Napoli, ADL attacca gli imprenditori:
«Non investono, braccino corto»

Napoli, ADL attacca gli imprenditori: «Non investono, braccino corto»
di Pino Taormina
Sabato 14 Settembre 2019, 08:30
3 Minuti di Lettura
E all'improvviso, De Laurentiis decide che è il momento di non tenere più dentro di sé quello che ha nel corpo da un bel po'. Un'amarezza che lo accompagna da qualche tempo. L'occasione sono i lavori per lo stadio San Paolo, finalmente rifinito e funzionale. «Mio padre aveva il grosso problema che i napoletani non mantenevano mai temporalmente gli impegni. Ma nel cinema c'è disciplina, nel resto del mondo non c'è e a Napoli manca del tutto. Anche se però a Napoli ci sono tantissimi imprenditori di primissimo livello ma che hanno il braccino corto e se ne stanno imbertati (è romanesco, vuol dire nascosti, ndr) e da 15 anni non li ho mai visti allo stadio».
 
Il patron del Napoli si ferma ogni volta che può a parlare con i cronisti mentre gironzola tra le stanze imbiancate degli spogliatoi del San Paolo. Ma questo senso di solitudine nell'avventura Napoli, iniziata proprio in questi giorni del 2004, non smette mai di tormentarlo. E l'occasione gli pare quella giusta.

«Imprenditori dal braccino corto» ovvero quella classe manageriale che sogna lo possa affiancare in operazioni di vario genere. Non solo sponsorizzazioni. D'altronde è sempre stato severo nei confronti della città e dei suoi protagonisti. Dal sindaco de Magistris ai tifosi della curva, in tanti sono finiti nel suo mirino. «Qui funziona solo il calcio, non funziona niente altro». Ma la sua società è davvero fiore all'occhiello di Napoli e di tutto il Sud: ed è motivo d'orgoglio per i napoletani. De Laurentiis ha raccolto al fallimento il titolo sociale e ripartendo dalla serie C nel giro di un decennio è riuscito a portarlo ai vertici europei. Come testimonia il ranking Uefa. Ama ricordare: «Non era rimasto più nulla del Napoli del passato. Neppure i palloni». Ma la cosa che più gli sta a cuore è il perfetto rispetto del Fair Play Finanziario, una delle colonne d'Ercole della Uefa. La medaglia sul petto. L'accusa che più ritiene ingiusta è quando gli urlano «caccia i soldi».

Solo quest'anno ha superato i 100 milioni di euro di monte ingaggi: tra staff tecnico e tutto il resto sfiora i 115 milioni di euro. Insomma, una bella fetta di fatturato. È un capo al vertice di una società che sotto il profilo finanziario, economico e patrimoniale ha raggiunto vette irraggiungibili. In una città dove i problemi sono sotto gli occhi di tutti. E ha fatto tutto da solo. Racconta quasi divertito un aneddoto relativo ai lavori negli spogliatoi consegnati ieri dalla Regione e dal Comune di Napoli: «Ho commissionato i lavori per le due vasche degli spogliatoi, una va riscaldata e l'altra va raffreddata. Io sto lì che li prendo attento a che rispettino gli impegni e le tempistiche eppure la vasca che si raffredda (e che serve per il recupero fisico: la crioterapia) entrerà in funzione solo lunedì. E con la Sampdoria getteremo del ghiaccio...». Lo racconta divertito, senza voler accusare nessuno. Un modo per dire: è difficile che le cose riescano sempre come vogliamo. Ma è chiaro che De Laurentiis è un uomo solo al comando alla guida delle società. Sponsor campani, importanti, lo affiancano, ma lo sfogo è rivolto a quegli imprenditori-tifosi che poi sa sono bravi a criticare il mancato acquisto e che per tutta l'estate parlano di una società che ha un gap con Inter, Milan o Juventus. De Laurentiis, in fondo, conosce le voci della città molto più di quello che uno possa credere. E non è vero che gli scivola tutto addosso. E allora, il suo è un modo per dire: siete tutti bravi a giudicare, ma non mi sembra che siate disposti a rischiare qualcosa con il Napoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA