Liverpool-Real Madrid,
Klopp contro Ancelotti

Liverpool-Real Madrid, Klopp contro Ancelotti
di Pino Taormina
Sabato 28 Maggio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 15:57
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Chissà quante volte avrà benedetto quella notte in cui non riuscì a far cambiare idea a De Laurentiis, all'hotel Vesuvio: «Sei proprio convinto di mandarmi via?». Aveva portato il Napoli agli ottavi di Champions, proprio dopo un pari in casa del Liverpool e la vittoria con il Genk. Ma non bastò per tenersi la panchina del Napoli. Chissà quanto avrà pesato l'onta di quell'esonero, chissà quanto gli avrà bruciato andare via in quel modo. Certo ora è a Parigi, a giocarsi la finale della coppa più ricca al mondo. Con la corona da re ben salda sulla testa. Una corona che la sua carriera dice che merita di portare. E per sempre. Comunque vada a finire. Klopp, il rivale di Carlo Ancelotti questa sera, allo Stade de France (in campo alle 21), la panchina del Napoli l'ha sfiorata. «Mi chiamò De Laurentiis prima di prendere Benitez, nel 2013. Ma avevo ancora tre anni con il Borussia Dortmund...». È la notte della finale più bella. Ancelotti è l'unico magnifico spruzzo di Italia in una Champions che ormai respinge il nostro calcio. Da quasi quarant'anni Re Carlo pascola i giardini delle grandi finali, Coppa dei Campioni o Champions. Lui calcola sempre, quando racconta, anche quella del 1984, l'indimenticabile Roma-Liverpool che seguì da infortunato al ginocchio, ma sentendosi parte del dramma che ne scaturì. Poi col Milan due da giocatore (vinte) e quattro da allenatore (tre vinte, una persa). Già, dunque è l'ottava finale per lui, a un passo dalla leggenda. Carlo prova a offrire serenità, d'altronde l'hanno chiamato per questo. «Sono molto felice magari oggi pomeriggio arriverà un po' di preoccupazione. E questi pensieri li puoi combattere con la forza dei calciatori», dice col suo castigliano fluente. «È la mia quinta finale, ho una buona memoria di tutte queste gare - ha proseguito il tecnico del Real - La migliore che ho giocato, è quella che poi ho perso. Non dirò di giocare male ai miei giocatori, ma in una finale tutto può capitare. Andiamo a fare il meglio, certo, ma non sono convinto che sia sufficiente per vincere. Nel calcio c'è qualcosa che non puoi controllare. Il prima è sempre molto bello e devi godertelo, almeno finché l'arbitro fischia, dopo è un'altra storia che si va a scrivere». Mostra di essere in gran forma, c'è poco da fare.

Il sopracciglio è quello dei tempi migliori. Che a Napoli non ha mostrato che poche volte. «Abbiamo meritato di arrivare fin qui, perché abbiamo mostrato qualità. Ma non basta nel calcio moderno. Tutta la squadra deve trovare equilibrio. Poi nella storia di questo club nel momento di difficoltà la squadra spesso ha trovato la forza di reagire. Vincere? Lo dobbiamo meritare questa sera». Nessun dubbio di formazione per Carletto. 

Il rivale è Jurgen Klopp col Liverpool, che per quattro volte Ancelotti ha affrontato quando era sulla panchina del Napoli in Champions più altre due volte in amichevole (a Edimburgo e a Dublino) in estate. «Se pensi alla storia, all'esperienza dell'avversaria, a come il Real Madrid è tornato da certe situazioni, con quelle rimonte, penso che sia il Real Madrid la favorita questa notte - ha spiegato il manager tedesco - Ma se siamo al top è davvero difficile giocare contro di noi. E in questo momento siamo al top». Klopp era l'uomo che perdeva le finali (nel 2018, a Kiev, proprio contro il Real di Zidane), ma tre anni fa la Champions l'ha vinta. Sì, ha ragione Klopp: il Real Madrid le finali non le perde. Da quando la prestigiosa coppa europea si chiama così, cioè dal 1992-1993, il Real non ha mai perso una finale. Sette su sette. «Giochiamo contro la squadra più decorata, con un allenatore che l'ha vinta tante volte. L'unica cosa che stiamo pensando è come giocare la partita e a come vincerla. Non ci sono altri pensieri». Ma attenzione, l'ultima finale persa dai blancos è quella dell'80-81, proprio con il Liverpool e proprio a Parigi. «Giocheremo anche per l'Ucraina - ha detto - perché sono certo che in quella terra qualcuno potrà e vorrà guardarci». Poi di nuovo sulla partita. È il nostro mondo quello di essere giudicati dal risultato finale - ha osservato Klopp - Non c'entra niente cosa hanno fatto i ragazzi finora, ma oramai conta solo il colore della medaglia». 

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