Sanremo 2022, c'è la Rappresentante di lista: «La fine del mondo merita un'ultima notte passata a ballare»

Sanremo 2022, c'è la Rappresentante di lista: «La fine del mondo merita un'ultima notte passata a ballare»
di Federico Vacalebre
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 12:00
5 Minuti di Lettura

L'anno scorso si erano fatti conoscere a Sanremo con «Amare», un up tempo travestito da ballad, «queer pop», avevano spiegato Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, la premiata coppia che si nasconde dietro La Rappresentante di Lista, alludendo «a un suono senza genere, senza generi, come dovrebbe essere l'amore, il sesso, la vita». Quest'anno fanno il bis con un «Gioca jouer filosofico», azzarda il polistrumentista parlando di «Ciao ciao», «Un pezzo che è la fine del mondo», rilancia la cantante. Una fine del mondo tutta da ballare, in pieno, sfrenatissimo, disco revival anni 70/80. Roba da Studio 54 versione Claudio Cecchetto, con una linea di basso pulsantissima, un ritmo tribale e un retrogusto amarissimo, apocalittico: «Con le mani con le mani ciao ciao, con i piedi con i piedi ciao ciao, con le gambe con il culo, coi miei occhi ciao ciao» dice il ritornello, musica leggerissima per esorcizzare la fine imminente. Al primo ascolto uno dei brani migliori questa edizione.

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Perché avete deciso di tornare subito al Festival?
Mangiaracina: «Per chiudere un ciclo importante, iniziato all'Ariston l'anno scorso e continuato con l'album, il romanzo, il tour».
Lucchesi: «Volevamo mostrare un'altra faccia del nostro suono fluido e liquido, per dirla alla Baumann: aggrediremo il palco».

E per farlo avete scelto di ballare sulle nostre tombe: «Questa è l'ora della fine/ romperemo tutte le vetrine./ Tocca a noi, non lo senti/ come un'onda arriverà/ me lo sento esploderà, esploderà./ La fine del mondo è una giostra perfetta/ mi scoppia nel cuore la voglia di festa». Sembra di essere nel vostro romanzo «Maimamma».
Lucchesi: «Nel libro la protagonista Lavinia sa di aspettare un bambino in un pianeta destinato a svuotarsi entro un anno, è costretta a rivedere le sue priorità.

Ma come le rivedremmo noi le nostre priorità se sapessimo che ci aspetta la fine, una guerra mondiale? Danzando sino all'ultimo respiro, sfrenandoci in un'orgia, continuando a vivere come se nulla fosse?».

Il brano suggerisce una risposta fisica, immediata, a cui allude in qualche modo anche un altro brano in gara a Sanremo, quello di Dargen D'Amico, quando suggerisce un semplicissimo «Fottitene e balla».
Mangiaracina: «Noi, però, da cantautori impegnati, non ce ne fottiamo, anzi ci pensiamo su, balliamo ripartendo dalla fisicità, uno dei capisaldi della nostra poetica. Siamo di fronte a un disastro in cui puoi metterci di tutto, dalla pandemia all'ecocidio planetario e ritrovare il corpo significa ritrovare un senso, ripartire da quello».

Quanto «Gioca jouer» c'è nel ritornello?
Mangiaracina: «Nella scrittura non ci avevamo pensato però... ci può stare. Ma un Gioca jouer filosofico, esistenzialista, apotropaico».

E quanto dei Rem di «It's the end of the world as we know it (and I feel fine)», diventato «A che ora è la fine del mondo?» con Ligabue?
Lucchesi e Mangiaracina: «Quella di Michael Stipe è una delle nostre band preferite di sempre e quel pezzo... certo che c'entra, non per le sonorità, ma per il bisogno di capire che cosa farebbe ognuno di noi di fronte all'apocalisse prossima ventura».

E quanto di Donatella Rettore, con cui l'anno scorso rileggeste all'Ariston «Splendido splendente»?
«Lei è un altro nostro punto di riferimento, icona del suono italiano più innovativo e provocatorio. Noi l'abbiamo riportata a Sanremo a 27 anni dalla sua precedente apparizione. Ora ci ritroviamo in gara con lei e Ditonellapiaga, curiosi di ascoltare Chimica».

Performance e look particolari?
Mangiaracina: «I ricordi di infanzia di Veronica ci hanno suggerito un look da carnevale di Viareggio, maschere comprese. Siamo sopravvissuti al nostro primo Festival, ora, pagata l'ansia da prestazione, vogliamo divertirci e divertire».
Lucchesi: «Dopo il debutto in un Ariston vuoto, speriamo in un bis nel teatro pieno. Ma è tutto bello già da questi giorni, con il progetto Festival che ci mette insieme in tanti, ci trasforma in una supercrew, una famiglia unita dalla musica».

E dal bisogno di non ritrovarsi positivi.
«È vero, sempre con le mascherine, tanti tamponi e poche uscite, sempre rispettando tutte le precauzioni: basta che uno di noi prenda il Covid per rovinare il lavoro di tanti. Ma evitiamo le paranoie, altrimenti non ci divertiamo più».

La Rappresentante di Lista come duo queer pop nel Sanremo di Drusilla Foer.
«Ci siamo dati un nome al femminile per dire sin da quel momento come la pensiamo sul fronte del gender, dei diritti lgbt+. E aspettiamo di applaudire Drusilla».

Un album in arrivo?
«Pensiamo a un repack di My mamma con l'aggiunta del brano di quest'anno, di un singolo come Vita e qualche pezzo dai live estivi».

L'anno scorso siete arrivati undicesimi. A che posizione mirate?
«Una giusta per muovere i piedi, le mani, il culo, i pensieri».

Deciso che cosa farete nella serata delle cover?
Lucchesi: «Top secret, ma sarà una roba pazzesca. Ripescata dagli anni 60». 

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