Euro 2020, final four a Wembley:
resiste l'asse Johnson-Ceferin

Euro 2020, final four a Wembley: resiste l'asse Johnson-Ceferin
di Francesco De Luca
Mercoledì 23 Giugno 2021, 07:00 - Ultimo agg. 19:13
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Per Ceferin, l'avvocato sloveno presidente dell'Uefa da cinque anni, l'unico problema per la finale di Wembley riguarda l'accesso di 2.500 suoi ospiti che dovrebbero non sottoporsi al protocollo dopo lo sbarco a Londra, evitando la quarantena di 5 giorni. Sulla questione sollevata da Draghi, Macron e Merkel nessun commento. Anzi, uno: «Si gioca a Londra». E proprio ieri è arrivata la conferma che per le tre partite della Final Four vi saranno 60mila spettatori, il 75 per cento della capienza dello stadio simbolo del calcio. Dunque, Ceferin va oltre la variante Delta, perché il rapporto con il premier inglese Johnson è saldo e va difeso a tutti i costi. Due mesi fa, quando vi fu il caso Superlega, dal 10 di Downing Street partì il supporto decisivo all'Uefa per evitare che scoppiasse la bomba. «Sono contento che il governo britannico stia pensando ad alcune leggi per proteggere il futuro evitando che si realizzi la Superlega», spiegò Ceferin, dopo aver scoperto il piano che aveva avuto tra i principali ispiratori l'amico Agnelli, presidente della Juve e (allora) dei club europei. 

L'impalcatura creata da 12 società inglesi, spagnole e italiane crollò in meno di 48 ore proprio perché Johnson mise spalle al muro i sei club della Premier: Arsenal, Chelsea, Liverpool, Manchester City, Manchester United e Tottenham. La minaccia fu esplicita: rinunciate subito alla Superlega o scatteranno provvedimenti durissimi, fino alla revoca dei permessi di soggiorno per i calciatori stranieri. E la mossa venne molto apprezzata da Ceferin, che trovò nel premier inglese il migliore alleato possibile per respingere quell'assalto. La FA, la federcalcio inglese, ovviamente con il parere favorevole di Johnson, ha poi recentemente inflitto ai sei club della Premier che tentarono il golpe una sanzione totale di 22 milioni di sterline (poco meno di 26 milioni di euro) e ne ha minacciato un'ulteriore di 25 milioni a testa (poco meno di 30 milioni) se tornassero sui loro passi, a cui andrebbe aggiunta una penalizzazione di 30 punti in classifica. 

Il governo inglese è stato molto attivo nell'organizzazione di Euro2020.

A inizio marzo, quando il numero dei contagiati si era significativamente ridotto in Gran Bretagna, aveva anche offerto la disponibilità per ospitare tutte le 51 partite. Poi le vaccinazioni hanno messo in sicurezza i Paesi dell'Europeo itinerante (una formula che non piace a Ceferin, probabilmente anche perché decisa dal predecessore Platini) e le partite si sono giocate secondo il calendario previsto. Johnson ha l'intenzione di portare i Mondiali 2030 in Inghilterra e Irlanda, quelli del centenario. E per riuscirvi sarà fondamentale il supporto di Ceferin. «Sarebbe una cosa fantastica», ha detto il premier, che approfitterà della Final four - semifinali e finale dal 6 all'11 luglio - per presentare il suo progetto ai vertici della Fifa, prima di ufficializzare la candidatura. 

Ceferin aveva pensato di trasferire la finale europea da Londra a Budapest prima che il governo inglese desse il via libera sui controlli light per i 2500 ospiti dell'Uefa, tra politici, sponsor e vip di tutto il mondo. E adesso blinda l'ultimo appuntamento di questo torneo dove vi sono stati più casi politici, come la vicenda di Monaco di Baviera con la richiesta del sindaco della città tedesca, Dieter Reiter, di illuminare con i colori dell'arcobaleno l'Allianz Arena per Germania-Ungheria di stasera, un segnale a sostegno della comunità Lgbt e anti Orban, dopo che il governo ungherese ha approvato una legge sul divieto di propaganda gay per i minori di 18 anni. «Il calcio non può permettere di essere usato per scopi politici», ha commentato Ceferin respingendo la proposta. Barcellona e Juve, due dei club superstiti nella Superlega (il terzo è il Real Madrid), hanno messo i colori dell'arcobaleno nei loro simboli, ovviamente in polemica con l'Uefa che ha minacciato (senza attuarle) pesanti sanzioni nei loro confronti. Nella decisione su Monaco di Baviera ha pesato il ruolo di uno dei vicepresidenti Uefa: Sandor Csany, proprietario della più importante banca ungherese, patrimonio stimato da Forbes in 1,3 miliardi di dollari e amicizie molto influenti nella finanza, nella politica e, ovviamente, nel calcio. 

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