Napoli, la felice ossessione scudetto: «Noi ci siamo»

Segnali forti dopo il successo sulla Salernitana ma Inter distante 7 punti

Raspadori in gol
Raspadori in gol
di Pino Taormina
Lunedì 6 Novembre 2023, 08:17 - Ultimo agg. 17:44
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Garcia viene da Nemours, lo stesso paese del funambolo Philippe Petit, l'uomo della camminata su un filo teso tra le Torri Gemelle nel 1974. Ed è normale che per lui, il giorno dopo la vittoria con la Salernitana, la parola d'ordine è sempre «l'equilibrio è tutto». Lo ripeterà alla squadra ancora oggi, a quei campioni che da sabato notte sono tornati a sdoganare la parola "scudetto". Lo hanno fatto i big, quelli del comitato dei saggi tanto caro a Rudi ma non solo quelli: Di Lorenzo e Lobotka non hanno fatto iperboli ma anche Politano ha puntato dritto al cuore e non si è nascosto: «Era importante dare di nuovo il segnale che noi ci siamo sempre. E che ci siamo sempre stati». I cannibali di Spalletti sembra abbiano ancora fame. In ogni caso, lo pensano tutti: il tricolore dalla maglia, gli azzurri non se lo vogliono scucire da dosso.

E non è solo perché il Napoli ha battuto la Salernitana, ultima in classifica. Restano sette i punti dall'Inter. Garcia si gode il momento: gli piace la voglia di rimonta che c'è tra i suoi e gli piace che anche a Salerno, come contro il Milan nella ripresa, la squadra ha ritrovato un'identità. Garcia non fa miracoli, non ha mai promesso il gioco più spettacolare del mondo, bada alla concretezza, non vende fumo ma sa come gestire, sa individuare i difetti di una squadra e pian piano sa trasformarli in pregi. Se il Napoli non vola, non è certo solo colpa sua: De Laurentiis lo ha messo sulla graticola dopo il ko con la Fiorentina (le parole pronunciate alla Luiss hanno pesato molto sul momento azzurro) ma poi ha fatto "mea culpa", ha capito che non ci sono alternative e si è tenuto stretto il suo tecnico. La svolta autentica è tutta qui: la squadra ha capito che Garcia sarà l'allenatore azzurro fino alla fine della stagione (poi, chiaro, si vedrà) e Garcia ha capito che nessuno lo manderà via. Ammesso che De Laurentiis ha, sul serio, pensato di cacciarlo o ha fatto solo un altro bluff. Come ai tempi di Gattuso.

Lo scudetto-bis non è l'obiettivo del club: De Laurentiis ha in mente un solo traguardo, piazzarsi tra le prime quattro. Ovvio, se c'è il primo posto è meglio. Ieri, sorridente, ha visitato l'atelier di Ugo Cilento alla Riviera di Chiaia, assieme al presidente dell'Unione Industriale di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci. Garcia, da aziendalista, non ha mai svelato quello che tocca alla società dire: ovvero che il giudizio sul suo lavoro è legato alla qualificazione alla prossima SuperChampions.

Punto e basta. Lui è entrato nei meandri di un gruppo complesso, e di un club ancora più complesso: si è appoggiato ai veterani, ne ha ascoltato qualche consiglio, poi ha aspettato che la buriana post-Fiorentina passasse, perché doveva passare. La sua risalita è senza Osimhen, dettaglio non di poco conto. Ha preso atto che c'è una stella come Raspadori e un faro come Lobotka e ha modellato la squadra su quello che aveva. Ma eccolo qui: di nuovo tra le prime quattro della serie A.

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Voleva vincere tutte le gare di questo tour de force. Ora pensa all'Union e all'Empoli. Avanti adagio, al trotto leggero, tra mille prudenze. Senza leggere i social, perché una piccola parte del pubblico rimane ostile, o almeno diffidente, senz'altro scorbutico. Ma a Castel Volturno la striscia di 3 vittorie e un pareggio in rimonta è linfa vitale, dà coraggio, è aria buona per i polmoni. E dato che con la luce del sole si vede tutto più nitidamente, magari i nostri eroi scorgeranno con maggiore chiarezza il sentiero che porta alla rimonta. Perché ormai recuperare è necessario, dopo un avvio in cui si è pagato a carissimo prezzo il cambio di allenatore e un mercato in cui non sono arrivate alternative pronte a prendere il posto dei titolarissimi. Però Garcia ha imparato la lezione, sa bene che bisogna stare attenti: ogni volta che la squadra sembra crescere, ripiomba in fondo al pozzo, più giù di dov'era prima. Vuole evitare tutto ciò, al momento lascia da parte il passaggio al 4-2-3-1 (è chiaro che il 4-3-3 è solo espressione di una nostalgia per il passato da parte di De Laurentiis) e darà fiducia ai soliti noti anche con l'Union e l'Empoli.

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