Patti Smith a Pompei: «Ma penso di ritirarmi, ho voglia di scrivere»

Patti Smith a Pompei: «Ma penso di ritirarmi, ho voglia di scrivere»
di Federico Vacalebre
Martedì 26 Luglio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 18:00
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Riaprendo le porte di Pompei al rock (cosa buona e più che giusta), Gabriel Zuchtriegel ha paragonato Patti Smith, che inaugura alle 21 il suo minitour italiano proprio nel teatro grande degli scavi, ad Antiloco e Saffo: «Come i poeti classici tenta di dire con parole antiche qualcosa di nuovo».

Un gran bel complimento, Patti, per la poetessa del rock'n'roll.
«Molto di più di un complimento. Ringrazio con tutto il cuore, cercherò di essere all'altezza del compito. Vivo, scrivo, canto, fotografo nel presente, guardando al futuro con la consapevolezza di quanto di buono e bello, ma anche di brutto e violento, viene dal passato, dalla Storia».

Prima volta a Pompei?
«No, l'ho visitata in passato, ma mio figlio Jackson non l'ha mai vista.

Intanto gli ho mostrato, a partire dalla Cappella Sansevero, uno spicchio di Napoli, una delle mie città preferite nel mondo: dalla metropoli più viva e vivace alle rovine di una civiltà che fu. Da americana questo tuffo nella storia mi è prezioso e me lo concedo ogni volta che posso. Stavolta l'occasione è davvero straordinaria».

A proposito di America: che cosa succede negli Stati Uniti?
«Siamo una nazione profondamente divisa, anzi spaccata. C'è chi gioisce della sentenza della Corte suprema sull'aborto e chi torna in strada per difendere i diritti delle donne. C'è chi continua ad armarsi e chi si batte per mettere sotto controllo le armi che insanguinano le nostre strade. Ma su tutto, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, il Paese non è unito, e non so se e come tornerà mai ad esserlo. La crisi economica, morale, lavorativa ci attanaglia, ma esiste anche una crisi filosofica, politica, di ideali, di valori. Io, pur essendo nata a Chicago e cresciuta artisticamente a New York, non mi sento americana, giro così tanto il mondo da ritenermi un'artista internazionale: viaggio molto sono ispirata da diverse culture».

E la Patti globetrotter come vede il mondo, pazzo e insaguinato, in cui viviamo?
«Le guerre, non solo quelle in Ucraina, mi spezzano il cuore: arrivano in casa nostra con le tv e i telefonini, ma mentre i villaggi intorno a Kiev bruciano, il fuoco è ovunque: quello delle guerre, quello degli incendi, quello che toglie il respiro a Madre Terra. È lei che urla per prima, è la natura che soffre per prima, chissà quando daremo retta a quelle grida».

Crede ancora che il popolo abbia il potere di cambiare tutto questo? «People have the power» abbiamo cantato così tante volte appresso a lei, stringendo il pugno e forse anche gli occhi.
«Certo. Credo davvero e ancora e per sempre che la gente abbia quel potere: dobbiamo cambiare indirizzo al pianeta. Ma non bastiamo lei ed io, non basta una manifestazione di cento persone, uno sciopero di mille persone, un corteo di diecimila persone, servono milioni di persone in movimento per cambiare. Il popolo ha il potere ma non lo usa, e io non capisco perché: la battaglia sarà dura, ma è necessaria per dare un futuro a chi verrà dopo di noi, ai nostri figli, ai nostri nipoti».

Suo figlio Jackson in questo tour (domani a Roma, il 29 a Stresa e il 31 a Cervia) l'accompagna alla chitarra. Poi ci sono il fido Tony Shanahan al basso e Seb Rochford alla batteria. Che scaletta ha in mente?
«Un mix di musica e poesia, di rock and roll e di ballate, di divertimento e di consapevolezza. Voglio essere ispirata dalla cornice straordinaria ed ispirare chi verrà a condividere le nostre emozioni: farò in modo che sia una notte memorabile, quella di Pompei».

Progetti? Un disco, un nuovo libro, magari di fotografie?
«Lavoro sodo a nuova musica in questo periodo, ma... devo decidere cosa voglio fare della mia vita, del mio futuro. Ho 75 anni e non so se a 76 sarò ancora su un palco. Voglio avere il tempo di scrivere nuove canzoni, nuove poesie, nuovi libri».

Pensa davvero di ritirarsi?
«Non voglio essere pessimista, ma l'età c'è, è venuto il momento di decidere che cosa farò nel resto del tempo che mi rimane».

I suoi amati Rolling Stones se ne vanno in tour alla vigilia degli 80 anni. Non vuole imitarli?
«Jagger è un performer, un animale da palco, io una poetessa che fa rock and roll ed ha bisogno di tempo per scrivere le sue poesie e il suo rock and roll. C'è vita anche fuori dal palco, e l'ho già dimostrato una volta». 

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