Gino Paoli: «Mi sparai perché avevo tutto. Ornella Vanoni mi insegnò il sesso. Oggi le cantanti hanno successo perché mostrano il sedere»

Venerdì 15 Dicembre 2023, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 15:31 | 1 Minuto di Lettura

Il carcere

Tornando al suo mancato suicidio, «il mio amico della vita - racconta il cantautore genovese a il Corriere della Sera - Arnaldo Bagnasco, era semmai convinto che fossi depresso per l’incidente stradale in cui era rimasto ucciso un giovane musicista. Io invece penso che la molla decisiva sia stata la guerra». Si la guerra: «Uno dei miei primi ricordi è la fila dei cadaveri allineati sul ponte di Recco». Suo papà comandava il sommergibile Fratelli Bandiera, sua madre era nata suddita dell’Impero austriaco, a Monfalcone. Lui ha lo stesso nome di suo nonno, operaio all’altoforno di Piombino. Cresciuto tra le bombe, con i nazisti che lasciano Genova senza radarla al suolo. Cresce imparando a tirare di boxe. «Mio padre mi disse: se le buschi, ilresto te lo do io. Nella Genova del dopoguerra saper fare a botte era una necessità». Fece a pugni anche con Felice Maniero: «Memo Remigi mi disse:“Sei matto Gino a fare a pugni con il capo della mala del Brenta?”. In galera invece sono finito io, ma un’altra volta: picchiai uno che stava bastonando un cane».

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