Esordisce così Giulio Adriani, accompagnato dalla sua incredibile storia, nel raccontare la sua folle vita. Scardinando sin da subito la narrazione, talvolta forzata, di chi è venuto dal niente, dalla povertà assoluta, spesso soltanto millantata.
Figlio di una famiglia “bene”, studente universitario brillante, dottore in economia e commercio. Ma animato da due passioni enormi, anzi tre: il surf, il mare e, in qualche modo, di conseguenza, la pizza.
Inizia a dare una mano nei weekend, poi le sere si moltiplicano, poi ancora gli impasti. L’amicizia con Antimo Caputo, le miscele di farina, i lunghi viaggi intorno al mondo. E le tavole, certo. Quelle che si guadagna senza chiedere nulla al padre, che prima lo critica, perché non lo capisce. E che dopo lo sostiene, lo apprezza, lo ammira.
Giulio giocherella con un cocktail poggiato sul bancone del suo Rosie Pizza Bar, a Bushwick, New York. Sa preparare anche i drink, ha fatto mille corsi. Spalla a spalla con il suo socio Aurelio Petra, un attimo dopo è di nuovo a Washington, all’angolo del 1350 Florida Avenue NW dei suoi Lucy Bar e Slice & Pie a destreggiarsi tra altri calici e tra i ritagli quadrati di una pizza “Detroit style” che, con la sua crosticina di bordi di formaggio, fa impazzire tutti i ragazzi della zona. Le atmosfere e le pareti pop del locale sono una bomba, e superata la soglia dell’aperitivo sembra di stare in un club alla moda. “Cool”, come dicono da queste parti. Figo.
Figo com’è Giulio, con i suoi capelli rasati, con i suoi cappellini, e con la sua barba grigia, di chi ne ha un bel po’ da raccontare. Dai successi agli eccessi, persino a qualche sbandata, di chi però ha saputo come tornare in pista, come tornare a correre.
«Ti ho visto a Las Vegas», «Ma non eri a Bali?», «Quando vai alle Hawaii?».
È così che gli parlano perché Giulio è sempre ed sempre stato un po’ altrove. Altrove ma qui, con l’Italia nel cuore.
«Mi manca tutto», dice forte e chiaro, mentre ammette di voler tornare.
Nel frattempo si tiene in equilibrio, ogni tanto si alza in piedi e grida. Proprio come su una tavola da surf, proprio come la vita che s’è scelto.
E pensare che, mentre cala la notte sulla capitale degli Stati Uniti d’America, tutto è cominciato con una pizza, tutto è cominciato in una famiglia normale, addirittura benestante, con un «adesso scendo e vado a guadagnarmi un po’ di soldi extra».
Miracoli del cibo più buono del mondo. E di un campione di personalità positiva.
Buon vento, Giulio. Tra onde, mondi, pizze, tavole e amici: sempre più in alto.