Pizza e surf, l’incredibile storia di Giulio Adriani

Figlio di una famiglia “bene”, studente universitario brillante, dottore in economia e commercio. Ma animato da due passioni enormi, anzi tre: il surf, il mare e la pizza

Pizza e surf, l’incredibile storia di Giulio Adriani
di Luca Marfé
Sabato 2 Dicembre 2023, 18:21
3 Minuti di Lettura
WASHINGTON - «Ho cominciato a fare il pizzaiolo per comprarmi le tavole da surf».

Esordisce così Giulio Adriani, accompagnato dalla sua incredibile storia, nel raccontare la sua folle vita. Scardinando sin da subito la narrazione, talvolta forzata, di chi è venuto dal niente, dalla povertà assoluta, spesso soltanto millantata.

Figlio di una famiglia “bene”, studente universitario brillante, dottore in economia e commercio. Ma animato da due passioni enormi, anzi tre: il surf, il mare e, in qualche modo, di conseguenza, la pizza.

Inizia a dare una mano nei weekend, poi le sere si moltiplicano, poi ancora gli impasti. L’amicizia con Antimo Caputo, le miscele di farina, i lunghi viaggi intorno al mondo. E le tavole, certo. Quelle che si guadagna senza chiedere nulla al padre, che prima lo critica, perché non lo capisce. E che dopo lo sostiene, lo apprezza, lo ammira.



Giulio giocherella con un cocktail poggiato sul bancone del suo Rosie Pizza Bar, a Bushwick, New York. Sa preparare anche i drink, ha fatto mille corsi. Spalla a spalla con il suo socio Aurelio Petra, un attimo dopo è di nuovo a Washington, all’angolo del 1350 Florida Avenue NW dei suoi Lucy Bar e Slice & Pie a destreggiarsi tra altri calici e tra i ritagli quadrati di una pizza “Detroit style” che, con la sua crosticina di bordi di formaggio, fa impazzire tutti i ragazzi della zona. Le atmosfere e le pareti pop del locale sono una bomba, e superata la soglia dell’aperitivo sembra di stare in un club alla moda. “Cool”, come dicono da queste parti. Figo.

Figo com’è Giulio, con i suoi capelli rasati, con i suoi cappellini, e con la sua barba grigia, di chi ne ha un bel po’ da raccontare. Dai successi agli eccessi, persino a qualche sbandata, di chi però ha saputo come tornare in pista, come tornare a correre.

Mostra un po’ di foto che parlano da sole e abbraccia tutti i suoi amici.


«Ti ho visto a Las Vegas», «Ma non eri a Bali?», «Quando vai alle Hawaii?».

È così che gli parlano perché Giulio è sempre ed sempre stato un po’ altrove. Altrove ma qui, con l’Italia nel cuore.

«Mi manca tutto», dice forte e chiaro, mentre ammette di voler tornare.

Nel frattempo si tiene in equilibrio, ogni tanto si alza in piedi e grida. Proprio come su una tavola da surf, proprio come la vita che s’è scelto.

E pensare che, mentre cala la notte sulla capitale degli Stati Uniti d’America, tutto è cominciato con una pizza, tutto è cominciato in una famiglia normale, addirittura benestante, con un «adesso scendo e vado a guadagnarmi un po’ di soldi extra».

Miracoli del cibo più buono del mondo. E di un campione di personalità positiva.

Buon vento, Giulio. Tra onde, mondi, pizze, tavole e amici: sempre più in alto.

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