«Coronavirus, taglio stipendi del 30%»,
così il Napoli risparmierebbe 28 milioni

«Coronavirus, taglio stipendi del 30%», così il Napoli risparmierebbe 28 milioni
di Pino Taormina
Mercoledì 25 Marzo 2020, 08:30
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De Laurentiis scatenato nella formulazione della relazione sullo stato di crisi del calcio italiano. Un vero mattatore nella riunione informale di ieri mattina che ha portato alla approvazione, all'unanimità, di un documento che in serata, poi, è stato illustrato dal numero uno della Lega Serie A Dal Pino al presidente della Figc Gravina che lavora, tra l'altro, per il prolungamento della fine di questa stagione a dopo il 30 giugno. C'è lo zampino del presidente del Napoli in ogni cosa, dalle proposte legislative a quelle fiscali (il rinvio del pagamento degli emolumenti fiscali per esempio), dallo stop dello stipendio di marzo (giusto per cominciare) alla possibile necessità di decurtazione degli ingaggi a fine anno.

Anche i ricchi, dunque, piangono. Ieri i 20 presidenti non hanno voluto affrontare tematiche sportive. Gli allenamenti si sono fermati per tutti senza la necessità di un atto di forza (proprio De Laurentiis è stato l'ultimo a farlo). Il punto di partenza sono le perdite del sistema calcio legate alla pandemia di Coronavirus. Lo scenario di partenza della Confindustria del calcio è quello, per così dire, ottimistico: ovvero che - sia pure senza capire quando - il campionato possa ripartire. In tal caso, la perdita secca sarà di 160-170 milioni di euro (hanno calcolato che a oggi, dopo 20 giorni di stop, sono già 70 milioni le perdite) L'impatto minimo, nel caso in cui si torni in campo a maggio, tenendo conto che si giocherà con le porte chiuse. Da qui, la decisione di preparare 9 pagine di documento in cui mettere tutte le ipotesi da presentare al governo per rendere meno drammatico il trauma economico dello stop del calcio. Secondo lo studio della Lega Serie A, i danni provocati al massimo campionato italiano dal virus potrebbero addirittura arrivare a 700 milioni.
 

Lo hanno ribattezzato documento di emergenza. I venti hanno parlato, in perfetta armonia degli sgravi sui pagamenti degli stipendi e di altri tipi di ammortizzatori per i dipendenti. Ma De Laurentiis ha spinto anche per entrare nei dettagli di un piano per il taglio degli stipendi; vista l'incidenza del 67 per cento sul fatturato dei club, i presidenti ipotizzano che si possa arrivare a una decurtazione anche del 30 per cento sul monte ingaggi complessivo. Il Napoli, facendo due conti, potrebbe risparmiare circa 28 milioni di euro mentre tutta la serie A circa 465 milioni. Un taglio non uguale per tutti: si va da un minimo del 15 per cento per chi guadagna 300 mila euro a un massimo del 30 per cento per gli ingaggi superiori a 1,5 milioni di euro. Ma la Lega non vuole muoversi da sola e si sta attrezzando per coinvolgere le principali leghe europee e sollecitare la Uefa per arrivare a un risparmio del 30% degli emolumenti. E non solo: l'intento dei presidenti è di tirare in ballo nella trattativa anche il sindacato europeo dei calciatori, la Fifpro. Ma per un argomento del genere serve un provvedimento del governo. Le trattative sarebbero individuali e senza la mano tesa dei calciatori non sarà semplice (il Barcellona ieri ha respinto la prima proposta del club di taglio del 20 per cento). Ma tra le proposte che verranno fatte al ministro dello Sport Spadafora con l'obiettivo di farle entrare in un emendamento del decreto Cura Italia anche l'ipotesi di una parziale defiscalizzazione sul costo degli ingaggi e la creazione di un fondo di garanzia per chi guadagna poco. Tra i punti: revisione della legge Melandri togliendo il vincolo dell'esclusiva (in questo caso sperano di poter aver più soldi), agevolazioni per gli stadi. Inoltre, come si sa, via libera alla pubblicità sul betting e una forma di gioco-lotteria per aiutare il calcio e superare un Totocalcio che ormai porta zero. 
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