Facile da realizzare. Veloce nella diffusione. Economico: basta uno smartphone. Soprattutto, libero, capace di dare spazio a nuove “voci”, talenti, narrazioni. E ora con una casa e una visione tutta italiana. È nata a Roma, precisamente a Technotown, hub capitolino della scienza creativa a Villa Torlonia, la Casa del Podcast (www.casadelpodcast.it), la prima al mondo, creata con Associazione Italiana Podcasting, e con la benedizione dell’inventore del podcast Adam Curry. Obiettivo, guidare i più giovani – e non solo – alla scoperta del mondo dei podcast, appunto, tra storia, prospettive e “segreti” per realizzarli al meglio. Una questione di cultura da apprendere e costruire, magari ripensare. «Il podcast è l’unico media digitale libero, indipendente e alla portata di tutti – dice Giulio Gaudiano, presidente Assipod – e per tutto questo, è lo strumento della cultura, il mezzo di domani. Inventato in America tra 2003 e 2004, nel nostro Paese ha iniziato a essere usato nel 2005 ma è rimasto un fenomeno underground. Chi lo faceva, quasi si vergognava. Nel 2015 è cominciata la sua crescita: le piattaforme hanno fatto aumentare il numero di ascoltatori. E, con la pandemia, tanti autori, non potendo usare i mezzi tradizionali, lo hanno sperimentato, scoprendone forza e valore, così è cresciuta l’offerta. Nel 2019 i podcast in italiano erano 3.462, nel 2020 ben 10.915».
LA PROPOSTA
La ricchezza della proposta si vede, anzi si sente, in una articolata trama di narrazioni dove trovano spazio – e pubblico – anche idee che non ne avrebbero nei canali abituali. «È una tecnologia aperta, che consente all’ascoltatore di connettersi con il creatore in modo diretto.
«Lo strumento si presta a infiniti usi, si va dalla storia fino a contenuti per ascensoristi. La Casa del Podcast è nata proprio per affrontare questo mondo dal punto di vista culturale e sociale, non guardando solo agli aspetti economici e mondani. Qui si studia la storia del mezzo, ci sono spazi di dialogo, laboratori, lezioni, si può fare la prima esperienza da podcaster e via dicendo. Anche la prima esperienza con pubblico, nella Settimana del Podcast, che si terrà dal 21 al 25 giugno e poi, ogni anno, ad aprile». Ma quali sono le “regole” per diventare validi podcaster? «Il modo per migliorare è iniziare e sperimentarsi. Ci sono app gratuite. Si impara riascoltandosi e con i consigli di chi sente. Competenze e originalità sono fondamentali per i contenuti. È bene trovare il proprio stile, anzi la propria “voce”, già prima di seguire corsi, e ricordare che si è responsabili di tutto ciò che si crea. Coinvolgere il pubblico è importante, chi ascolta deve usare l’immaginazione per visualizzare ciò che sente, è quasi un co-creatore». Non rimane che mettersi alla prova. E farsi “trovare”. «Il tema del domani sarà la cosiddetta “discoverability”. Occorrerà un strumento che aiuti a muoversi in questa mole di contenuti. Non penso a un algoritmo, ma a una selezione umana, basata sui consigli delle persone».
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