Confezionavano e spacciavano droga in carcere in tutta tranquillità, ma erano “spiati” dalle telecamere. Arrivano in aula le immagini dello spaccio all’interno del carcere di Mammagialla.
A febbraio 2016 la Procura di Viterbo mise fine a un traffico di stupefacenti all’interno dell’istituto penitenziario viterbese. L’attività investigativa coinvolse una guardia penitenziaria e diversi detenuti, alcuni dei quali avrebbero già chiuso i conti con la giustizia scegliendo riti alternativi in fase preliminare. Nel processo celebrato ieri mattina davanti al collegio del Tribunale di Viterbo sono imputati gli ultimi tre detenuti che secondo l’accusa avrebbero spacciato eroina e pasticche di subuxone a diversi ospiti del carcere. Grazie alle intercettazioni e alla videosorveglianza gli inquirenti hanno ricostruito gli scambi e sequestrato fino a 300 grammi di eroina.
«In totale - ha spiegato un agente in aula - sono due gli episodi ripresi durante le indagini.
«Due in particolare - ha spiegato un carabiniere - avevano in uso un piccolo magazzino che utilizzavano come studio e laboratorio. Qui parlavano tranquillamente dello smercio di droga, come si evince dalle intercettazioni ambientali. Poi in ascensore, dove erano sicuri di non essere ripresi dalle telecamere di videosorveglianza, leggevano gli ordini che gli arrivavano tramite pizzino».