Draghi e sesso, così iniziò la guerra civile: arriva «House of the dragon»

Draghi e sesso, così iniziò la guerra civile: arriva «House of the dragon»
di Francesca Scorcucchi
Venerdì 12 Agosto 2022, 08:33 - Ultimo agg. 13 Agosto, 17:21
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Per i fan di «Il trono di spade» l'attesa è quasi finita. Dal 22 agosto su Sky e Now arriva «House of the dragon», prequel della famosissima serie, basato sul romanzo Fire and blood dell'autore della saga, George R.R. Martin.
Gli appassionati si ritroveranno così di nuovo proiettati nel continente di Westeros, duecento anni prima delle vicende narrate in «Trono di spade». Gli showrunner Ryan Condal e Miguel Sapochnik hanno lavorato fianco a fianco con lo scrittore per portare sullo schermo questo altro pezzo della storia, che descrive le tensioni che porteranno alla guerra civile, conosciuta come la danza dei draghi, con un argomento di discussione in più rispetto al romanzo originale, ovvero il tema del patriarcato e della preclusione delle donne ai posti di potere.

In dieci puntate «House of the dragon» racconterà, infatti, la battaglia per la linea di successione al Trono di Spade che si verificherà quando la primogenita del re Viserys (Paddy Considine), la principessa Rhaenyra (interpretata da Milly Alcock nella versione più giovane e da Emma D'Arcy in quella adulta) vedrà il suo trono minacciato dal figlio maschio che la giovane matrigna Alicent Hightower, (interpretata da Olivia Cooke da adulta e da Emily Carey da giovane) ha dato al re.

«È il racconto delle vicende di esseri molto umani, capaci di grandissime debolezze», dice George R.R. Martin che ha partecipato attivamente alla produzione, «esseri capaci di fare cose buone e di fare cose pessime, persone piene di coraggio e persone codarde.

Sono questi i personaggi che amo di più. In questo prequel si vedrà come il seme della guerra è quasi sempre piantato in tempo di pace».

L'idea di una successione contesa fra fratello e sorella però non arriva dallo scrittore ma dalla produttrice Alexis Raben, che ha pensato che un racconto in cui gli uomini si oppongono fermamente all'idea di una donna al potere, tanto da preferire la distruzione del regno a una regina al potere, avrebbe conferito un accento di modernità alla storia. «E noi tutti siamo stati subito d'accordo», conferma Ryan Condal.

Intanto, se ce ne fosse stato bisogno, la curiosità è ancora cresciuta quando Matt Smith, che è stato il principe Filippo in «The crown» e che ora interpreta il contendente al trono della principessa Rhaenyra, suo fratello Daemon Targaryen, ha rivelato particolari sulle scene di sesso nella serie. «Se a domanda dovessi rispondere, direi che per me ce ne sono anche troppe», ha detto in conferenza stampa. La produzione però mette le mani avanti rispetto alle polemiche che erano sorte anche durante la messa in onda di «Trono di spade» per le violenze e gli abusi sessuali raccontati nella storia. «Non ce ne sono nella prima stagione di questo prequel», assicura Miguel Sapochnik, «siamo consapevoli dei tempi che stiamo vivendo e di come Hollywood sia cambiata rispetto a dieci anni fa, quando la serie originale ha preso avvio. Questa poi è una storia molto differente da quella di allora. In Trono di spade raccontavamo tempi di guerra e si sa che con la guerra la violenza, qualunque tipo di violenza, la fa da padrona. Ora invece raccontiamo un tempo che prelude la guerra ma comunque pacifico. Raccontiamo di personaggi che vivono sotto lo stesso tetto. Queste storie dunque sono per forza molto differenti». Ma, rassicurano ancora gli showrunner, «saranno comunque storie assolutamente rispettose dell'eredità della serie originale e delle aspettative dei fan. Non è un prequel solo per il gusto di tornare sull'argomento. Daremo al pubblico quello che vuole, solo non nella forma che si aspetta».

Paddy Considine, che interpreta re Viserys, intanto ammette un errore di carriera fatto qualche anno fa, quando disse di no proprio a «Il trono di spade», senza nemmeno leggere il copione: «Ricordo di aver detto no grazie senza aver mai dato un'occhiata, semplicemente basandomi sul fatto che c'erano dei dragoni coinvolti. Non sono un grande fan del genere fantasy ma poi ho capito che la serie riguardava molto altro. Quando sono stato costretto a casa dalla pandemia, nonostante la mia iniziale resistenza ho guardato tutte le stagioni con la mia famiglia, ed è stato proprio allora che ho ricevuto la chiamata per il prequel. Questa volta non ho fatto lo stesso errore e ho detto immediatamente di sì».

«Volare su un drago è stato divertente», ha detto Matt Smith che ha la parte del principe Daemon e che ha passato ore in groppa a una creatura meccanica mossa da un telecomando che simulava uno dei ferocissimi esseri alati simbolo della dinastia.

Cruciale nella storia è l'amicizia tra Alicent Hightower (Olivia Cooke) e la principessa Rhaenyra Targaryen (Emma D'Arcy) e il caos che consegue quando la pretesa di Rhaenyra al Trono di Ferro è contestata dando il via a una guerra civile: la «Danza dei Draghi». «Queste due donne sono molto più forti assieme, ma il patriarcato le ha divise. Sono state abituate ad essere merce di scambio per tutta la vita quando in realtà sono molto di più e capiscono, via via che la serie va avanti, che hanno questo potere, questa forza e determinazione», ha detto la Cooke alla presentazione della serie all'Academy Museum of Motion Pictures.

Del resto, come spiega Casey Bloys della Hbo, i Targaryens sono probabilmente «la famiglia più disfunzionale» mai uscita sulla rete, «più dei Roy di Succession, dei Soprano, dei Fisher di Six feet under».
«House of dragon», che nelle parole di Sapochnik potrebbe diventare un'antologia vista l'ampia messe di materiale non usato nel romanzo di Martin, non è la sola serie fantasy che accompagnerà i fan verso la fine dell'estate: su Amazon uscirà il 2 settembre «Signore degli Anelli: l'Anello del Potere», ma gli showrunner non sembrano essere preoccupati dalla possibile sovrapposizione: «Spero che entrambe le serie funzionino, che trovino la loro base di fan e che ci siano vaste sovrapposizioni di queste basi», ha detto Condal, in linea con Sapochnik, secondo cui «l'unione fa la forza».

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