Il presupposto fondamentale da cui partire per spiegare la vittoria bella, superba e fiera del Napoli ieri sera con la Roma è che la partita si giocava in casa. In quello che ancora per poco è lo stadio San Paolo. Meta di pellegrinaggio da giorni da parte di migliaia di tifosi e appassionati per lasciare un saluto, una preghiera e un ricordo verso chi di quello stadio ha fatto un tempio sacro. Era inevitabile che tutto questo amore lasciasse una traccia. Un amore così pulito, puro, trasparente non poteva che diventare tutt'uno con quell'erba e quel cemento e non poteva che trascinare alla vittoria chi quel terreno di gioco era chiamato a onorarlo per un match di campionato, il primo dopo la scomparsa di Diego. I materialisti sbufferanno e invocheranno la buonanima di Cartesio ma persino il buon Renè davanti a Maradona posa la penna e se ne va a fare una bella marenna al bancariello del Gazebo fuori alla curva B.
E nel frattempo che lui è via succedono cose prodigiose.