Anastasio si racconta: «Penso libero e rappo forte. Maradona? Citavo Sorrentino»

Anastasio si racconta: «Penso libero e rappo forte. Maradona? Citavo Sorrentino»
di Federico Vacalebre
Sabato 15 Dicembre 2018, 12:02 - Ultimo agg. 13:19
5 Minuti di Lettura
Aveva promesso «La fine del mondo» e ci si è trovato in mezzo. (Marco) Anastasio, 21 anni, da Meta, un «day after» così proprio non se lo immaginava: ha sbancato la dodicesima edizione di «X Factor», secondo i pronostici della vigilia, e poi si è trovato in un ambaradam che non poteva nemmeno immaginare: tutti lo cercano, tutti lo vogliono, tutti sono pazzi di lui da sempre, anche se magari non è vero. Giovedì notte, dopo la vittoria su Naomi Rivieccio, ha dormito un'oretta e poi è stato travolto da interviste, dirette radio e tv, una conferenza stampa lunghissima, anche perché è finita in politica, per suoi like a Trump, a Salvini, persino a Casa Pound si sussurra.

Cominciamo da qui, Marco, così ci togliamo il dente: sei di destra, sovranista, fascista?
«Mi fa sorridere questa storia, mi danno fastidio le strumentalizzazioni. Mi piace informarmi e mi ritengo un libero pensatore, per me può dire una cosa giusta persino Salvini, così come Renzi. Guardo a quello che uno dice, non alla persona che lo dice. Alle ultime elezioni ho votato scheda bianca. Le mie posizioni non sono di destra e io non sono fascista, né comunista. La politica oggi è caos, si è ribaltata, la sinistra parla di temi sociali in chiave liberista, la destra si occupa di lavoratori. Sono un libero pensatore, mettiamola così, e rappo forte. Capisco di essere diventato un personaggio pubblico, ma voglio continuare a scrivere e dire quello che penso. Mi danno fastidio le strumentalizzazioni, sapere che Casa Pound mi ha condiviso sui social provando a mettere il cappello sulle mie idee. Mi fa girare le palle che la svastica disegnata in un cesso, citata nel mio pezzo L'adolescente, venga letta come indizio di non so che cosa».

Dovrai farci l'abitudine. Se è per questo, qualcuno ha iniziato a sospettare anche che tu sia Liberato: appena sei uscito dal talent show di Sky, e hai riavuto lo smartphone, il rapper misterioso è ricomparso, annunciando un concerto il 22 giugno 2019 a Roma.
«È il gioco in cui mi sono ficcato. Ho detto che mi piace essere frainteso ma, magari, non troppo».

Più confuso o felice?
«Confuso di sicuro, felice pure. L'ho detto pochi momenti dopo la proclamazione da vincitore: non so dove mi sono ficcato».

Hai anche detto grazie a Diego Armando Maradona, mostrando un tatuaggio con la sua effige.
«Per me lui è un mito, un personaggio epico. E poi, nel mio piccolo, era una citazione di Sorrentino nella notte degli Oscar. El Pibe è iconico, un rivoluzionario, e io sento il fascino della rivoluzione. Pieno di contraddizioni, rappresenta perfettamente Napoli: genio e sregolatezza all'ennesima potenza».

Un altro dei tuoi miti, il subcomandante Sarri, ti ha fatto i complimenti.
«Lui è straordinario, ha fatto tantissimo per il Napoli».

Tifoso?
«Tifosissimo».

Come va a finire quest'anno?
«Con la Juve credo non ci sia partita, ma l'Europe League è alla nostra portata».

E con Ancelotti come la mettiamo?
«Mi piace, ha saputo fare tesoro di quello che aveva fatto Sarri e a ogni partita ci stupisce con un gioco diverso».

Veniamo finalmente alla musica. Hai iniziato presentandoti a delle selezioni organizzate dalla Music Commission Campania. Hai inciso «Come Maurizio Sarri» facendoti chiamare Nasta. Poi hai incontrato Luciano Chirico, il discografico napoletano che è oggi al tuo fianco. Ma come è iniziato tutto?
«Io vengo da Meta, non proprio la mecca dell'hip hop: eravamo in due o tre a rappicchiare quando, a 15 anni, mi sono ritrovato a fare freestyle davanti a un negozio. È cominciata così».

Come era nata la passione? Chi ti aveva fulminato?
«Il Caparezza di Le dimensioni del mio caos».

Come te, Capa è «altrimenti rapper», punto di incontro tra l'hip hop e i cantautori.
«È vero, io sono cresciuto ascoltando anche De Andrè».

E in gara hai riletto De Gregori («Generale» ti ha meritato i suoi complimenti), Fossati, Battiato, oltre ai Pink Floyd.
«Mi ci sentivo dentro bene: non sono tipo da cover, se non avessi reinventato quei pezzi facendoli miei non avrei potuto affrontare la gara».

Mamma, papà e sorelle che cosa ti hanno detto?
«Niente ancora, chi ha avuto il tempo di chiamare a casa?».

«La fine del mondo», il tuo ep, è quarto nella classifica dei singoli e già Disco d'oro. Ma ora ti aspetta un contratto e un album vero. Ci stai già pensando?
«Di pezzi a terra ne ho, ma... calma, adesso viene Natale, Capodanno e l'Epifania e io voglio casa mia. Poi ci pensiamo».

Il tuo rap è poco sintonizzato con quello, più o meno trap, dilagante, che sfoggia esperienze da strada, parla di droghe, troie, gioielli e sciroppo per la tosse.
«Io sono cresciuto a Meta, nel paradiso terrestre della Costiera sorrentina: come potrei fingere di essere un ragazzo di strada? La scrittura è la mia vita, non la trasformo in un falso».

Alle tue spalle un'altra napoletana, la ventiseienne soprano pop Naomi Rivieccio, forse il personaggio più cresciuto durante lo show di Sky, mai seguito come quest'anno: 2.824.000 spettatori medi (13% di share) per la finale, la più vista di sempre. E la più votata di sempre: 11.400.000 voti.
«Naomi è straordinaria, musicalmente dava punti a tutti noi, è diplomata al conservatorio di Salerno. Con lei c'era complicità: è bello vivere in una casa dove si parla dal sardo al fiorentino fino al persiano. Bello soprattutto perché poi c'era lei, scugnizza come me: avevamo un linguaggio in codice».

A proposito: il tuo rapporto con il dialetto? E con il rap napoletano?
«La mia napoletanità sta alla base dell'efficacia del mio flusso di parole, della mia relazione diretta con la musica e le persone, anche se ho scelto l'italiano e non conosco bene il dialetto. Sul fronte dell'hip hop newpolitano adoro I.E.N.A., l'album del 2011 di Clementino: divertente, stiloso, potente».

Hai fatto un pensierino per Sanremo?
«Non esco da una gara tritatutto per entrare in un'altra gara, ancora più tritatutto».

Nemmeno se ti chiama Claudio Baglioni e ti invita?
«Se mi chiama Claudio Baglioni lo ringrazio molto e gli spiego che mi aspetta Meta, capirà. È uomo di mondo. Tra l'altro mi mancano solo tre esami alla laurea in Scienze agrarie, ambientali e forestali: sono assolutamente intenzionato a finire, appena avrò un po' di tempo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA