Cinque anni fa è diventato nonno di Salvatore, figlio di Francesco. Ora è nata la sorellina Nina, mentre la secondogenita Annachiara aspetta, per maggio, Antonio: «L'anno prossimo avrò più nipoti che figli». Energico, positivo, appassionato, sempre «fiducioso nella forza dell'amore», Sal Da Vinci amplia la famiglia e, ancora di più, quella d'arte che lo accompagnerà nella sua nuova avventura, «Masaniello revolution», titolo natalizio dell'Augusteo, al debutto stasera e in replica fino all'8 gennaio, primo dell'anno compreso, alle 2 del mattino. In scena, tra gli altri, Fatima Trotta, Ernesto Lama, Francesco Da Vinci, Carlo Caracciolo, Giusy Attanasio, Antonio Fiorillo, Marco Palmieri, Thayla Orefice, Andrea Iovino. A essi si aggiungono 10 ballerini e 12 popolani, «tutti giovanissimi, 18-20 anni, alla loro prima esperienza importante. Come sempre, tento di aiutare gli artisti di talento che hanno difficoltà a lavorare». Dopo (con Fatima), Sal riprenderà «La fabbrica dei sogni», che girerà l'Italia in tournée (al Diana in maggio) e registrerà un nuovo disco: «Dedicherò un omaggio a Pino Daniele, con un suo brano sottovalutato degli anni 80, in un duetto sorprendente».
Sono i numeri a definire kolossal la nuova commedia musicale, scritta ancora con Ciro Villano: «Vedrete...
Ma chi era questo personaggio che ancora tanto rappresenta la Storia e la cultura della città? «Uno del popolo, che mise la propria vita in piazza, ma non era pronto a confrontarsi col potere; uscì dal seminato, perse il contatto con la realtà. Soltanto dopo la sua morte la gente capì le sue ragioni, ne raccolse i resti e lo celebrò con il funerale. Ma non è servito a nulla. Sono trascorsi 400 anni e la situazione non è molto diversa. Io immagino un Masaniello di oggi, Tommaso, che è sposato con Bernardina, apre un negozio in piazza del Carmine e subisce le stesse vessazioni di allora. Lo spettacolo comincia nel Seicento, per poi volare improvvisamente ai giorni nostri». Non è un caso, perciò, che Francesco Da Vinci interpreti proprio il Masaniello originale: «Io lo vedo come un grillo parlante, come la coscienza di Tommaso che tenta di metterlo in guardia. Anche oggi esistono tanti Masaniello, almeno in potenza. Poi, però, i meccanismi del potere non permettono loro di esprimersi».
Il personaggio storico fu vittima di se stesso e del potere. E il suo? «Farà vincere l'amore su tutto. Noi siamo vento che passa. Ci illudiamo di essere immortali, indispensabili, impegnati. E invece no. Oggi ci guida la tecnologia, che infastidisce l'anima con i suoi telefonini, ci distrae, ci induce ad ascoltare meno le persone care, a stare meno con i nostri figli. Alla fine, l'unico sentimento che può salvare il mondo resta l'amore. Ecco perché ho voluto un finale diverso. Questo spettacolo è una revolution per la musica, le coreografie, le luci da stadio, la scenografia, la compagnia in scena. E lo è perché rivoluzionario è, innanzitutto, l'amore».