensione per la mascotte del gruppo che sistema le bottiglie del nuovo prodotto di eccellenza.

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