«Christian» su Sky Atlantic: i miracoli di un bullo con le stimmate

«Christian» su Sky Atlantic: i miracoli di un bullo con le stimmate
di Titta Fiore
Mercoledì 26 Gennaio 2022, 12:00
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Un picchiatore con le stimmate, un piccolo criminale della periferia romana più degradata colpito da un dono pesante come una maledizione, è il protagonista di «Christian», la prima serie supernatural-crime all'italiana. Ovvero pulp, ma con ironia. Liberamente ispirata a una graphic novel di Claudio Piersanti e Lorenzo Mattotti («Stigmate», Logos ed.), prodotta da Sky Original e Lucky Red, andrà in onda dal 28 gennaio su Sky Atlantic e Now e promette colpi di scena fino all'ultimo istante. Nei panni del protagonista c'è Edoardo Pesce, già David di Donatello per «Dogman»: è lui lo scagnozzo della Città-Palazzo, ambientata nel chilometrico Corviale («volevamo un luogo che diventasse iconico come le Vele di Scampia per Gomorra», dicono i registi Stefano Lodovichi e Roberto «Saku» Cinardi), che si guadagna da vivere menando le mani agli ordini del boss del quartiere, Lino (Giordano De Plano), quasi un fratello, essendo i due stati cresciuti dalla stessa donna, Italia (Lina Sastri). «Christian è un ragazzo molto semplice, un personaggio con venature pasoliniane cui ho dato alcune caratteristiche mie, come l'ironia, per alleggerire un po' la storia» dice Pesce. «Gli sono affezionato perché non è cattivo, non è avido, il massimo della sua felicità è far star bene la madre malata di Alzheimer, quando gli capita questo dono-sortilegio si chiede perché proprio a me, e ora che ci faccio?». 

E così, le mani che gli servivano per picchiare cominciano a fare miracoli. Una sera gli capita di resuscitare Rachele (Silvia D'Amico), una vicina tossica finita in un'overdose letale, e niente sarà più come prima.

Sulle sue tracce si metterà un postulatore del Vaticano, Matteo, incaricato di verificare se quelle di Christian siano vere stimmate o una frode. Claudio Santamaria, che lo interpreta, spiega: «Nel mio personaggio ci sono diversi riferimenti biblici: è un po' San Tommaso, un po' Isacco messo alla prova dal Signore, un po' Arcangelo Gabriele. Vive un conflitto che lo dilania, insito nel mistero della fede. Anche lui ha le sue stimmate». E per restare ai «supereroi all'amatriciana», come li definiscono Lodovichi e Cinardi, quanto c'è del suo Jeeg Robot in Christian? «Jeeg è stato un apripista, da anni aspettavamo di riaprire le porte al genere, abbandonando le storie che ruotano intorno all'ombelico degli autori e attingendo a quello che sappiamo fare meglio: raccontare storie che uniscono realismo e divertimento, secondo la lezione della commedia all'italiana». Ha dei modelli, «Christian»? Lo sceneggiatore Valerio Cilio: «Essenzialmente i maestri della commedia Monicelli, Risi, Scola e i loro grandi protagonisti Manfredi e Sordi con i loro personaggi portatori di traumi, pasticcioni inadeguati alla realtà che vivono». Il regista Stefano Lodovichi: «Non ci confrontiamo con i grandi misteri della Chiesa, alla Dan Brown, ma con i piccoli misteri delle vite di ciascuno. Abbiamo anche giocato a prenderci in giro, ecco la nostra cifra». 

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Come reagirà il mondo cattolico, si temono polemiche? «Abbiamo sempre trattato questi temi con rispetto, senza avere la pretesa di dare delle risposte, siamo tranquilli» spiegano registi e sceneggiatore. «Da credente non trovo nulla di irrispettoso in una storia che tratta temi profondi come il mistero della fede con delicatezza» aggiunge Lina Sastri, che regala al ruolo di Italia tutta la sua intensa umanità. Non usa mezzi termini Edoardo Pesce: «Se qualcuno si offende, tanto meglio, sarà tutta pubblicità». Naturalmente, la vita di Christian verrà stravolta dalla consapevolezza dell'incredibile potere che gli permette di compiere miracoli sulla varia umanità che gli gira intorno. E lo stupore iniziale di tutti si trasformerà ben presto nella paura del richiamo sovversivo di tale potere, della sua pericolosità. Ma alla fine lui, Pesce, crede nei miracoli? «Diffido un po' dei messia, troppo divisivi, però credo nei piccoli miracoli quotidiani che la gente fa per tirare a campare».

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