Circoli vietati alle donne a Napoli, intervista a Marinì Ajello: «Serve una svolta, aprano tutti»

«Basta archetipi ancestrali che non hanno nessuna ragione di essere, ormai»

Marinì Ajello con Maria Rosaria Napolitano
Marinì Ajello con Maria Rosaria Napolitano
di Gennaro Di Biase
Venerdì 17 Maggio 2024, 11:00
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Non si spegne il dibattito sulle quote rosa tra gli iscritti dei prestigiosi circoli del Borgo Marinari, il Savoia e l’Italia. Il Posillipo, il Canottieri e il Tennis Club, al contrario, sono aperti alle donne. Anche nel consiglio direttivo (nel caso del Posillipo), o come socie fondatrici (come nel caso del Tennis Club). Il Mattino intervista oggi proprio una di loro, la dottoressa Marinì Ajello, microbiologa. «Mi auguro che il Circolo Italia e il Savoia possano cambiare rotta», questa è la sua posizione. Se da Londra a Roma i circoli nel mondo stanno aprendo alle donne, i due club dell’isolotto di Megaride sono ancora privi di iscritte femmini. Ricordiamo i numeri dei principali circoli partenopei: il Posillipo, dopo aver cambiato lo statuto, conta 120 donne tra i soci. Sono 200, invece, le signore al Tennis Club. Poco meno della metà quelle associate al Canottieri (90), ma anche qui, pochi giorni fa, il consiglio dei soci fondatori ha esteso la possibilità di diventare soci fondatori anche alle donne.

Ci racconta la sua esperienza nel circolo? 
«Parto dalla fine, se non le dispiace: faccio parte del consiglio direttivo del Tennis Club. Con me ci sono altre due fantastiche socie, Serena Amabile e Maria Rosaria Napolitano, e siamo in forza alla Casa».

E qual è la vostra funzione? 
«Con la sensibilità femminile, cerchiamo di dare un apporto in più al circolo. Ci occupiamo dell’armonia dello spazio e anche degli arredi. Il Tennis Club è sempre stato apertissimo alle donne, com’è naturale che sia. Una casa di tutti non può essere tale senza donne. Siamo avanti, in questo senso, rispetto ad altri circoli. Sono stata spesso anche al Circolo Italia, ma come “graziosissima ospite”: questa è la locuzione, ironica e lusinghiera, con cui veniamo accolte dal presidente Mottola, che è anche amico di una vita. Ci vado spesso, l’accoglienza è ottima. Anche se non possiamo essere socie».

Secondo lei, il Savoia e l’Italia dovrebbero ripensarci e ammettere socie donne? 
«Penso di sì, devono cambiare rotta. E lo dico anche per motivazioni pratiche e sociali: la mancanza delle donne in questi circoli si avverte».

C’è un motivo, secondo lei, per cui si mantiene questa usanza di “solo soci maschi”? 
«È un fatto culturale, un archetipo ancestrale che non ha nessuna ragione di essere, ormai. Va anche detto che tali circoli sono nati per soli uomini. Noi signore, però, non andremmo mai in un circolo per sole donne. Siamo sempre state per la parità di genere, e senza scambio tra generi diversi spesso ci si annoia. Anche se non sono previsti giochi di carte e tornei di burraco, le assicuro che noi donne possiamo essere interessate ad aderire a un circolo. In un circolo frequentato da entrambi i sessi c'è qualcosa di diverso: arriva una visione a tutto tondo delle cose, più aperta nell’affrontare problematiche di ogni tipo. L’uomo e la donna si completano reciprocamente, apportando ciascuno il proprio fondamentale contributo alla vita sociale di un club. Come nel mondo reale, del resto. Perciò, residui culturali del passato sono anacronistici».

Da quanto tempo è diventata socia fondatrice del Tennis Club? 
«Da pochissimo il presidente Riccardo Villari ha presentato una mozione per consentire anche alle donne di essere fondatrici. Da due mesi. È stata una svolta importante, che ha portato a termine il percorso della parità di genere al Tennis Club. Siamo già arrivati a poter contare su una ventina di socie fondatrici. Personalmente, sono al Tennis Club da circa 35 anni. Tanti episodi della mia vita si sono svolti lì, è uno dei luoghi che per me sono più cari in assoluto».

Lei si occupa della casa, come ha detto. La cura della casa e la cura del circolo sono discorsi similari? 
«Direi proprio di sì. Abbiamo un ruolo molto attivo in questo senso: siamo le front-woman del Tennis Club. Quando gli eventi vanno bene, il merito è anche nostro e questo ci viene riconosciuto, perché le nostre idee per strutturare le serate sono sotto gli occhi di tutti. Il circolo è la nostra casa, e la sentiamo come tale».

Si potrebbe pensare a qualche iniziativa ad hoc per cercare di invogliare l’Italia e il Savoia a prendere in considerazione l’apertura alle socie donne? 
«Tante donne se lo aspettano.

Soprattutto tra le campionesse sportive che hanno contribuito a rendere grandi i club. Se partisse una raccolta firme, firmerei». 

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