Mondiali, argento nella staffetta per l'Italia col quartetto Gabbrielleschi-Bridi, Paltrinieri-Acerenza

Podio per gli azzurri a Doha: nella staffetta arriva la medaglia d'argento

Mondiali, argento nella staffetta per l'Italia col quartetto Gabbrielleschi-Bridi, Paltrinieri-Acerenza
Mondiali, argento nella staffetta per l'Italia col quartetto Gabbrielleschi-Bridi, Paltrinieri-Acerenza
di Piero Mei
Giovedì 8 Febbraio 2024, 14:49 - Ultimo agg. 19:07
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E’ “Grand’Argento”, ma sempre argento è, e quel metallo è amaro di natura. Figurarsi quando, come è successo stamattina ai mondiali dell’acqua a Doha, lo prendi per appena due decimi di secondo. E’ stato per questo distacco, il classico batter di ciglia, che il quartetto azzurro (nell’ordine Giulia Gabbrielleschi, Arianna Bridi, Gregorio Paltrinieri e Domenico Acerenza) ha visto l’oro affondare nel mare freddo del Porto Vecchio. Due decimi di secondo dopo poco più di un’ora di faticata a mare: 1h03:28.00 il crono dei quattro australiani nella 4x1500, 1h03:28.02 il tempo con cui la mano di Acerenza ha chiuso il compito. L’oro che sembrava preso, fino all’imbuto conclusivo, quella specie di strettoia che porta alla piastra da schiaffeggiare, veniva preso in pugno da Kyle Lee, nuotatore australiano nato in Zimbabwe e trasferito in Australia quando aveva sei anni, avviato al nuoto con lo scopo preciso di socializzare con quel nuovo mondo.

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Lo diceva Greg

Le cose, fino a quel punto, quell’attimo, erano andate tutte come da programma. La Gabbrielleschi aveva tenuto d’occhio e sotto mano la prima australiana, poi Arianna Bridi aveva perso solo qualche secondo in più dietro alla “cangura” Gobecka. Toccava il pontone per il cambio di staffetta e toccava a Paltrinieri.

Greg si tuffava con un ritardo di 19 secondi sull’australiano di turno. Il suo nuoto era furente, un martello pneumatico. Alla fine della sua frazione Paltrinieri aveva 3 secondi di vantaggio. E vai Mimmo. Gred guardava dal molo: «L’australiano è il più veloce allo sprint, se ci arrivi insieme negli ultimi venti metri ti batte» diceva commentando in presa diretta. «Ne abbiamo parlato tanto con Mimmo».

Acerenza lo sapeva: ha tentato. Ha tentato prima di togliersi dai piedi quel Kyle Lee, ma quello gli stava in scia, ora un po’ discosto, ora come l’ombra se Mimmo fosse stato in piedi. L’azzurro ci provava, ma quello niente. Nell’imbuto ha cercato pure il mestiere: stringerlo al bordo per non farlo nuotare. Ma niente: quello era un’anguilla e la sua mano toccò per prima. «Brutte parole non si possono dire in diretta tv, vero?» sorrideva deluso Acerenza. «Ho chiesto scusa ai miei compagni. Ho cercato di destabilizzarlo, ma quello resisteva, sapevo che era difficile staccarlo, era scritto. Certo, l’oro è più bello, ma l’argento va bene, però perdere all’ultima bracciata…». E qui taceva per dirsi silenziosamente tutte le brutte parole che non aveva potuto esternare.

Vasca, eccolo

«E’ una grande staffetta in ogni caso» faceva Paltrinieri: cinque gare del genere al mondiale negli anni e Italia cinque volte sul podio. «Non è che se hai vinto l’oro, lo rivinci. Lo sport non è così». Ed è già domani: «Io sto bene, la preparazione l’ho un po’ più mirata sulla vasca, vorrei provare a fare due buone gare». Le cercherà la prossima settimana, 800 e 1500, nuoto in corsia. I suoi compagni di azzurro nuoto sono appena arrivati a Doha ed hanno già provato la vasca. Il ct Butini pensa al malloppo di qualificare per Paigi tutte le staffette.

I conti per Parigi

Il nuoto artistico farà domani, venerdì, i conti per Parigi quando, sommando le classifiche del duo e della squadra, al termine della finale dell’esercizio libero per quest’ultima, le classifiche di duo e team, compresa la routine acrobatica. Il conteggio è sufficientemente astruso quasi quanto il nuovo regolamento, i basemark e via dicendo. La semplificazione non è di questo mondo sedicente “artistico”. Il duo, Linda Cerruti e Lucrezia Ruggiero, comunque, si è classificato settimo nella finale di oggi conclusa sotto il segno delle gemelle: oro alle sorelle Wang, cinesi, argento alle sorelle De Brouwer, olandesi. Nei preliminari di squadra l’Italia ha chiuso sesta, il Canada da tener d’occhio con pallottoliere o calcolatrice, è nono. Un brivido in più per i supporters d’Italia tra i quali tre papà di tre atlete: vestono, simpaticamente, una t-shirt chi bianca, chi rossa, chi verde.

Se fosse Grecia ...

Il Setterosa avanza nel torneo saltando gli ottavi e passando direttamente ai quarti grazie alla vittoria di oggi sul Canada per 12 a 8. Nella sfida dentro o fuori dovrebbe toccarle, secondo le proiezioni, la Grecia: un’occasione che le azzurre aspettano per “vendicare” la recente sconfitta di Eindhoven agli Europei, sfida per il bronzo che avrebbe significato Parigi conquistata. Bisognerà farlo a Doha…

Tom a Parigi

Ce l’ha fatta Tom Daley. L’ex bambino prodigio inglese che dava del tu ai tuffatori cinesi e che è stato due anni lontano dalla piattaforma, è tornato con la voglia di andare a Parigi perché glielo ha chiesto il figlio Robbie: «Voglio vederti tuffare dal vivo». Ed ha conquistato la carta olimpica nel sincrotuffo dalla piattaforma. I cinesi hanno vinto il solito oro (non gli è scappato un colpo finora) ma Tom, le unghie smaltate con il disegno della Union Jack, ha trascinato il compagno Noah Wlliams all’argento a 48 punti dai cinesi e al pass da amore paterno. Niente da fare per i due azzurri, Larsen e Timbretti, ma era chiedere loro la luna. Sono finiti decimi. Era una finale da grandi nomi: Gary Hunt, che si tuffa anche da 27 metri, inglese diventato francese proprio per fare le Olimpiadi che ancora tengono out il “grande brivido”, che si piazzava 19esimo, e l’australiano Cassiel Rousseau, che insegue il nonno Michel, che fu olimpionico, anche se da francese e nel ciclismo, curiosamente proprio a Melbourne ’56, si è classificato ed ha preso il pass. Era andata bene, nel singolo da 3 metri, a Chiara Pellacani ed Elena Bertocchi che, decima e diciassettesima, sono entrate nella semifinale di domani. Non hanno preoccupazioni olimpiche: sono già qualificate.

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