Roberto Mancini non ha mai smesso di puntare su Ciro Immobile. Ed anche in finale, c'è da credere che il ragazzo di Torre Annunziata avrà il suo spazio. Certezze non ce ne sono, perché è lo stesso Immobile a non averne date. Perché questa è un'Italia che vince senza attaccanti, o meglio: senza un bomber. Sono due le reti della punta della Lazio, così come due sono i gol messi dentro da Insigne, Chiesa, Locatelli e Pessina. Una cooperativa in fase offensiva in questo Euro 2020 in cui l'Italia ha già eguagliato un record. Considerando Europei e Mondiali, infatti, solo nel 2006, nel 1982 e nel lontano 1934 l'Italia ha messo a referto 12 reti come in questa edizione della kermesse continentale. Un dato che, tra l'altro, constatando l'esito dei precedenti, può lasciare un ulteriore sorriso sul volto del ct Mancini.
Nelle 5 gare (su 6 disputate dall'Italia) nelle quali è stato schierato, Immobile è rimasto in campo per 391 minuti, pari al 65% del tempo di permanenza degli azzurri sul terreno di gioco. Minuti spesi, soprattutto, a tirare: con 3.4 conclusioni in media a gara, l'attaccante cresciuto nel Sorrento, è (fonte dati Whoscred.com) il sesto calciatore dell'Europeo per conclusioni provate verso lo specchio della porta. I tentativi ci sono: manca, però, la giusta freddezza, il giusto cinismo. Sono, infatti, solo 0.6 a gara i tiri che centrano lo specchio della porta: gli altri terminano sul fondo o vengono ribattuti prima di poter entrare nell'area di porta. Alla fase realizzativa vanno aggiunti i due assist, quello nella gara inaugurale con la Turchia e quello, fondamentale, contro la Spagna per la rete di Chiesa. L'apporto alla manovra, però, non è di spessore. Un passaggio chiave per aprire un'azione pericolosa dell'Italia (settimo tra gli azzurri in questa graduatoria), 0.2 dribbling a gara (solo quattordicesimo nella rosa dell'Italia all'Europeo in questo fondamentale), 0.6 falli subiti a gara (dodicesimo del roster). Dati che certificano le difficoltà ad esser sempre nel vivo della partita, anche se l'impegno è massimale.
Eppure, la mancanza di un capocannoniere che segni un'epoca è un problema storico della Nazionale. Basta scorrere su Wikipedia la classifica dei migliori marcatori per singola rappresentativa per comprenderne la portata. Gigi Riva, con i suoi 35 gol, è ancora il goleador più prolifico dell'Italia, ma è solo il settantanovesimo miglior marcatore se consideriamo i bomber di tutte le nazionali mondiali. Senza voler scomodare i 109 gol di Cristiano Ronaldo per il Portogallo e di Ali Daei per l'Iran, da Lewandovski a Suarez, passando per Ibrahimovic e Drogba, ma anche per Messi o per lo stesso Pandev, sono tantissime le nazioni che possono vantare un attaccante più prolifico dell'Italia. Immobile, a quota 15, è ad una sola rete da Luca Toni e Gianluca Vialli. Quel Vialli che pagherebbe di tasca sua per esser raggiunto, ed anche superato, domenica sera in quel Wembley.