Una sfida femminista nel Medioevo di Scott

Una sfida femminista nel Medioevo di Scott
di Titta Fiore
Domenica 10 Ottobre 2021, 11:43
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Parla di temi contemporanei come lo strapotere maschile, il coraggio delle donne e la fragilità della giustizia «The Last Duel», il kolossal in costume di Ridley Scott ambientato sul finire della Guerra dei Cent'anni, scritto e interpretato dai gemelli diversi di Hollywood, Matt Damon e Ben Affleck, affiancati da Adam Driver e Jodie Comer. Già presentato fuori concorso all'ultima Mostra di Venezia e in uscita il 14 ottobre nelle sale distribuito dalla Disney, il film si ispira al libro del 2004 di Eric Jager (Bur Rizzoli) e, sulla base di dati storici, romanza ipotesi a lungo dibattute sull'ultimo duello autorizzato nella Francia del quattordicesimo secolo tra il cavaliere normanno Jean de Carrouges (Matt Damon) e lo scudiero reale Jacques Le Gris (Adam Driver), favorito della corte e del cugino dei re, il potente conte Pierre d'Alencon (Matt Damon).

Due amici diventati acerrimi rivali da quando la moglie del primo, Marguerite (Jodie Comer), accusò l'altro uomo di aver brutalmente abusato di lei, affrontando a viso aperto un processo rischiosissimo: se il marito fosse stato sconfitto sul campo, infatti, lei sarebbe stata arsa viva come spergiura. Il MeToo ai tempi del Medioevo. Dice Damon in collegamento zoom con il resto del cast: «La storia era potente, ma volevamo raccontarla in un modo che la rendesse davvero interessante, e così abbiamo pensato di affrontarla dal punto di vista dei tre protagonisti, indagando la verità di ciascun personaggio in altrettanti capitoli. E solo nell'ultimo la donna, considerata in tutti gli ambienti dell'epoca una figura marginale, assume una statura da vera protagonista. Ci sembrava che la sua fosse l'unica vicenda meritevole di essere raccontata, volevamo mettere in luce l'incredibile carattere che mostrò mentre veniva interrogata e umiliata in modo insopportabile».

Per una donna che cercava di far sentire la propria voce in quei tempi violenti, che non aveva alcuna posizione giuridica senza il supporto del marito, la posta in gioco era altissima. Anche per questo, spiega Affleck, il film doveva prendere una posizione netta. «Per tanti aspetti si tratta di un film femminista e sono orgoglioso di aver fatto parte del progetto.

Per secoli la donna è stata considerata proprietà degli uomini, passava dalle mani del padre a quelle dello sposo e le violenze erano frequenti anche tra i nobili, soffocate nel silenzio dalle stesse vittime per non rischiare reputazione e vita. Lavorando alla sceneggiatura abbiamo scoperto che molti aspetti del patriarcato formale del quattordicesimo secolo sono ancora presenti in modo residuale, e a volte sostanziale, nella società di oggi. The Last Duel è anche un atto di accusa contro i meccanismi, incardinati nella cultura occidentale, di un potere che non si fa scrupoli di usare corruzione e violenza per i propri fini».

Giovanissimi e talentuosi, Matt Damon e Ben Affleck vinsero insieme l'Oscar per la sceneggiatura di «Will Hunting - Genio ribelle». «Negli anni Ottanta eravamo due ragazzi che avevano letto tanto e buttato giù migliaia di pagine, molti di quegli scritti sono rimasti nel cassetto», dicono. Per il segmento di Marguerite hanno voluto della partita la sceneggiatrice Nicole Holofcener: «Della nostra eroina si sapeva poco: che aveva dei talenti e una forte personalità, che era triste perché non riusciva ad avere un bambino. Penso di essere riuscita ad arricchire il film con la mia prospettiva femminile, fornendo uno sguardo e una prospettiva diversi, ma senza forzature». Nelle scene più delicate sul set era presente un «intimacy coordinator» e gli autori si sono avvalsi della consulenza di associazioni che aiutano le vittime di violenze sessuali. Spiega Holofcener: «Dopo lo stupro, il mondo di Marguerite cambia per sempre».

Tutti sono entusiasti della spettacolare regia di Ridley Scott, abituato a girare ogni scena con numerose cineprese. «Per me è stato davvero entusiasmante, non si sapeva in quale momento saremmo stati ripresi e questo ha creato un senso di urgenza e di immediatezza grandioso» racconta Ben Affleck. E Jodie Comer, nota per la serie «Killing Eve»: «È importante che il pubblico, assistendo a ciascuna prospettiva, creda totalmente al personaggio che racconta la storia in quel momento. E Ridley è un maestro in questa tecnica, vederlo all'opera è stato molto divertente. Dal canto mio, ho cercato soprattutto di rappresentare Marguerite fedelmente, di non tradire il suo coraggio».

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