Dallara, sogno F1 per due ingegneri campani

Dallara, sogno F1 per due ingegneri campani
di Marco Perillo
Lunedì 23 Gennaio 2017, 13:45
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Dal 1988 al 1992 la Dallara, azienda automobilistica emiliana, fondata nel 1972 a Varano de' Melegari, ha gareggiato in Formula 1. Un rapporto che negli ultimi anni è ricominciato: nel 2016 ha fornito il telaio alla Haas ed è in atto una collaborazione con la Ferrari. Parliamo di un'azienda la cui vettura è tuttora tra le più affidabili nei campionati F3 e le cui forniture sono il fiore all'occhiello dei tornei IndyCar, Indy Lights, GP2, GP3, World Series by Renault e Super Formula. Tra i giovani ingegneri progettisti che vi lavorano ci sono due ragazzi campani, il napoletano Luca Arcione e il casertano Andrea Fiore, entrambi trentenni.

Una passione non da poco per i motori, quasi insolita se coltivata in una regione prevalentemente dedita al calcio. Arcione si occupa del progetto Haas Racing Formula 1 ed è impegnato sui componenti del sistema sospensivo, alcune zone del telaio e dell'attrezzatura per l'omologazione della cellula di sopravvivenza. Fiore, invece, è concentrato sulla progettazione di diversi componenti di automobili sportive e di attrezzature per la loro produzione, montaggio e omologazione. Ma come sono riusciti a entrare in una casa automobilistica così prestigiosa? «Potrebbe sembrare stranissimo ma ho semplicemente inviato il mio curriculum e sostenuto un colloquio in videoconferenza comodamente da casa - racconta Arcione -. Probabilmente avrà influito in parte anche l'aver partecipato al progetto Formula Sae, che in molte aziende viene valutato in maniera molto positiva». «Sono stato contattato dalle risorse umane di Dallara, che avevano trovato il mio CV sul sito Almalaurea, e mi hanno proposto uno stage» è stato il destino di Fiore. «Il successo maggiore che ho conseguito è quello di aver trasformato la mia passione per le vetture da competizione in un lavoro» racconta Luca. La difficoltà maggiore che ho incontrato è stato il distacco da Napoli e l'approdo in un tranquillo paesino della val Ceno. «Vedere realizzato qualcosa pensato da me - spiega Andrea - vederlo montato in vettura e vedere la vettura competere e portare risultati ti fa sentire parte di qualcosa di grande. Le difficoltà e gli imprevisti ci sono sempre, soprattutto all'inizio capita anche di sbagliare qualcosa e starci male: l'importante è non abbattersi, porre rimedio e imparare dai propri sbagli». In Emilia la vita è diversa, ma non è dura. «Basti pensare che il 90% dei nostri compagni universitari lavora in zona, nelle più prestigiose case automobilistiche del mondo - assicura Arcione -. E mi dicono che in catena di montaggio la lingua più parlata è il napoletano. Gli interni in pelle delle Lamborghini sono realizzati per la maggior parte da ex guantai partenopei. Tutto questo, anche se con un pizzico di rammarico, appaga».

Ma come nasce la passione per la F1 in Campania? Spiega Fiore che «fin da bambino sono sempre stato appassionato di auto. Le imprese di grandi piloti come Senna, Villeneuve e Schumacher mi hanno fatto sognare e mi hanno spinto ad inseguire il sogno di lavorare in questo settore così competitivo. E quando la passione è forte non c'è confine che tenga». «Sono nato e cresciuto in una famiglia dove si mangiava pane e benzina - spiega Arcione -. Mio padre il giorno dopo la mia nascita invece di acquistare le classiche cose per un neonato, comprò un sidecar. Perché in quel momento il suo vero problema era come facciamo ad andare in moto ora che siamo in tre?».
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